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T/N POV.

Era fermo davanti alla porta mentre mi osservava in silenzio appoggiato con la spalla allo stipite ed a braccia incrociate.

Nessuno dei due fiatò per non so quanto e mentre i suoi occhi rosso fuoco vagavano sulla mia figura ricoperta di bende anche io mi presi del tempo per poterlo finalmente osservare a dovere.

Era sempre bellissimo ai miei occhi, ma aveva l'aria terribilmente stanca, di uno che probabilmente non dormiva da giorni e dai suoi occhi spenti e vuoti rivolti verso di me compresi che la sua mente era da tutt'altra parte.

Sentii una fitta al cuore al pensiero che la sua preoccupazione per me lo avesse spinto a trascurarsi e non prendersi per niente cura di se stesso riducendosi in quello stato, ma ciò che mi aveva convinta a non dirgli niente era il motivo che molto spesso mi faceva stare sveglia la notte.

Non volevo essere considerata un peso. E non volevo neanche che mi reputasse una persona debole con cui non bisogna avere a che fare. Volevo dimostrare a lui ma sopratutto a me stessa che avrei potuto affrontare questa cosa da sola, senza l'aiuto di nessuno; ma mi sbagliavo.

Feci per aprir bocca, ma lui mi interruppe non permettendomi di parlare.

"Perché non mi hai detto niente?"

Il mio corpo si irrigidì a quella domanda mentre il suo sguardo serio mi fissava in attesa di una risposta. Mi sentii leggermente intimorita dal tono pacato che usò unito ai suoi occhi che sembravano ingabbiare un tipo di rabbia a me sconosciuta, ma cercai di mantenere i nervi saldi dicendo ciò che pensavo veramente.

"Mi hai sempre considerata un intralcio al tuo cammino. Non volevo che lo pensassi di nuovo."

Rimase stupito dalla mia risposta e riuscii a vedere qualcosa smuoversi in quegli occhi sbarrati.

"Che cazzo stai dicendo."

"Eh?"

"Non sei un intralcio."

Abbassai gli occhi sulle mie mani. "Non devi negarlo solo per farmi un piacere..."

"Se lo fossi stata davvero a quest'ora non sarei neanche qui a parlarti."

Lo guardai stupita.

"Tutti gli altri lo sono. Non tu."

Sentii gli occhi pizzicare e portai una mano sulla bocca per nascondere le smorfie del pianto. "Non volevo farti preoccupare..."

"Avresti dovuto dirmelo."

"E se ti avessero fatto qualcosa...?" mormorai sentendo le lacrime cominciare a scendere.

"Non me ne sarebbe fregato un cazzo!" sbottò.  "Avrei... avrei potuto proteggerti..." disse abbassando drasticamente il tono con i pugni stretti e vidi la sua mascella tendersi.

Aveva ragione su tutta la linea. Infatti rimasi in silenzio, contemplando le lenzuola strette tra le mie mani.

Sentivo il suo sguardo addosso come se si aspettasse qualche reazione da me, qualche parola, ma non avevo niente altro da dire, se non mostrargli tutto il dispiacere che stavo provando dentro di me.

"Mi dispiace..." sussurrai stropicciandomi gli occhi.

In quel momento l'infermiera del mio reparto entrò nella stanza con un sorriso che svanì subito dopo nel percepire la tensione nell'aria e fece scorrere più volte lo sguardo da me a Katsuki.

Senza fare domande, questa si avvicinò con un carrello per poi porgermi il vassoio contenente la cena e, una volta spostatasi dalla visuale della porta, notai che Katsuki non c'era più.



Why you? - Bakugou Katsuki x readerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora