Era da poche ore che ero arrivata a Londra ma già mi sentivo un'altra persona. Nonostante la stanchezza causata dal volo, mi sentivo viva, quasi rinata. Mi stavo dirigendo con mio padre verso la nostra casa e non potevo far a meno di notare la pace e la tranquillità che c'era in quella Londra che tanto amavo. Inspiravo l'aria fresca della notte e rabbrividivo leggermente a causa del freddo. Ma mi sentivo bene come non mai.
«Madonna, è già tardissimo» disse mio padre non appena entrato nella nostra cara e vecchia casa londinese. Appoggiò le nostre valigie in salotto e si tolse il cappotto. «Amore mio, è meglio che tu vada a dormire. Domani, ovvero oggi, sarà una giornata importante» mi disse ridendo «Papà guarda che ti stai sbagliando: l'anniversario della morte della nonna è dopo domani, o meglio domani, visto che siamo già al 7» dissi esasperata. A quell'ora della notte i miei neuroni non connettevano, e sinceramente io e la matematica non eravamo mai andate d'accordo. «Lo so tesoro, lo so. Ma ho preparato una piccola sorpresa per te» mi disse, ridendo sotto i baffi. Lo guardai con uno sguardo confuso, non riuscendo a capire. Che sorpresa avrebbe mai potuto preparami, quando eravamo sbarcati a Londra da solo due ore? «Di che si tratta?» chiesi sbadigliando. «Non ti dirò nulla. E ora su, vai a dormire, che ci dobbiamo svegliare tra circa cinque ore» «Cinque ore?! Ma non mi bastano! Devo dormire di più e lo sai» protestai «Su su, niente storie. Prendi il pigiama dalla valigia e vai a dormire in camera tua» disse, indicandomi la grande scala che portava alla mia camera da letto. Feci come mi aveva detto: presi il mio pigiama, andai in camera mia, mi cambiai e mi sdraiai nel mio amato letto londinese. L'emozione e l'eccitazione di essere tornata nella mia terra natale vennero sopraffatte dai dubbi e dalle perplessità sulla sorpresa che papà mi aveva preparato. "Preghiamo che non sia nulla di noioso" pensai, prima di addormentarmi in quel letto che non toccavo da una vita.
Alle sette, come pre annunciato, mio padre mi svegliò. Fu un trauma. Ero abituata a dormire minimo nove ore al giorno, e svegliarmi dopo solo cinque ore mi uccideva. Infatti, vista da fuori, ero un vero e proprio straccio: avevo delle occhiaie e degli occhi stanchi, trascinavo le gambe neanche fossi uno zombie. Mi sedetti a peso morto sulla sedia del tavolo in cucina e iniziai a fare colazione. Ero ancora mezza stordita quando mio padre entrò nella stanza, sistemandosi la cravatta. «Oh mio dio dove mi porti? A un convegno di avvocati?» dissi, preoccupandomi «Nonostante mi piacerebbe tanto portarti a lavoro con me no, non passeremo la giornata insieme» «E per quanto riguarda la sorpresa?» dissi, con un filo di delusione. Non mi capitava spesso di ricevere sorprese, nemmeno al mio compleanno, quindi ero abbastanza emozionata e il suo possibile annullamento mi aveva rattristato. «Tranquilla bambina mia, la tua sorpresa l'avrai comunque» mi disse, mettendomi una mano sulla spalla e sorridendo «E ora su, a cambiarti, dobbiamo andare» «Come mi devo vestire? Elegante, sportiva, casual...» «Mettiti ciò che ti fa sentire te stessa» mi disse «Ti aspetto alla macchina» concluse, prendendo la giacca e uscendo di casa.
Corsi alla velocità della luce in camera mia: aprii la valigia che avevo portato in camera e per qualche secondo osservai il suo contenuto, per scegliere l'outfit che avrei indossato quel giorno. Alla fine optai per un semplice dolcevita arancione, il mio colore preferito, e un paio di jeans blu scuro. Mi truccai leggermente, cercando di nascondere le occhiaie e apparire presentabile, presi un paio di anelli da aggiungere al mio solito anello portafortuna, che si trovava sul mio pollice sinistro, ed ero pronta. Presi una piccola borsetta dove ci misi dentro il mio cellulare, il mio lungo cappotto marroncino e raggiunsi papà alla macchina.«Quindi? Hai intenzione di dirmi dove mi stai portando?» domandai, torturandomi le mani «Sii paziente Alexia, sii paziente» mi disse, con un sorrisetto sulle labbra. Dopo pochi minuti di viaggio, arrivammo a destinazione. Dall'esterno non riuscii bene a capire dove fossimo: vedevo gente che andava e veniva, che camminava velocemente da una parte all'altra, che usciva dai quei tanti piccoli padiglioni per recarsi dentro un edificio molto più grande. «Su non aver paura, seguimi» mi disse mio padre, dirigendosi all'interno. Camminammo a passo spedito, mentre mio padre di tanto in tanto salutava qualcuno con un cenno della mano. Ad un certo punto un signore sulla sessantina ci venne incontro, con un sorriso a 32 denti stampato sul volto «Danny, amico mio, da quanto tempo che non ci si vede» disse l'uomo «Eh si Harry, è passato molto tempo da quando ci siamo visti per il tuo divorzio» rispose mio padre, abbracciandolo. «E questa Harry, è mia figlia Alexia» «Ah eccola finalmente la piccola regista della famiglia Adams» mi disse, porgendomi la mano «Io sono Harry Brandbeer e oggi sono felice di mostrarti il mio lavoro». E, da quelle parole, capii la sorpresa che mio padre mi aveva fatto. «Mio dio papà, è la miglior sorpresa che tu mi potessi fare!» gli dissi, saltandogli al collo «Un giorno da aiuto regista! Non posso crederci» dissi, ancora incredula. «Beh sono felice che ti piaccia» mi disse «Ma ora su, segui Harry. Le sue star lo aspettano» mi disse, prima di salutare me e l'uomo. «Quindi, che film sta girando? C'è qualche attore famoso? Tipo Brad Pitt? Oppure Johnny Depp? Oppure quel gran figo di Tom Holland?» chiesi, a dir poco entusiasta, mentre seguivo l'uomo lungo un infinito corridoio. Solitamente ero una persona estremamente timida ma, in quel caso, ero talmente su di giri da parlare in continuazione. «Calma, calma signorina. Mi dispiace infrangere le tue speranze, ma oggi niente colossi del cinema o la tua celebrity crush. Però devo dire la verità, sei fortunata: oggi potrai conoscere due dei più promettenti giovani attori del nostro decennio» mi disse «Credo abbiano la tua età sai? Sono veramente entrambi bravissimi, lei è già abbastanza famosa sai» «Ah si? E chi sarebbe? Magari ho già sentito il suo nome» chiesi, sempre più curiosa «Lei è Millie Bob-» disse, prima che io mi schiantassi contro una ragazza. «Oh mio dio scusami» dissi imbarazzata «Che coincidenza! Alexia, lei è Millie Bobby Brown, la star del nostro show» mi disse Harry, sorridendo. "Perfetto, sono arrivata da neanche mezz'ora e ho già fatto una figura di merda" pensai.
«Piacere, io sono Millie» mi disse la ragazza, sorridendo. «Io sono Alexia» mi presentai, molto imbarazzata «E scusami ancora per prima, è che sono emozionata e non ti avevo vista» cercai di giustificarmi. «Tranquilla, fa niente» mi disse, per poi spostare lo sguardo sul regista «Harry, io e Louis ti stiamo aspettando» «Certo cara, ora arriviamo» disse, prima che la ragazza ci voltasse le spalle. "Louis? Mi sembra di aver già sentito questo nome...Ma effettivamente è un nome abbastanza comune qui a Londra" pensai. A risvegliarmi dai miei pensieri fu Harry «Alexia, ci sei? Vogliamo andare? I ragazzi ci aspettano» «Si si certo!» dissi, prima di seguire l'uomo.
"E pensare che a Milano un'occasione del genere non l'avrei avuta" pensai.
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Essential Souls - 𝑳𝒐𝒖𝒊𝒔 𝑷𝒂𝒓𝒕𝒓𝒊𝒅𝒈𝒆 [SOSPESA]
FanfictionAlexia e Louis: due adolescenti che, a primo impatto, non hanno nulla in comune. Lei è una timida ragazza milanese dalla vita semplice e, a parer suo, monotona. Lui un ragazzo estroverso, sempre molto impegnato e spesso lontano dalla sua amata Londr...