Capitolo 2.

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È la sera prima dell'incontro con il Professore, e entro qualche ora sarebbe arrivato Samir, uno dei miei uomini di fiducia, a prendere me e 3 dei miei sicari per portarci a Toledo. Stavo portando con me questi 3 uomini in caso l'incontro con il Professore fosse una trappola, non ci vuole così poco per fottermi.
Preparai due valigie: una piena di armi di ogni tipo, e una contentente tutti i miei vestiti. Non avevo idea di quanto tempo avrei passato in Spagna, ma per la buona riuscita di una rapina di questo genere, saremmo dovuti stare a prepararla per almeno 6 mesi.

Passò qualche ora, e partimmo da casa mia verso mezzanotte, in modo da arrivare a Toledo qualche ora dopo. Appena salita sull'elicottero mi addormentai, volevo arrivare carica e senza occhiaie, ci tengo molto alla mia immagine.

Narra il Professore

Entro qualche ora avrei incontrato Zulema, e ancora non ci credevo. Si sa che questa donna ha un carattere molto particolare e che è molto diffidente, quindi la vedo già come una piccola vittoria il fatto di essere riuscito a convincerla a venire, anche se penso che si presenterà armata fino ai denti, e almeno con 2 dei suoi uomini.
Non posso negare di avere ansia, quella donna dai tratti orientali mi inquieta abbastanza, perchè è capace veramente di qualsiasi cosa, ma soprattutto perchè nella rapina serve una come lei, e se avesse rifiutato, le possibilità di riuscita si sarebbero abbassate notevolmente.

La mia agitazione fu subito notata da tutti, che subito mi chiesero cosa stesse succedendo, e cosa mi causasse così tanta ansia: io sono un tipo abbastanza particolare, sono di una timidezza a tratti patologica, distaccato emotivamente, solitario, calcolatore e paranoico. Generalmente sono un tipo abbastanza pessimista e ansioso di mio, quindi, se tutti mi videro più agitato del solito, immaginate quanta ansia mi causasse quella donna.
Ma a tutte le loro domande, risposi mentendo, dicendo che stavo semplicemente pensando alla rapina. Nessuno sembrò crederci, solo che non potevo dire la verità alla banda, perchè sapevo che probabilmente a molti non sarebbe andata a genio Zulema, visto che è conosciuta in tutta Spagna per i crimini che ha commesso, e per il suo essere molto autoritaria e "perfida".

L'unico a sapere dell'aggiunta di Zulema al gruppo era mio fratello Andres, conosciuto dagli altri con il nome di Berlino, ed era l'altro ideatore del colpo. Erano anni che facevamo piccole rapine in gioiellerie, in sale bingo e in questi posti dove era facilissimo andarsene con il bottino, ma per la prima volta volevamo fare qualcosa di più grande, che entrasse nella storia, ed ora eccoci qua, a reclutare una banda di criminali per rapinare la Zecca di Stato e andarcene con oltre 2 miliardi di euro.
Il sole stava iniziando a sorgere, così io e Andres ci mettemmo davanti ad una finestra, a guardare l'alba mentre ricordavamo le nostre prime rapine.
"È così surreale." disse lui ad un certo punto accenando un sorriso e con lo sguardo totalmente perso nel vuoto. Ci fu un silenzio di qualche secondo che fu di nuovo interrotto da lui.
"È incredibile, non pensi? Siamo passati dal rapinare piccoli bingo, a organizzare tutto questo. Chi se lo sarebbe mai immaginato" continuò lui che continuava a sorridere. Mi faceva molto piacere vederlo così felice, era da un po' che non lo era, o meglio, da quando gli hanno diagnosticato quella malattia incurabile, è come se si fosse incupito, e ciò mi causava una tristezza inimmaginabile, indescrivibile a parole.
"Già. Ricordo ancora la nostra prima rapina. Era il 1996, ed eravamo piccolissimi ed inesperti, così tanto che per l'agitazione abbiamo fatto un incidente con la macchina, e siamo dovuti scappare via a piedi." dissi io ridendo. Subito dopo la risata di Andres si unì alla mia, e continuammo a parlare del nostro passato per circa una mezz'ora ridendo e scherzando sui nostri incidenti di percorso durante le rapine, fino a quando sentimmo bussare alla porta. Io persi un battito. Cazzo, era già arrivata.
"Beh, vai ad aprire, non si fa aspettare una donna bella come Zulema" disse Andres con un sorriso malizioso.
"Andres, non fare cazzate, se rifiuta per le tue battutine del cazzo giuro che ti ammazzo" dissi io con tono serio. Conoscevo bene mio fratello e la sua ossessione per le donne, e sapevo che una come Zulema non si sarebbe tenuta le sue provocazioni. Dopo questo feci un respiro profondo, sperando di riuscire a calmarmi, e andai ad aprire la porta.

Narra Zulema

Erano ormai le 5 del mattino passate, ed ero arrivata nel punto che mi era stato indicato dal Professore. Era un'enorme villa abbandonata, con tantissimo spazio intorno per allenarsi a sparare senza rischiare di essere sentiti, era perfetta per una rapina del genere. Subito dedussi che in passato sicuramente questa casa apparteneva a qualche famiglia ricca e nobile del 700.
Suonai il campanello ansiosa, anche se mi mostro molto sicura di me, queste situazioni mi mettevano parecchio a disagio. Dopo una ventina di secondi, mi aprì la porta un signore sulla quarantina, con una barba molto folta e poco curata, abbastanza basso, e di una timidezza spaventosa. La sua ansia era palpabile, aveva lo sguardo basso come se non riuscisse a reggere un contatto visivo con me e sorrideva timidamente.
"Ehm ciao... entra pure." disse l'uomo mettendosi al lato della porta e invitandomi ad entrare.
Vedendo che anche lui era agitato, mi sentii un po' più a mio agio e entrai accennando un sorriso. Devo ammettere che appena varcai la soglia di quella porta, l'adrenalina si impossessò di me, anche se non lo davo a vedere, non si può neanche immaginare quanto mi erano mancate le rapine.
Bentornata a vivere  Zulema, ora si che ti riconosco.

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Eccomi tornata con il secondo capitolo di questa storia, spero che per ora vi stia piacendo. Se vi va lasciate un commento ed una stellina, mi farebbe molto piacere. A presto.💞

no rest for the wickedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora