𝐍𝐮𝐥𝐥𝐚 𝐝𝐢 𝐛𝐮𝐨𝐧𝐨

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La settimana passò molto lentamente: le ore a scuola mi sembravano durare giorni. Passavo la maggior parte nel tempo al mio banco nell'angolo della classe, un po' a seguire le lezioni, un po' a scrivere incipit di storie che non continuerò mai. Ogni tanto intervenivo e, purtroppo per me, tutte le volte che aprivo bocca la mia risposta era corretta: nell'ultimo periodo soprattutto, mi pesava molto essere considerata la secchiona della classe. Essere vista come quella che passa tutto il tempo della sua vita a studiare, senza divertirsi, senza avere una vita sociale. Cercavo di fregarmene ma, certe volte, era davvero difficile: sentire le risatine quando intervenivo, le battutine quando i professori, nonostante la loro solita faccia scocciata alla fine di ogni mia interrogazione, pronunciavano a voce alta il mio ottimo voto.

Vivien mi prendeva sempre in giro per questa mia paranoia costante. 'Ma lasciali perdere quelli lì! Sono solo gelosi della tua intelligenza' mi ripeteva sempre.
'Quando sarai famosa vedi come verranno a strisciare ai tuoi piedi e a chiedere perdono per averti fatta sentire male' così mi disse quel sabato pomeriggio, dopo la mia ennesima sfuriata, accompagnata da qualche lacrima e qualche oggetto volante. Eravamo nella mia camera: un'ampia stanza dalle pareti arancioni che, fino a poco tempo prima, erano di un grigio topo che sinceramente odiavo, ricca di mobili bianchi e un largo tappeto nero al centro della stanza. Vicino alla grande finestra si trovava il mio letto, anch'esso rigorosamente nero. Adoravo il contrasto che l'arancione delle mie pareti creava con quei due colori così opposti, così diversi, ma in fondo così completamentari. Vicino al mio amato letto si trovava un piccolo comodino bianco, con sopra una piccola luce e una sveglia in stile vintage, che stonava completamente con lo stile della mia stanza. Proprio quest'ultima, durante il mio scatto d'ira, fece un meraviglioso (si fa per dire) volo contro la finestra. Si frantumò in mille pezzi, che ricaddero tutti sul tappeto. Mentre raccoglieva i pezzi della sveglia rotta, Vivien cercava di rassicurarmi «Ma Ale stai tranquilla, come ti dico sempre sono solo gelosi della tua intelligenza. Vedrai, quando sarai famosa verranno a strisciare ai tuoi piedi, implorando il tuo perdono». A quell'affermazione sorrisi: Vivien sapeva che l'unica cosa che volevo veramente nella mia vita era riuscire a realizzare il mio più grande sogno, e che questo mi dava la forza di andare avanti, nonostante tutto. «Ma tu te le immagini quelle due là, quelle che si atteggiano sempre da dive, che pur di avere una parte in un mio film farebbero di tutto» dissi ridendo a Vivien «Sappi che se dovesse accadere voglio che tu le faccia fare le tue servette per tutta la durata del film eh....oppure trovo io un qualcosa di più crudele da fargli fare» mi disse Vivien, con un sorrisetto vendicativo sulla faccia. Scoppiai a ridere, e Vivien mi seguì. "Che dire, lei si che sa come farmi tornare il buon umore" pensai.
Buttai un occhi all'orologio e solo lì mi resi conto di che ore fossero «Porca vacca me è tardissimo! Mica volevi essere per le dieci fuori da quel locale?» domandai a Vivien «Oh merda si! E io che devo ancora fare la doccia, piastrare i capelli, vestirmi, truccarmi...» «Amore mio bello, al posto di star qui a farmi l'elenco di cosa devi fare non credi sia meglio andare un doccia? Cosi ci sbrighiamo» dissi alla mia amica, lanciandole un cuscino «Sisi capo ha ragione» mi disse, facendo il saluto militare «Io vado in doccia, lei intanto decida come vestirsi perché, al novanta percento, sono sicura che non sa ancora cosa mettersi» e detto ciò, sparì in bagno "Come fa a conoscermi così bene" mi domandai, avvicinandomi all'armadio e spalancandolo. "Mmm vediamo cosa abbiamo qui..." e iniziai a cercare l'outfit più adatto per la serata.

Un'ora e mezza dopo eravamo pronte. Come al solito Vivien si lamentava del fatto che il vestito blu che indossava le stesse male, che i tacchi la facevano sentire una scema, che le trecce alla francese la facevano sembrare una bambina di cinque anni e io, come sempre, cercavo di rassicurarla, dicendole che era una figa assurda (cosa oggettivamente vera). Quella a sentirsi estremamente a disagio ero io: indossavo di rado tacchi e vestito, ma Vivien aveva insistito perché 'sarà una serata indimenticabile', così aveva detto.
Prendemmo le nostre borse, scendemmo al piano terra e ci avviamo verso la porta. Prima di uscire salutai papà, che era sul divano a guardare un film. «Io e Vivien usciamo» si voltò a guardarci «Ammazza oh, state benissimo» ci disse. Io e Vi ridemmo. «Non è che per caso avete voglia di andarvi a mettere un felpone e dei pantaloni della tuta per uscire? No almeno sono sicuro che non avrete tutti gli occhi addosso» disse mio padre ridendo. Era molto protettivo, e questa era una delle cose che adoravo di lui. «Sai papà, mi piacerebbe molto, ma la qui presente» dissi, indicando la mia amica «Ha insistito perché mettessi questo vestito e questi tacchi quindi nulla, dovrò uscire cosi» «Va bene dai» disse rassegnato «Per che ora fai conto di tornare?» mi chiese «Non prima di mezzanotte. E detto ciò, se non le spiace signor Adams, noi dobbiamo andare, siamo già in ritardo» rispose Vivien, salutando mio padre. «E va bene ragazze, state attente» ci disse mio padre. Lo salutai con un cenno della mano, per poi chiedere la porta alle mie spalle e raggiungere la macchinetta della mia amica. «Pronta per questa seratona?» mi disse Vivien entusiasta «Vengo solo per tenerti lontana dall'alcool e da Michele ricordatelo» dissi ridendo.

Entrammo nel locale e mi trovai alquanto spaesata: non ero solita frequentare locali affollati, pieni di gente e musica alta. Vivien mi teneva la mano, e mi trascinava in mezzo alla folla, fino ad arrivare a un tavolo un po' appartato, dove c'erano una decina di persone. Quando arrivammo, Vivien si buttò tra le braccia di un ragazzo alto, moro, dagli occhi azzurri. "Ah quindi questo è il famoso Michele" pensai tra me e me. Dopo essersi salutati come si deve, ovvero dopo una decina di minuti buoni dove si sono baciati per bene e io lì, a fissarli come una stupida, Vivien si degnò di presentarmelo «Michele, questa è Alexia, ma chiamala Ada. Ale questo è Michele» io e il ragazzo ci stringemmo la mano, sorridendoci imbarazzati. «Ok, ora che le presentazioni sono finite, io e Michele andiamo a ballare. Per te non è un problema vero?» mi chiese la mia amica guardandomi con il suo solito sguardo supplicante. Sapeva bene che, a quello sguardo, non sapevo resistere. «No no tranquilla vai pure. Se non ci dovessimo vedere prima, ci vediamo a mezzanotte meno dieci alla tua macchina ok?» «Perfetto Ale. Ci vediam-». Non terminò neanche la frase che fu trascinata dal ragazzo in mezzo alla pista. «Che cosa diavolo sono venuta a fare io? Me ne sarei potuta stare a casa con papà a guardare un film» pensai a voce alta, mentre cercavo un posto tranquillo dove sedermi.
«Ma guarda chi si vede» mi urlò qualcuno in un orecchio. «Ma che cazz-» mi girai e fui alquanto sorpresa dalla persona che mi ritrovai alle spalle «Mathias? Da quando mi rivolgi la parola?» domandai interrogativa al ragazzo «Da quando tu frequenti locali del genere direi» mi rispose ridendo «Oh no no, sono qui solo perché mi hanno costretta» «Eh vabbè dai, ormai sei qui, tanto vale divertirci no?» "Cosa cazzo sta succedendo?" pensai "Mathias gentile con me? Ha per caso bevuto"
«Hai bevuto per caso?» gli chiesi «Signorina, non ricorda che siamo minorenni e che non possiamo bere alcool?» «Dai Mathias, non penserai che io sia scema. So bene che l'alcool te lo danno comunque su» gli dissi «Quindi? Hai bevuto?» «Non ancora, ma se vuoi possiamo farlo insieme» mi disse, facendomi l'occhiolino e prendendomi il polso, portandomi con lui verso il bancone del bar. "Dove cazzo è Vivien quando serve" pensai. Marco mi porse un bicchierino. Io lo guardai schifata.
«Che c'è sfiggi? Non hai mai bevuto dell'alcool?» mi disse in tono di sfida. "Eh no, stasera con il cazzo che mi faccio prendere per il culo" pensai e, in men che non si dica, buttai giù il contenuto del bicchiere. E poi un altro. E un altro ancora.
"Questa situazione non promette nulla di buono" pensai.

🧩spazio autrice🧩
Nuova settimana, nuovo aggiornamento.
Ho deciso di pubblicare solo un capitolo a settimana, perché due risultava troppo impegnativo. A settimana prossima bella gente.
Ada

Essential Souls - 𝑳𝒐𝒖𝒊𝒔 𝑷𝒂𝒓𝒕𝒓𝒊𝒅𝒈𝒆 [SOSPESA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora