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-Quindi non hai intenzione di venire allo stadio nemmeno stavolta?- Dafne entrò in camera di Nina senza nemmeno bussare, lei stava leggendo il suo libro preferito seduta sulla poltrona proprio sotto la finestra. Era capace di passare ore ed ore della sua giornata in quel modo. Leggere la rilassava, la portava in un altro mondo che solo lei conosceva e in cui solo lei poteva entrare. Tutto veniva lasciato fuori e, per fortuna, i suoi pensieri più profondi non la raggiungevano lì dentro.

-No, non ho intenzione di venire allo stadio.- rispose Nina, non alzò nemmeno gli occhi dal libro per guardare l'amica -E puoi pregarmi quanto vuoi, non ci verrò.- la bionda girò pagina quasi svogliatamente. Alzò gli occhi solo per un attimo mentre guardava Dafne che aiutava Mia a prepararsi; la bambina sarebbe andata allo stadio insieme a Dafne, soprattutto per raggiungere Edin che, come sempre, andava a veder giocare il padre.

-Mamma ma perché non vieni?- le chiese la bambina facendo il labbrino. Nina sorrise e chiuse il libro tenendo il dito in mezzo per non perdere il segno, si alzò in piedi e camminò verso la bambina che era in piedi sul letto, Dafne le stava sistemando i capelli. -Amore mio, non mi piace molto andare allo stadio, preferisco rimanere a casa e farmi un giro in città che sarà sicuramente più tranquilla dato che saranno tutti allo stadio.- la bionda accarezzò la guancia della bambina e le lasciò un bacio sulla fronte. -Come vuoi, ma sappi che ci divertiremo di più io e zia Dafne.- disse ancora lei.

Nina sorrise e annuì alla bambina. -Non preoccuparti per me, so che sei in buonissime mani.- la bionda tornò a leggere nella poltrona sotto la finestra, l'aveva comprata solo qualche giorno prima e ne era innamorata, non poteva proprio fare a meno di passare qualche ora seduta lì. Dafne fece scendere Mia dal letto e la mandò in salotto un attimo, dicendole che ancora era presto per partire. -Sei sicura di non voler venire?- le chiese di nuovo -Non devi necessariamente parlare con lui, puoi anche solo stare con me e Mia, poi torneremo a casa, giuro.- continuò ancora l'amica.

-Apprezzo quello che fai per me Dafne, ma davvero, venire allo stadio proprio non mi va.- sorrise Nina -Poi oggi volevo andare a trovare Dario...- sospirò ancora Nina. Dafne sorrise e rimase quasi sorpresa da quell'affermazione. I fratelli di Nina erano l'unico legame che avrebbe voluto avere con la sua famiglia; Dario, tre anni più grande di lei era l'unico che aveva sempre supportato la storia con Paulo, il primo che aveva saputo della sua gravidanza e anche l'unico che si era fatto sentire con lei dopo la sua fuga. Javier invece, era il più piccolo, quattro anni più piccolo di Nina, impulsivo e tremendamente uguale a lei sia in aspetto che in carattere. Javier era stato l'unico che non aveva più visto né sentito ed erano passati quasi cinque anni dall'ultima volta, lui aveva diciotto anni quando lei decise di andare a vivere ad Edimburgo e lui ci rimase così male da tagliare ogni ponte con lei.

Nina per lui era quasi una mamma, la loro vera madre era sempre stata fredda e piuttosto assente con loro e Nina si era presa sempre cura dei fratelli, aveva sempre mostrato quel fare materno che ora mostrava con Mia. Fosse stato per lei, avrebbe dato la vita per i suoi fratelli e Javier non aveva capito il suo punto di vista, forse dovuto all'adolescenza tormentata, lui era solo stato capace di portare rancore, ma Nina lo capiva, lei era esattamente uguale a lui.

-Direi che è ora di ripristinare almeno il rapporto con Javier, poi al resto della tua famiglia potrai pensare più avanti...- Dafne lasciò un bacio sulla fronte all'amica e si avviò verso l'uscita della stanza -Ah, forse stasera siamo a cena da Miralem, pizza, birra e una serata tra amici. Mi ha scritto adesso, ti faccio sapere a che ora e non accetterò un "no" come risposta.- sorrise la bionda per poi uscire definitivamente dalla stanza senza nemmeno lasciare a Nina il modo di rispondere.

La ragazza sbuffò semplicemente per poi buttare la testa all'indietro prima di sentire la porta dell'appartamento chiudersi. Rimase per qualche minuto a fissare il vuoto per poi rimettersi a leggere qualche altra pagina del libro che ormai conosceva a memoria. Lo chiuse solo un'ora e mezza dopo, quando sentì delle urla provenire dal condominio di fronte al suo, probabilmente un gruppo di ragazzi stava guardando la partita. Si alzò dalla poltrona su cui era seduta e appoggiò la sua copia un po' rovinata e malamente rilegata di Cime Tempestose sul comodino per poi camminare fino all'armadio e prendere un paio paio di jeans, un maglioncino e il suo cappotto nero.

Baciami ancora.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora