«Dovevi venire anche tu, te l'avevo detto» dissi, avvicinandomi al cellulare che Brandi teneva tra le mani.
«Credi che non avrei preferito essere lì con voi in questo momento? Invece che qui in aeroporto, a litigare con quei pazzi che vogliono portare valigie da quaranta chili sull'aereo» rispose Cara, dall'altro capo del telefono, la voce un po' disturbata per via della connessione.
Io e Brandi avevamo deciso di attaccare i nostri giorni di riposo settimanali, così da ricavarci un weekend per starcene in santa pace in una città che entrambe amavamo: Parigi.
Così facendo avremmo dovuto lavorare per due settimane consecutive senza riposo, ma ne sarebbe valsa la pena. Dopo aver ricevuto l'okay da parte di Lacy, non ci avevamo pensato due volte a preparare i bagagli e saltare sul primo volo per la città dell'amore.
In quel momento, ci trovavamo sedute al tavolino di un grazioso bar, che affacciava sulla riva sinistra della Senna. Avevamo affittato un piccolo appartamento a Montmartre, volendo vivere appieno la città e la vita francese. Ma, come già sapete, come cuoca ero pessima e Brandi mi seguiva a ruota, perciò ci sarebbe toccato mangiare fuori per tutti e tre quei giorni.
Che sfiga eh...
«Purtroppo Simon non poteva assentarsi dal lavoro, non potevo di certo lasciare Mathilde a casa da sola» aggiunse. Notai come ogni volta che pronunciasse il nome della sua bambina la sua voce si riempisse di gioia.
«Tesoro, lo sappiamo, non preoccuparti. Ti porteremo qualcosa» le rispose Brandi, smettendo per un attimo di abbuffarsi con la sua crêpes al cioccolato e fragole.
«Devo tornare al lavoro. Fate le brave» ci raccomandò, salutandoci e terminando quella telefonata. La mia migliore amica ritirò maldestramente il suo cellulare nella piccola pochette griffata e poi tornò a mangiare la sua colazione.
Sorseggiai il cappuccino, godendomi la vista dei raggi solari che riflettevano nell'acqua di quel fiume. Osservai le persone che passeggiavano sul ponte, intente a raggiungere l'altra riva e poi mi concentrai sull'edificio che si trovava proprio di fronte a noi.
Il Musée d'Orsay si ergeva in tutto il suo splendore, con i suoi muri in pietra bianca e quell'orologio gigante che faceva da finestra, per i visitatori, alla città sottostante.
Sia io che Brandi eravamo già state a Parigi e avevamo avuto la possibilità di visitarla in gran parte. Ma di comune accordo, essendo entrambe appassionate d'arte e della storia di quella città, avevamo deciso di andare a vedere nuovamente i musei e i monumenti più importanti.
Alternare un po' di shopping sfrenato con un po' di sana cultura ci era sembrato il compromesso perfetto per un weekend di svago dalla nostra vita di tutti i giorni.
Le regole erano poche e semplici: era vietato parlare di lavoro, di ex -questo punto l'aveva fortemente voluto Brandi e ho proprio il sospetto che si riferisse a me e Harold- e di problemi vari.
Quello che si doveva fare era: divertirsi, mangiare qualsiasi tipo di ottimo cibo che ci capitasse sott'occhio e trovare gli uomini più sexy di tutta Parigi -anche quest'ultima era stata un'idea di Brandi-.
«Cosa vuoi fare dopo aver visitato il museo?» mi domandò la mia migliore amica, che nel frattempo aveva terminato la sua colazione.
«Pensavo che potremmo prendere qualcosa in una panetteria e andare a mangiarlo nel parco della Tour Eiffel» risposi, recuperando il mio portafogli e poggiando i soldi della colazione sopra il tavolo.
Brandi annuì, in accordo con il mio programma. Poi si alzò, mostrando in tutto il suo splendore le gambe lunghe, coperte da un pantalone di pelle marrone scuro.
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Midnight Sky
Romance☞︎ COMPLETA / Revisionata ☜︎ ⚠️QUESTA STORIA È PROTETTA DA COPYRIGHT. QUALSIASI RIPRODUZIONE / STAMPA TOTALE O PARZIALE, SENZA IL MIO ESPLICITO CONSENSO SARÀ PUNITA SECONDO LA LEGGE⚠️ Bagagli, gente che corre, passaporti smarriti e piloti sexy sedut...