Fantasmi allo specchio

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Un dolce calore mi sfiorava la pelle consumata, pian piano saliva sulla schiena per poi scendere più in basso, le dita immaginarie che sentivo sulle gambe mi accarezzavano con leggerezza. Le braccia intorpidite si stavano riprendendo sotto quel tocco magico, caldo ed allo stesso tempo confortante; come l'abbraccio di una mamma, o lo scoppiare della primavera... Mi sentivo in paradiso, tranne per quello strano sapore che avevo sulle labbra screpolate, così acido e disgustoso. Non volevo muovermi e soprattutto non volevo aprire gli occhi, altrimenti tutto sarebbe crollato, ne ero certa. Era così bella quella sensazione di felicità che adesso colmava i miei pensieri e mi faceva volare con la fantasia a sogni che avevo dimenticato per sempre. Un mezzo sorriso mi si dipinse sul volto e sospirai. Come poteva essere vero? Forse avevo trovato davvero la pace che cercavo da anni?

Impossibile.

Un tiepido alito di vento mi mosse i capelli neri intrecciati fra loro e fece cadere qualche ciocca in avanti, sugli occhi, sul naso, fra le labbra.

Tutto era silenzio, tutto taceva, tranne per....

Credevo di essere morta, ma sentivo il mio respiro regolare che saliva e scendeva dentro di me, nel profondo.

Com'era possibile?

Improvvisamente fui avvolta da un inebriante odore, un misto fra cioccolato e pane appena sfornato...irresistibile. Aprii gli occhi di scatto e mi maledissi in quel preciso istante. Che stupida, avevo mandato tutto all' aria, tutte le sensazioni, tutta la mia felicità infondata. Dapprima vidi tutto nero, un buio assoluto, poi un fascio di luce accecante mi immobilizzò e subito fui costretta a coprirmi con le braccia. Non ero abituata ai raggi del sole e dovetti sbattere gli occhi più volte per riacquistare del tutto la vista.

Ma dov'ero finita?!

Di sicuro ero su di un letto, non il mio, ma davvero molto morbido per essere precisa; le lenzuola erano bianche e ricamate con motivi floreali, piccoli fiori ai margini, ed al centro un grande albero con i rami possenti e lunghi. Alzai di due millimetri il viso ed il mal di testa fece capolino, per fortuna non era molto forte. La spalliera era in legno intarsiata di meravigliose spirali intrecciate, dalla più piccole a quelle più grandi : wow!!

Era fantastica, non avevo mai visto niente di così elaborato!

In ogni caso non avevo ancora capito dove mi trovassi, la cosa migliore era alzarsi, ma appena ruotai i fianchi un grido di dolore mi si fermò in gola. Che cavolo...?! Bene, adesso non potevo neanche muovermi. Pazzesco. Dovevo riuscirci, non sarei rimasta lì in eterno. Alzai la schiena di scatto ed una fitta mi colpì allo stomaco.... Pazienza, almeno così avrei potuto vedere la stanza. Per un secondo la vista mi si annebbiò ed iniziai a lacrimare, poi ripresi il controllo. Tirai un lungo respiro e poi riaprii gli occhi, con calma, tranquillità, luciditá...... Seh! Magari!

Diedi un urlo fortissimo da far vibrare i vetri; perfetto, adesso il mio rapitore sapeva che ero sveglia. Merda!

Un armadio massiccio in legno chiaro si stagliava davanti ai miei occhi increduli. Su una delle ante c'era uno specchio irregolare; in quel preciso istante mi guardai di nuovo dopo mesi. Era passato il tempo in cui prima di uscire controllavo i capelli, il rossetto, i vestiti sempre perfetti, con la camicetta, la gonna, le ballerine. Nelle ultime settimane avevo mandato tutto a farsi fottere, chi se ne importava?! Io no di certo! Da un po' nessuno mi guardava o mi salutava, nemmeno se gli stavo ad un millimetro di distanza, ero invisibile, un fantasma; per i pettegolezzi, invece, ero un'eccezione. Quelli c'erano sempre.

"Per me rimarrà sempre una povera puttana"

"Per te esiste ancora?! Io l'ho rimossa da qualsiasi ricordo"

"Non si vergogna ad andare in giro in quello stato pietoso?!"

"Ma guardatela.... Non merita nulla"

Queste erano solo carezze per me, esistevano cose peggiori dei commenti: le azioni. Erano l'unica cosa che temevo ancora oltre a quello stramaledetto specchio. Il ricordo dei pezzi di vetro sparsi a terra era ancora vivo in me. Il ricordo del sangue che scorreva dalle ferite non poteva essere dimenticato tanto in fretta. Le cicatrici non sarebbero scomparse. Il dolore provato non avrebbe lasciato il suo posto senza combattere, senza uccidermi con la forza e con i denti.

Quanto temevo lo specchio?!

Troppo.

Avevo paura di rivedermi in quello stato da stracciona, da povera pazza. Non potevo neanche nascondermi però, lui era lì, pronto ad aspettarmi.

Ero tanto codarda?

Se non l'avessi fatto ora, l'occasione non si sarebbe mai più presentata.

Girai la testa e mi guardai.

Ma cosa avevo fatto??? Cosa ne avevo fatto di me???? Chi o cos'era quell'essere riflesso??? Non ricordavo di essere così....orribile. No, forse era solo un incubo, ovvio. Che cazzo avevo combinato??? Impossibile. Non avevo più fiato, non riuscivo a respirare, avrei preferito morire.

Gli occhi erano la cosa più bella che avevo, dorati e sempre splendenti. Quando sorridevo si illuminavano di mille colori. Adesso dov'erano?

Vedevo solo dei buchi neri e vuoti, che ingoiavano tutta la luce.

Ero spenta con quei capelli neri; rivolevo indietro i miei!

La rabbia mi stava avvolgendo con i suoi tocchi avidi e senza accorgermene lanciai qualcosa contro lo specchio.

- Basta!!!!!! Io non sono così. Io non sono così. Non voglio. Smettila, ti prego basta, basta. Per favore!!

Il rumore dei vetri in frantumi era fin troppo familiare; quel suono così magnetico mi sconvolgeva sempre.... Sempre.

Mi lasciai cadere sul letto sfinita, stanca. Avrei voluto tanto prenderne uno e mettere fine a tutto, ma non ce la facevo neanche a restare con gli occhi aperti.

Le lacrime mi invadevano il viso e le urla mi squarciavano il petto fino a farmi male.

Lasciai andare tutto...

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