Capitolo Uno - È solo il fascino della divisa

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«Signori e signore, tra pochi minuti inizieremo le procedure di atterraggio. Vi preghiamo di rimettervi ai vostri posti, allacciare le cinture di sicurezza e chiudere i tavolini» annunciai dagli altoparlanti dell'aereo.

Quella giornata era stata sfiancante. Ero in piedi dalla mattina alle sei, ero praticamente andata dall'altra parte del mondo e tornata indietro nel giro di quarantadue ore.

Avevo preso il mio primo aereo alle otto, ero poi atterrata a Los Angeles e avevo cambiato volo, salendo su un altro che mi aveva lasciata a Dubai, per finire poi su un terzo e raggiungere così la mia destinazione finale: Sydney.

E ironia della sorte? Ero arrivata in Australia esattamente all'ora in cui mi ero alzata il giorno prima. Quindi era come se la mia fantastica giornata non fosse mai finita.

Per fortuna, dopo più di venti ore di volo, ero riuscita ad arrivare in hotel, farmi un bagno caldo e dormire fino alla mattina dopo.

Che gran traguardo per la mia precaria sanità mentale.

«Dio mio, non vedo l'ora di arrivare a Vancouver. Sei voli in due giorni dovrebbero essere illegali» mi lamentai, scrocchiandomi la schiena, mentre riponevo alcune cose negli armadietti.

«Per fortuna che così facendo riusciamo a stare a casa e non lavorare per tutto il resto della settimana» Brandi fece rotolare fuori dalla sua bocca quelle parole, che quasi mi arrivarono come un suono lontano.

Ero così stanca che mi sarei potuta accasciare lì a terra e addormentarmi.

Mi limitai semplicemente ad annuire e poi mi lasciai ricadere sui sedili. Una volta dopo aver allacciato la cintura, poggiai la testa sul muro dietro di me e chiusi gli occhi.

«Stasera pensavo di-» bloccai immediatamente la voce di Brandi, alzando una mano davanti alla sua faccia.

«No. Tu sei pazza. Siamo volate da Vancouver a Sydney e ritorno in due giorni, io voglio solo entrare in casa mia, sprofondare nel mio letto e rimanerci fino a sabato» dissi con tono deciso.

In tutta risposta ricevetti una risata. L'espressione della mia amica lasciava trapelare il fatto che per lei fossi io quella esagerata.

«Calmati. Io pensavo più ad una birretta e una pizza d'asporto a casa tua» rivelò infine, mentre si sistemava sul suo sedile e allacciava l'apposita cintura.

«Okay, ma solo se poi ci facciamo una maratona di Modern Family» risposi, massaggiandomi le tempie.

Diedi una veloce occhiata al mio cellulare, ricordandomi che prima di ripartire e di impostare quindi la modalità aereo, mi erano arrivate due notifiche. Ma non feci in tempo capire di chi fossero quei due messaggi in sospeso, perché Brandi attirò nuovamente la mia attenzione.

«Mi spieghi perché sei così fissata con quella serie?» domandò ridendo.

In effetti, sì, ero parecchio legata a quella serie tv. Ma semplicemente perché adoravo i comedy e quella mi aveva accompagnato per buona parte della mia adolescenza. Così come How I Met Your Mother e The Big Bang Theory.

«Perché descrive la mia vita: incasinata, bizzarra, costellata da figuracce e ogni tanto qualche gioia» risposi decisa. La mia migliore amica scosse la testa in modo rassegnato. E quella sua espressione mi ricordò quanto, infondo, le volessi bene.

Non ci conoscevamo da tanto, non avevamo alle spalle chissà quale storia strappalacrime. Ci eravamo incontrate quattro anni prima, ai colloqui per la Emirates. Brandi era seduta accanto a me nella sala d'attesa e la prima cosa che mi disse fu: «Wow, hai una faccia così sbattuta. Tutto okay?»

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