Capitolo 17.

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"Vorrei farti un'offerta." questa frase risuonava nelle mie orecchie. Sapevo che prima o poi questo giorno sarebbe arrivato, e purtroppo sapevo anche già chi sarebbe stata la vittima delle pressioni di Alicia.
"Fottiti." disse Saray, facendomi tirare un sospiro di sollievo.
La mia amica alzò lo sguardo, e mi si strinse il cuore nel vederla così: i suoi due enormi occhi da cerbiatta, erano gonfi e rossissimi, capivo totalmente tutte le emozioni che stava provando in questo momento. Così decisi di abbracciarla, anche io avrei avuto bisogno di una spalla su cui piangere quando misero Fatima a Cruz del Norte per fottermi.
"Gitana, non ti preoccupare." dissi cercando di calmare la mia amica, invano.
"Zulema non capisci cazzo. Quella psicopatica sa già dov'è mia figlia, ed è capace di farle qualsiasi cosa."
"Qui dentro penso di essere l'unica che ti possa capire." dissi io guardandola negli occhi. Lei fece un cenno con il capo come per darmi ragione, si asciugò le lacrime, si portò quell'orsacchiotto con se, e se ne andò nello studio.
Decisi di non lasciarla sola, era questo l'intento di Alicia: farci separare per rendere più difficile l'attacco. Così salii con lei, e dopo qualche secondo entrai nella nostra sala comune.
"Gitana, non ti preoccupare, non può fare nulla ad Estrella, non si sporcherebbe così la fedina penale. Ti fidi di me?" le dissi io sedendomi accanto a lei, cercando di farla tranquillizzare, anche se sapevo che l'ispettrice non avrebbe avuto problemi a fare qualsiasi cosa, perchè tanto non sarebbe finita in carcere. Sarebbe entrato tra i Segreti di Stato e nessuno ne avrebbe parlato.
"Ho tanta paura." disse lei con le lacrime che uscivano come fiumi.
Io stavo per replicare, ma subito sentimmo quel maledetto telefono che ci aveva dato Alicia dentro l'orsacchiotto squillare.
La mia amica ci pensò due volte prima di rispondere, ma dopo si alzò e accettò la chiamata.
"Che cosa vuoi?" disse Saray cercando di nascondere la voce tremante, invano.
"Proporti un'offerta." disse la donna con la sua voce così dolce ma allo stesso tempo irritante.
"Illuminami." rispose la gitana
"Per prima cosa volevo dirti che ho qui Estrella."
Furono queste 9 parole a far crollare il mondo addosso a Saray, che rimase paralizzata.
"Estrellita, che lavoro vuoi fare da grande?"
"La cuoca."
Dopo questa frase, la mia amica cadde a terra, era una cosa troppo grande per lei. Le lacrime scorrevano sul suo volto, e non avevano intenzione di fermarsi.
"Non ti credo." disse Saray, scioccata dalla situazione ai limiti del surreale.
"Allora facciamo così, esco solo io con Estrella, tu ti affacci alla finestra per vedere che non mento, e poi ti parlo della mia offerta. Va bene?" disse Alicia, ma io non mi fidavo di lei, era veramente capace di fare le cose peggiori.
Così Saray si avvicinò alla finestra, e subito notammo questa donna incinta, con dei tratti abbastanza simili ai miei, che teneva per mano questa ragazzina. Si cazzo, era proprio lei, Estrella. Ancora mi ricordo il giorno che Saray me l'aveva fatta tenere in braccio per qualche minuto, era già da quel momento simile a sua madre, ma ora era diventata seriamente la sua fotocopia.
"Porca puttana." disse la mia amica con un sorriso smagliante, come se le fosse successa la cosa più bella che le potesse capitare, e forse in un certo senso era proprio così. Non c'era niente che lei desiderasse di più di riavere sua figlia con sè.
Solo che sicuro dietro questo gesto carino di Alicia si sarebbe celata una trappola, infatti vidi che un cecchino stava prendendo la mira, e quando capii che stava per sparare, mi buttai davanti a Saray, non avrei mai permesso che quella figlia di puttana la sparasse.
"Saray attenta!" gridai io, per poi prendermi la pallottola al posto della mia amica, che subito iniziò a disperarsi. Io iniziai a vedere tutto buio, e svenni per il contatto violento con il suolo.

Narra Saray

La scena che ho appena vissuto me la porterò fino alla tomba. La mia migliore amica si era fatta sparare per salvarmi. Io caddi a terra disperata, e iniziai a gridare per chiedere aiuto.
Subito arrivarono Helsinki, Palermo e Berlino.
"Nairobi, perchè gridi? Che è succ-. Oh cazzo." gridò Palermo.
I tre uomini andarono nel panico. Berlino non aveva detto niente, era troppo impegnato a guardare Zulema stesa a terra.
Nel frattempo passò di li anche Macarena che appena vide la mora a terra, corse verso di noi.
"Che cazzo è successo? Zulema? Cazzo rispondimi, non posso perderti di nuovo." gridò istericamente la bionda nel mentre che muoveva il viso della mora cercando di farla svegliare, invano.
"Aspettate. Non c'è sangue." disse Berlino dopo un po' facendoci sobbalzare. Io avevo la vista annebbiata dalle lacrime, non lo avevo neanche notato.
"Berlino ha ragione, sfiliamole la tuta." disse Helsinki asciugandosi le lacrime.
Io sul serio non ebbi il coraggio di guardare, era troppo per me.
Macarena se ne accorse, e subito mi disse di stare tranquilla, anche se ciò non cambiò le cose.
"Figlia di puttana, aveva un giubbotto anti-proiettile, è solo svenuta per l'impatto con il suolo." disse Palermo tirando un sospiro di sollievo.
Sentendo quelle parole io e Macarena ci girammo di scatto, e subito ci sentimmo meglio.
Io iniziai a piangere accanto a lei stringendole la mano, e la bionda le scoccò un bacio sulle labbra.
"Grazie a Dio, non ho mai avuto così paura in vita mia." disse Macarena tra le lacrime e i singhiozzi.
"Ora portiamola nello studio e stendiamola sul divano. Poi qualcuno tra noi rimanga con lei in caso si dovesse svegliare." disse Berlino.
"Io rimango" dicemmo io, Maca, Helsinki, Palermo e Berlino contemporaneamente, cosa che ci fece ridere.
Ero così felice per Zule, finalmente aveva delle persone, oltre me, che ci tenessero a lei.
Helsinki, essendo il più forte, la prese in braccio guadagnandosi un'occhiataccia scherzosa da parte della bionda, che però subito scoppiò a ridere, contagiandoci tutti.

Arrivammo nella sala comune e lasciammo Zulema sul divano, e con lei rimasero Macarena e Helsinki, dato che io, Berlino e Palermo avevamo dovevamo avvisare gli altri.
Scendemmo la lunga scalinata, e subito sentii la inconfondibile voce di Tokyo gridarci contro.
"Mi spiegate che cazzo è successo e perchè gridavate?" disse la ragazza arrabbiata. Dopo un po' si guardò intorno e notò che non c'era Zulema, e la sua espressione cambiò radicalmente.
"Ragazzi. Zulema dov'è?" disse lei con la voce che le tremava.
"Alicia aveva organizzato una trappola per spararmi, ma Zulema ci ha visto lungo, indossava un giubbotto anti-proiettile e si è presa la pallottola al posto mio. Ora sta nello studio, è solo svenuta per l'impatto con il suolo, il proiettile per fortuna non l'ha neanche sfiorata."
Raccontai tutto a Tokyo, mentre le lacrime scorrevano sul mio viso.
Anche gli altri si erano preoccupati, infatti nessuno aveva detto niente.
"Ma ora come sta?" chiese Mosca.
"Sta bene, tra un po' si sveglierà." dissi io.
Infine decidemmo di andare tutti in quella sala, aspettando che Zulema si svegliasse, non volevamo lasciarla sola, io soprattutto.

no rest for the wickedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora