Capitolo 18.

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Narra Zulema

Aprii gli occhi, ma subito li richiusi a causa del forte mal di testa, avevo preso una bella botta.
Riprovai ad aprirli, e a questo giro riuscii a tenerli aperti, e subito mi accorsi di stare stesa su un divano, e che tutti stavano seduti intorno all'enorme tavolo del nostro studio.
"Oh cazzo, sei sveglia." disse Saray cominciando a piangere e subito si fiondò tra le mie braccia.
Tutti si girarono verso di noi, e iniziarono a sorridermi.
"Zulema, non immagini neanche quanto mi hai fatta preoccupare." disse la gitana abbracciandomi e singhiozzando sul mio petto. Io le accarezzai la schiena e parlai.
"Saray, so sempre quello che faccio, se quella stronza pensa di essere un passo avanti, beh, io a questo punto lo sono di due."
Sorrisi con fierezza dicendo queste frasi, avevo una grande idea di me stessa, il narcisismo e la mia sicurezza erano due dei miei principali tratti distintivi.
Poi mi accorsi, appena mi misi seduta, cbe non c'era Macarena, e appena chiesi dove fosse, ricevetti una risposta che non mi sarei immaginata.
"La bionda? È uscita, sta nel corridoio, ha detto che aveva bisogno di prendere aria, perchè nel vederti svenuta si stava per senrire male, se vuoi la vado a chiamare." disse Mosca, ma io dissi di no perchè sarei andata io.
"No, Zulema stai seduta, ti sei appena sveglia-" io subito gli feci cenno di stare zitto, mi alzai cercando di non barcollare, conoscendoli mi avrebbero fatto sedere, e andai a cercare Macarena. Non mi fu molto difficile trovarla, poichè appena aprii la porta, la vidi stesa a terra appoggiata sul muro accanto all'uscio dello studio, a piangere istericamente, mi si strinse il cuore nel vederla così, quindi mi avvicinai a lei.
"Maca." sussurrai io. Lei si girò di scatto e i suoi occhi si riempirono di luce, si alzò e mi saltò addosso, facendoci cadere entrambe a terra.
Scoppiammo a ridere entrambe data la buffa situazione, anche se la bionda non smetteva di piangere.
"Biondina dai, sto bene, è passato tutto." dissi io accarezzandole i lunghi capelli biondi e mossi, erano veramente bellissimi.
"Zulema, non fare mai più una cosa del genere, mi hai fatta morire." mi rispose Macarena, con la voce rotta dal pianto.
Io non dissi nulla, continuai soltanto a coccolarla, doveva calmarsi, e le carezze erano l'unica cosa che la facevano tornare tranquilla.
"Ah e scusami per prima, per aver detto a tutti di Fatima, sono stata presa dalla rabbia, ho parlato senza pensare e io—" non la feci finire la frase, che le misi un dito sulla bocca, come per segno di stare zitta, e la rassicurai, dicendo che non era importante.
"Dai Maca dobbiamo tornare a lavoro, andiamo?" dissi io alzandomi in piedi e facendo cenno alla bionda di seguirmi, la quale si mise sotto al mio braccio, questa situazione l'aveva veramente destabilizzata, non sapevo che fare.

Tornammo nello studio, e tutti ci sorrisero, contenti che avessimo fatto pace, alcuni sorrisi venivano dal cuore, altri invece erano di sollievo, perchè litigare durante una rapina può creare solo casino.
"Beh ragazzi, la pausa è finita. Tokyo e Barcellona, a impacchettare i soldi, Palermo dal direttore, Denver con gli ostaggi a scavare il falso tunnel, Mosca e Bogotà, voi scavate quello vero, Rio con gli ostaggi, Berlino invece controlla a che punto siamo con i soldi, e infine Nairobi e io—" venni interrotta da Berlino.
"Nairobi alle macchine, invece tu riposi qui." disse lui autoritario.
"Sto benissimo, allegro chirurgo. Non ti preoccupare per me." dissi io, nessuno poteva dirmi cosa fare.
"Stai così bene che per reggerti in piedi ti devi appoggiare al muro." replicò Berlino. Mi girai e mi accorsi, che aveva ragione, così subito staccai la mano, ma dopo qualche secondo fui costretta a riappoggiarmi.
"Berlino ha ragione, Cairo. Da domani ricominci a lavorare, ma adesso riposati." disse Helsinki, e tutti mi incitarono a riposarmi, così io per sfinimento, accettai.
"Non ti preoccupare, per oggi ti sostituisco io." disse Helsinki, per poi uscire seguito da tutti gli altri.
Io mi stesi sul divano, e nel giro di qualche secondo mi addormentai, era da quasi una settimana che non dormivo più di 2 ore in pace.

Quando riaprii gli occhi notai che era tutto buio, cazzo ma quanto avevo dormito? Mi girai un attimo, e notai che accanto a me c'erano Saray e Macarena con un vassoio con la cena, e un grosso bicchiere d'acqua.
"Bevi e mangia tutto, è importante che tu abbia zuccheri nel sangue." disse la bionda lasciandomi un bacio sulle labbra.
"E da quando te ne intendi di queste cose, biondina?" dissi io con il mio solito sarcasmo.
Maca si guardò con Saray, la quale disse che ero rimasta quella di sempre, nonostante la botta in testa, cosa che mi fece ridere.
Cenammo, e dopo ci incontrammo tutti nello studio, per la chiamata serale del Professore, per comunicare le ultime novità.
"Ben svegliata, principessa." disse Berlino facendo un inchino sarcastico, guadagnandosi una leggera spinta scherzosa da parte mia.
Squillò il telefono, era il Professore, e rispose Berlino.

"Professore, la ascoltiamo."
"Qui fuori le cose stanno migliorando, dentro tutto bene?" chiese il Professore, che era rimasto ignaro di tutto.
"Beh, Alicia ha organizzato una trappola per fare fuori Nairobi, ma Cairo l'aveva capito e si è presa lei la pallattola al posto della sua amica, perchè tanto aveva indossato il giubbotto antiproiettile. Per fortuna la pallottola non l'ha sfiorata minimamete, ed è solo svenuta per un po' a causa dell'impatto con il suolo." disse Berlino con una voce calma, sperando di riuscire a trasmettere la sua tranquillità anche al Professore, anche se questo sforzo fu invano.
"Passami Cairo, adesso." disse l'uomo al telefono, io sbuffai e andai a rispondere.
"Professore si risparmi la ramanzina, so già cosa mi vuole dire: che sono stata un'imprudente e che potevo essere presa dalla pallottola, e poi adesso sto benissimo, non si preoccupi." risposi io scocciata, non avevo voglia di sentire il Professore arrabbiarsi per il mio gesto.
"In realtà, volevo complimentarmi sia per lo spirito di squadra, che per il gesto intelligente di infilarti il giubotto anti-proiettile. Comunque quello di farti sparare tu per salvare gli altri, è un vizio che non perdi." aggiunge in fine l'uomo ridendo, dandomi un po' fastidio, poichè nonostante fosse una cosa stupida, era sempre una cosa della mia vita privata.
Lì guardai Macarena,  alla quale scese una lacrima nel ricordare ciò che successe 3 anni fa nel deserto.
Dopo ciò chiudemmo la comunicazione con il Professore e andai ad asciugare le lacrime di Macarena.

"Ok però adesso noi vogliamo sapere che è successo." disse Denver con il suo solito sorriso a 32 denti.
Macarena mi guardò negli occhi come per cercare il mio consenso, che all'inizio avrei pensato di negare, ma alla fine decisi di darglielo.
La bionda raccontò loro della rapina ai narcos, e di quando mi sono presa due pallottole per coprirla. Io negai, l'orgoglio prima di tutto.
"Bionda, qui ti blocco, non l'ho fatto per te ma per me." dissi io cercando di non scoppiare a ridere per la cazzata appena detta.
"Zulema non ti crede nessuno." disse Tokyo, facendo ridere anche me.
E così passò la serata, scherzando, mangiando, e controllando a gruppi di 3 per volta, gli ostaggi e il direttore, finalmente avevamo un po' di pace, e volevamo godercela al massimo, non sapevamo per quanto sarebbe durata.

no rest for the wickedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora