La prima volta che era stata sulla nuova Argo II era stato un terribile disastro. Stava per uccidere un ragazzo e sarebbe morta se Percy non fosse venuto a cercarla.
Quindi, quando Annabeth mise di nuovo piede su quella nave, non riuscì a fare a meno di pensare che forse, la sua, era pessima idea. Annabeth non aveva mai avuto pessime idee. La sua intelligenza e la sua grande conoscenza del mondo della mitologia greca erano sempre riuscite a salvare lei e i suoi amici.
L'unica pessima idea che avesse mai avuto, era stata quella volta dove nel Tartaro aveva consigliato a Percy di bere il fuoco del Flegetonte. Quella si che è stata una pessima idea ma era stata abbastanza buona da tenere lei e Percy in vita per mezzo tragitto.
Ma quella che aveva avuto alle 2.00 di quella notte era stata davvero una pessima idea.
Ma ormai non poteva più tornare indietro: Leo stava azionando già tutti i motori e Piper stava caricando le baliste. E poi Hazel e Nico erano stati contenti di sapere che aveva cambiato idea sul campo Giove.
E l'ultima cosa che Annabeth voleva era che Reyna pensasse che la odiava.
Un tempo non le sarebbe importato ma ora come ora la cosa la toccava da vicino. Reyna non aveva mai ottenuto le sue scuse di persona, anche se Nico aveva mandato una lettera dopo l'epico disastro di Nuova Roma. Che lei sapesse non aveva mai ottenuto risposta. O forse Nico aveva ricevuto brutte notizie e le aveva tenuto lontana la lettera. Magari se tornava a Nuova Roma...
Annabeth scosse la testa. No, doveva pensare positivo. Reyna aveva detto che non l'avrebbero processata e lei ci credeva.- ne sei davvero sicura? - domandò Nico per la dodicesima volta
- si - affermó Annabeth, fissando la lettera che teneva in mano - posso farcela - allungò la mano verso la colonna di venti che portavano le lettere all'ufficio postale. La ritrasse subito - e se si rivelasse una pessima idea? -
Hazel sospirò - invece è un gesto bellissimo da parte tua -
Annabeth esitò ancora.
Nico le mise una mano su una spalla - non devi farlo se non vuoi - disse, ricordandosi l'ultima volta in cui avevano obbligato la sorella a fare qualcosa che non voleva.
- io voglio farlo - replicò Annabeth - ho solo paura di non essere più la benvenuta a Nuova Roma - allungó di nuovo la mano ma poi la ritrasse - e se arrivata lì mi portassero in prigione? -
- non c'è una prigione al campo Giove - le fece osservare Hazel - e non ti porteranno da nessuna parte finché ci saremo noi -
Annabeth non sembrava troppo convinta. A quel punto Hazel le prese la lettera di mano e la imbucò al posto suo - fatto -
Annabeth guardò la lettera sfrecciare su nel cielo per una colonna d'aria e poi sparire fra le nuvole.E se Annabeth avesse potuto scegliere di tornare indietro nel tempo, avrebbe impedito ad Hazel di imbucare quella lettera.
Era decisame una pessima idea.
Non importava quanto i suoi fratelli provassero a convincerla, Annabeth non voleva che a Nuova Roma accadesse la stessa cosa che era successa settimane prima.
Ma ormai non poteva più farci niente. La nave stava sorvolando le colline del campo Mezzosangue e dubitava che Leo le avrebbe permesso di fare un atterraggio di emergenza. Ma c'era una cosa positiva.
Quel viaggio fu diverso dal primo. Annabeth rimase a prua per tutto il tempo, mentre gli altri erano sottocoperta, tutti tranne Leo che invece stava al timone - ti godi la vista, Principessa delle Tenebre? - - sei un idiota, Valdez -
- me lo dicono in molti -
- e non ti sei mai chiesto perché? -
Leo ruotó il telecomando della wii e spiegò le vele
- touchè -
Il vento le scompigliò i capelli che le finirono anche davanti alla faccia - sai per caso tra quanto arriveremo? - domandò con un groppo in gola
Leo consultò velocemente la carta virtuale in 3D che teneva sopra la console - arriveremo al campo Giove più o meno entro 2 ore -
Annabeth tornò con lo sguardo a perlustrare la distesa di nuvole bianche sotto di loro - fantastico -
- ma non eri stata tu che hai deciso, così di punto in bianco, di salpare per andare dai romani? - chiese Leo, dopo aver impostato il pilota automatico
- si ma adesso non ne sono più tanto convinta -
Leo sospirò - quindi mi stai dicendo che ho passato tre giorni a cambiare il carburante in sala macchine solo per sentirmi dire che "non ne sei più tanto convinta?" -
Annabeth provó a lanciargli un occhiata raggelante, ma fallì - molto simpatico -
Leo la osservò a lungo, poi dichiaró - come faccio adesso a prenderti sul serio? -
- guarda che riesco ancora benissimo a spaccarti la faccia -
Lui alzò le mani, in segno di resa - che il cielo non voglia -
La conversazione si interruppe lì. Leo tornò ai comandi e Annabeth tornò a scrutare l'orizzonte, pensierosa. Eppure quel viaggio aveva qualcosa di diverso.
Annabeth non si era irritata quando Leo l'aveva chiamata Principessa delle Tenebre. Forse perché adesso tendeva a considerare i fatti da un punto di vista diverso. La presenza dei suoi amici non le dava più fastidio e, sebbene Leo Valdez fosse il 99,9% delle volte irritante, quel giorno non era irritata da lui. Poteva essere un segno che le cose stavano cambiando. Alla fine tutti quei suoi pensieri andarono a finire nell'abisso dell'oblio dei ricordi dimenticati e, coi i gomiti appoggiati al parapetto, iniziò involontariamente a canticchiare sottovoce:
"please have mercy on me,
take it easy on my heart,
even though you don't mean to hurt me,
you keep tearing me apart,
would you have please mercy, mercy, on my heart"
Poi si accorse di star cantando ad alta voce e smise subito. Finché si trattava di farlo sotto la doccia, era un conto. Hazel le aveva sempre detto che aveva una voce bellissima ma Annabeth non aveva mai preso sul serio quel complimento. Insomma, Hazel e Piper erano seriamente brave a cantare. Ma Annabeth si sentiva in dovere di non crederci. Il viaggio per Nuova Roma era ancora lungo. Annabeth si sedette per terra e rimase semplicemente lì, in silenzio.
Arrivarono al Campo Giove con grande anticipo. Annabeth confidava in più tempo. Ma non stava più nella pelle. Se ne rese conto quando notò che stava tamburellando le dita sul legno del parapetto. Annabeth diede la colpa alla sua iperattività ma sapeva che non era per quello che tanto eccitata. Appena l'Argo II toccò terra, Annabeth scese dalla nave quasi correndo. Jason e Piper le dissero qualcosa (probabilmente volevano soltanto avvisarla di stare attenta a non rompersi l'osso del collo mentre correva) ma Annabeth non sentì una parola. Reyna venne subito incontro a loro. Annabeth non sapeva cosa Nico avesse scritto nella lettera (si, perché l'aveva scritta lui) ma Reyna sembrava abbastanza confusa.
- Reyna! - Annabeth corse da lei e la stritolò in un abbraccio, facendo quasi cadere entrambe. Pur essendo rimasta spiazzata dal gesto, Reyna ricambiò l'abbraccio senza esitazione. Poi la scansò e la prese per le spalle. Le diede un occhiata veloce ed esclamò
- woah... Annabeth, sei cambiata... in meglio, decisamente -
- si me lo dicono in molti -
Reyna lanciò uno sguardo pieno di domande agli altri ragazzi che stavano scendendo proprio in quel momento e che avevano la medesima espressione.
Tutti tranne Nico, che scrollò le spalle, ed Hazel, che non sembrava granché sorpresa. Reyna tornò a guardare Annabeth - ho il sospetto che io e te dovremmo parlare -
Lei annuì, senza aggiungere altro.
- ehy! - gridò Leo spalancando le braccia - e noi nel frattempo cosa dovremmo fare? -
Reyna fece un gesto, non curante - andate a fare un giro o fate le altre cose da idioti che siete soliti a fare-prese Annabeth sottobraccio - ci vediamo qui fra qualche ora - e se ne andarono via.
- bene ragazzi - sospirò Percy quando le due sparirono dalla loro vista - chi vuole fare una partita a Uno? -
Jason si tirò su maniche immaginarie - sono un campione indiscusso di Uno. Ti straccerò, Jackson -
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Tʜᴇ ᴏᴛʜᴇʀ sɪᴅᴇ |Percy Jackson|
Hayran KurguL'oscurità. L'oscurità è ovunque, si diffonde dappertutto come inchiostro rovesciato su pagina bianca e, se non hai niente per cui vivere, ti afferra nelle sue grinfie e non ti lascia andare facilmente. Questo è esattamente quello che è successo a...