Il 5° giorno della terza settimana, Piper era stufa di aspettare.
Era stufa di non sapere cosa stava accadendo alla sua amica.
Pensava che dopo Gea i guai fossero finalmente finito per loro, che potessero godersi la loro vita senza rischiare di essere quasi ammazzati da una nuova guerra. Un dio primordiale alla volta, per favore.
E invece della guerra aveva trovato qualcosa di peggio.
Dovevano lasciarla stare, aveva detto Jason, perché secondo lui qualunque cosa avesse saputo doveva avere il tempo di digerirla. Ma erano tre settimane che Annabeth ci provava, e continuavano a girarle intorno come avvoltoi affamati, soltanto che loro non erano in cerca di cibo ma erano in cerca di risposte.
La pelle di Annabeth era fredda come il marmo e bianca come la neve.
Le piangeva il cuore vederla così: l'oro dei suoi capelli sbiadito in un giallo paglia e quegli occhi grigi un tempo vivaci e determinati annebbiati dai ricordi lontani.
Era una palese richiesta di aiuto.
Ma come cogliere al volo quella richiesta? Erano giorni che Piper cercava di capirlo.
Come potevano dirle di non preoccuparsi, se ciò che stava accadendo alla sua migliore amica era così grave da trasformarla completamente in una cosa persona che non era?
Piper non era una psicologa ma era abbastanza intelligente da capire che le serviva qualcuno con cui parlare.
Qualcosa nei suoi occhi bui e tempostosi le diceva che aveva paura. Era spaventata — no, non spaventata, terrorizzata.
Un'altra cosa che Piper aveva notato dei suoi occhi era che, ogni volta che si arrabbiava o che perdeva la pazienza, si illuminavano, brillavano.
Era un leggero lume rossastro e durava un battito di ciglia ma si vedeva fin troppo bene. Quello che le stava accadendo non era piacevole, qualunque cosa fosse.
Ma se Annabeth scappava così da loro, forse non voleva aiuto. Voleva essere lasciata in pace.
A quel punto la sua conclusione era errata.
Ma i ragazzi continuavano a rincorrerla. Più cercavano di avvicinarsi e di parlarle, più lei si allontanava e si nascondeva.
Come a mensa.
Quello che Percy non voleva capire era che Annabeth non voleva che le parlassero, voleva che la lasciassero stare e non la tormentassero più.
Se era quello che voleva, Piper lo avrebbe fatto. Jason lo stava già facendo. Aveva notato come era tranquillo mentre le passava accanto.
Il suo ragazzo le aveva detto che quando l'aveva incrociata qualche giorno fa, l'aveva solo salutata.
Anche solo per quel piccolo gesto, Annabeth si era sentita a disagio.
Lei e Jason l'avrebbero lasciata stare.
Avrebbero convinto Hazel a farlo e Frank, Nico e Leo non avrebbero sicuramente fatto storie. Altrimenti avrebbe preso Leo a calci nel sedere.
Il difficile veniva una volta che avrebbe dovuto dirlo a Percy.
Lui non l'avrebbe mai fatto. Il difetto fatale del figlio di Poseidone era la lealtà ma qui la lealtà non c'entrava un bel niente, non quando si parlava di Annabeth. Qui si parlava di amore. Amore struggente. E Percy semplicemente non poteva concepire un mondo in cui lui lasciava Annabeth solo a se stessa, anche se era per il suo bene
Piper doveva convincerlo del contrario.
Male che andasse, poteva sempre ricorrere alla lingua ammaliatrice. Quella non deludeva mai.Nonostante Piper avesse avuto intenzione di parlare delle sue idee con il resto del gruppo, la combriccola era andata direttamente alla Casa Grande.
Evidentemente erano stufi di aspettare risposte che non sarebbero arrivate nel futuro imminente.
Non era nei piani, era vero, ma Piper non era riuscita ad opporsi a Percy Jackson e alla sua curiosità, così si era aggregata a loro.
Chirone non avrebbe potuto di certo biasimarli. Non erano affari loro, ma Annabeth era loro amica e meritavano di sapere cosa le stesse accadendo.
Non ce lo dirà mai, aveva pensato Piper, quando si era seduta su una poltroncina rossa al lato del tavolino e si era messa ad osservare Chirone.
Ma sembrava che il centauro fosse indeciso tra il dirglielo e il non farlo. Sembrava scosso
- non posso -
Piper lo sapeva. Trasse un sospiro sollevato. Chirone era trattenuto su questo genere di cose, non andava mai a spifferare in giro segreti riguardanti altri semidei.
Piper si stava già alzando, quando Percy aveva iniziato a parlare.
Questo qui non molla proprio mai.
Percy avrebbe sollevato l'intero oceano se voleva dire che Annabeth sarebbe stata salva.
Ma purtroppo (e fortunatamente) i suoi poteri non era così potenti, e doveva limitarsi a litigare con il capo delle attività.
Ma Chirone era stato irremovibile e non aveva ceduto.
Poi Frank aveva preso parte alla discussione, esortando Percy a piantarla di insistere.
Chirone non era un tipo facile, neanche da corrompere - ragazzi, per quanto io voglia non posso dirvi nulla - eppure si contraddisse con quello che stava per dire dopo - ma ho ancora abbastanza autorità per fare una cosa -
Chirone si era poi voltato verso due di loro - voi altri andate, Hazel e Nico ho bisogno di parlare con voi -
Percy si era arrabbiato ancora di più, ma Jason lo aveva preso per una spalla e lo aveva portato fuori dalla Casa Grande prima che i tubi dell'acqua scoppiassero.
Piper guardò di sfuggita Hazel, che sembrava confusa, e si avviò all'uscita per ultima, ma non prima che Chirone la fermasse a le dicesse - Piper, dì a Percy di stare lontano da Annabeth. Lei ha bisogno di sapere che la lascerete in pace -
La figlia di Afrodite aveva annuito, poi era uscita.
Aveva molte domande per la testa.
Perché aveva chiesto a Hazel e Nico di restare? Perché i due della cabina tredici?
Piper non aveva nulla in contrario, ma ne era rimasta con molti punti interrogativi.
Chirone aveva tenuto Hazel e Nico alla Casa Grande per trenta minuti.
Il resto del gruppo era rimasto fuori aspettando che uscissero.
Dopo 35 minuti di estenuante attesa, Hazel e Nico era usciti dalla veranda bianchi in viso, come se avessero appena vomitato.
Li avevano tempestati di domande, ovviamente.
Cos'era successo, cosa gli aveva detto, perché aveva voluto parlare solo con loro, ma Piper era rimasta in silenzio ad osservare la loro reazione.
Erano scioccati. Avevano ricevuto una brutta notizia, ma non avevano risposto a nessuna delle domande che gli avevano posto.
Dopo due minuti, Hazel era scoppiata a piangere. Frank si era precipitato ad abbracciarla.
Nico si era allontanato, con gli occhi lucidi e la testa rivolta verso il cielo.
Non gli avevano più fatto domande.
Solo quando Hazel si fu staccata da Frank, lui le aveva accarezzato i capelli - cosa è successo? -
La ragazza si era asciugata gli occhi con il dorso della mano. - Io... noi... - guardò Nico - scusateci - poi lui e la sorella erano corsi via nel boschetto di querce, lasciando Piper con ancora più domande.Se al Campo tutti si stavano chiedendo cosa stesse succedendo alla figlia di Atena, sull'Olimpo c'era altrettanta confusione. Zeus riusciva a malapena a contenere una rivolta.
- SILENZIO - sbottó alla fine.
Il cielo tuonó.
Gli dei si sedettero in silenzio.
- bene - esordì Zeus, una volta che nella sala regnava il silenzio - adesso che ci siamo calmati, cerchiamo di trovare una soluzione a questo problema -
- A questo disastroso problema, vorrai dire - intervenne Afrodite, portandosi una mano alla fronte con fare svenevole.
- Afrodite ha ragione, quella ragazza è un problema - disse Ares con la stessa drammaticità - e indovinate un po' di chi è la colpa? - gli sguardi si puntarono tutti sulla dea della saggezza
- volete piantarla di scaricare la colpa su di me? - disse indignata Atena - a volte faccio anche io degli sbagli. E mi sembra che neanche voi siate praticamente perfetti -
- Tutti tranne me - borbottó ferita Afrodite.
- E, logicamente, quella ragazza poteva andare a finire solo con mio figlio - brontoló Poseidone, rigirandosi il Tridente tra le mani.
La dea dell'amore si fece piccola sul suo trono - che c'è? Amo le strane combinazioni -
Zeus si lasciò andare allo schienale del trono, consapevole di aver perso il controllo - che ne dite di calmarvi tutti e provare a...? -
Atena lo fermò, rivolgendo la sua attenzione al dio del mare - Non è di certo colpa mia se mia figlia non ha gusto in fatto di ragazzi -
Artemide e Apollo dovettero trattenere una risata.
Poseidone si imbronició contro la dea - Tu, brutta brontolonta con il cervello smisurato che non sei altro, io ti.... -
La stanza tremó e il cielo si oscuró, in attesa di un brutto temporale - ZITTI -
La folgore traballó al suo fianco - Non mi interessa se i vostri figli sono amanti segreti o cose del genere - urló Zeus - quello che mi preme al momento è sapere perché Atena ha tenuto segreta questa insolita parentela alla ragazza. E anche a tutti noi. Sai, Atena, mi sarebbe molto piaciuto sapere che tua figlia è un po' diversa da quello che crede di essere -
Atena si sistemó tranquilla sul trono. Non era intimorita dal re degli dei, no, semmai quasi divertita.
- Annabeth è potente - disse - se l'avesse saputo non avrebbe capito come controllarsi -
- ma non è..? - Efesto lasciò perfettamente intendere
Era si portò una mano al cuore, offesa - Certo che no, Efesto, quella ragazzina ha il sangue divino solo per metà, non dire sciocchezze - ci mancava solo che la semidea che più odiava tra tutti fosse potente quasi quanto lei.
Apollo alzò una mano - scusate l'ignoranza, ma due dei non generano una creatura dal sangue interamente divino? -
Ermes rise sotto i baffi - Sei il dio della medicina, eppure non sei granché informato sull'argomento Apollo -
Il dio del sole fece una smorfia - certo che sono laureato, cosa credi? Che mi sia comprato la licenza?-
Ares tocchicchió pesantemente.
- Smettetela voi tre - intimó Atena - E comunque, per rispondere alla domanda di Apollo, nel caso di Annabeth non è così. Lei ha il sangue di un normale semidio. Ho effettuato tutti gli accertamenti necessari - aggiunse abbassando la voce.
- quella ragazza si sta comportando in modo strano, e sta sollevando confusione tra gli altri ragazzi, compresa mia figlia e mi piange il cuore vederla così- insistette Afrodite, drammatizzando più di quanto non fosse già drammatica la situazione.
Artemide sollevò le sopracciglia, scettica - guarda che McLean non è la tua unica figlia. E da quando ti importa di come stanno i tuoi figli? -
Afrodite smise di asciugarsi le lacrime invisibili e sollevò la testa - beh... da adesso? -
La dea della saggezza sospirò, tornando al discorso di poco prima - è proprio questo il motivo per cui volevo che ne restasse all'oscuro. È sempre andato tutto bene finché Gea non si è risvegliata e di conseguenza ha risvegliato anche quel lato di Annabeth che credevo di aver dimenticato -
- in ogni caso - borbottó Zeus, infastidito di non esserne stato a conoscenza - se tua figlia perde il controllo, siamo tutti spacciati -
- non lo perderà - gli assicurò Atena, fin troppo sicura di quello che diceva - Annabeth è forte, più di quanto possa immaginare. Ne uscirà indenne -
- metti caso non ci riuscisse. Prendiamo in considerazione il più terribile degli scenari - ipotizzó Apollo - e metti caso la sua "altra parte" prende il sopravvento. Cosa succederebbe? -
Ares gonfió il petto - mi rifiuto di essere messo sotto da una ragazzina -
Poseidone azzardó un sorrisetto sfrontato - ti rifiuti di essere messo sotto come ti sei fatto mettere sotto da mio figlio? E al tempo aveva solo 12 anni -
Ares si alzó e brandì la lancia, ma Zeus lo fece sedere con uno sguardo omicida - allora, Atena? Rispondi alla domanda di Apollo. Se Annabeth perdesse il controllo dei suoi poteri, cosa accadrebbe? -
Atena considerò la cosa a lungo - Beh, facile - per essere la dea della saggezza, in quel momento sembrava più una ragazzina spaventata - In quel caso saremmo tutti spacciati -
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Tʜᴇ ᴏᴛʜᴇʀ sɪᴅᴇ |Percy Jackson|
FanfictionL'oscurità. L'oscurità è ovunque, si diffonde dappertutto come inchiostro rovesciato su pagina bianca e, se non hai niente per cui vivere, ti afferra nelle sue grinfie e non ti lascia andare facilmente. Questo è esattamente quello che è successo a...