𝐅𝐮𝐨𝐫𝐢 𝐏𝐨𝐬𝐭𝐨

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Mi sedetti al mio posto. Come tutte le mattine ero da sola in classe: ero sempre la prima a entrare in aula, visto che solitamente tutti i miei compagni si fermavano a parlare con i loro amici delle altre classi. Mentre sistemavo gli auricolari nello zaino e tiravo fuori il mio astuccio, sentii delle voci acute avvicinarsi alla porta. «Ma no Anna, sono sicura che Mathias si stesse sentendo con quella di seconda c, non con quella di seconda e » disse la ragazza rossa che varcò la porta. «Ma che dici Marti, sono sicura che si stia sentendo con quella della seconda e » disse la bionda alla rossa, mentre si dirigevano nei banchi davanti al mio. «Oh madonna, tu vuoi avere sempre ragione vero? Mi domando come io faccia ancora a sopportarti» sbuffò la prima. Già da quei cinque minuti avevo capito che la mattinata sarebbe stata un inferno: io, dal mio ultimo banco, avrei dovuto sorbirmi tutti i gossip del weekend dalle due galline sedute davanti a me. «Perfetto direi» sussurrai. «Come hai detto scusa?» mi disse la rossa, notandomi solo allora «Ah perché la secchiona qui sa parlare?» disse l'amica ridendo «I-io non ho detto n-nulla» risposi in imbarazzo «Senti carissima, puoi prendere in giro tutti gli altri venti compagni senza cervello che abbiamo» disse con fare superiore la bionda, spostandosi all'indietro i capelli, con una mossa veloce della mano «Ma me e Martina proprio no. Quindi ora muoviti, dimmi cosa hai detto che non abbiamo tempo da perdere noi». Erano da sempre così quelle due: vanitose, altezzose e odiose. Per mia sfortuna le ho sempre avute tra i piedi dalle elementari: non siamo mai state vere e proprie amiche, ma almeno a quei tempi ci sopportavamo a vicenda. Devo dire la verità, alle elementari non erano poi così odiose: erano solo delle bambine un po' esuberanti, ma a me davano comunque fastidio. Alle medie le persi un po' di vista, fino a quando scoprii che saremmo andate entrambe nello stesso liceo. Qualche settimana prima dell'inizio della scuola avevano organizzato un'uscita con alcuni dei nostri nuovi compagni e io, pur di evitare di fare la figura dell'asociale, accettai di andare. Quanto mai ho accettato!

Quel giorno le due ragazze erano in compagnia di un ragazzo e di altre ragazze: scherzavano e ridevano come se si conoscessero da anni. Quando arrivai e mi presentai mi sentii subito fuori posto: le quattro ragazze mi guardavano storto, mentre il ragazzo non mi rivolgeva nemmeno lo sguardo. Quel pomeriggio girammo in centro a Milano, ma sinceramente mi sentivo solo un peso: nessuno mi considerava, nessuno cercava di avere un vero e proprio discorso con me, e io non cercavo nemmeno di averlo. In fondo sono fatta cosi: se sento di non essere accettata, non cerco neanche di integrarmi. Quel giorno capii che la mia permanenza in quella classe sarebbe stata dura. E non avevo torto.
A distanza di due anni, l'unica persona con la quale ho legato all'interno di questa classe è me stessa e forse, è meglio così.

«Allora bella addormentata? Hai intenzione di rispondere o dobbiamo aspettare Capodanno?» mi domandò la rossa «Si esatto, muovit...» iniziò Anna, per poi essere catturato dalla figura imponente che entrò nella classe «Mathiass, amore mio, vieni qui» disse Anna «Io e Marty avremmo una domanda da farti». Il ragazzo in questione arrivò in pochi secondi: continuava a spostare con una mano il ciuffo biondo tinto, mentre con l'altra si sistemava lo zaino sulla spalla e con dei cenni della testa salutava il resto dei miei compagni. Arrivato dalle due ragazze, stampò sulle guance di ognuna dei baci affettuosi. «Buongiorno bellissime, come va stamattina? Che avete di cosi urgente da chiedermi?» domandò, non rivolgendomi neanche lo sguardo. «Io e Anna stavamo discutendo su una cosa...ti stai sentendo con quella di seconda c o di seconda e?» «Con quella di seconda e» rispose subito il ragazzo. In tutto ciò io fissavo i tre, chiedendomi se seriamente ritenessero questi discorsi importanti. «Grazie Mathi del mio cuore» disse Martina «Ora puoi andare» «E tu smettila di fissarci» aggiunse Anna. Solo a quel punto Mathias si accorse di me. Puntò i suoi occhi castani sul mio viso, facendomi cadere nell'imbarazzo. Quel ragazzo aveva la capacità di mettermi sempre in imbarazzo, in soggezione. «Ah ciao sfiggi, non ti avevo vista» rise tirandomi una pacca amichevole sulla spalla e andandosene. "Madonna" sbuffai , rivolgendo gli occhi al cielo. "Ti prego aiutami tu. Fammi sopravvivere anche per questo terzo anno" pregai. In quell'istante entrò la professoressa di matematica, segnando cosi l'inizio delle lezioni.

La mattinata sembrava non finire mai: nonostante avessi solo quattro ore, mi sembrava di essere in quell'aula da minimo otto. Sarà stata colpa delle varie interrogazioni, alla quale fortunatamente non ho dovuto prender parte, o delle noiose spiegazioni, ma non vedevo l'ora di uscire da quell'inferno. Quando sentii il suono della fine della quarta ora, preparai alla velocità della luce il mio zaino e mi catapultai verso il cortile. Evitai le due vanitose e Mathias, intenti a parlare di una festa che ci sarebbe stata in quei giorni e alla quale, come al solito, non ero stata invitata. Mi stavo dirigendo verso la fermata del mio autobus quando mi venne un'idea. Presi il mio cellulare ed entrai in WhatsApp.

Io sono appena uscita. Ci si becca al solito posto?

Dammi una ventina di minuti e sono da te.

Quello fu il messaggio che mi cambiò la giornata. Senza esitazione imboccai una delle piccole stradine che conducevano poco fuori dal centro. Nel giro di qualche minuto mi trovai di fronte al "Art of street": era un piccolo barrettino nascosto, un po' isolato, dove mi trovavo solitamente con lei, la mia migliore amica. Nonostante ci fossimo avvicinate solo alle medie, sembrava ci conoscessimo da una vita. Orami era parte di me, era come una sorella, la sorella che non ho mai avuto.
Entrai e mi sedetti al nostro tavolo: tra la finestra e il caminetto, nell'angolo della stanza, lontano dagli altri. Aspettai seduta la mia amica e, quando la vidi entrare, sul mio viso si fece largo un sorriso a trentadue denti. «Felice di vedermi?» mi disse ridendo. «Non stai quanto! Sappi che dovrai sopportare i miei sfoghi ora» le dissi ridendo «Tranquilla, Vivien sarà sempre qui per te» mi disse sedendosi, poggiando lo zaino a terra «E ora su, insulta chi devi insultare» rise, contagiandomi.

🧩spazio autrice🧩

Buongiorno gente. Nuovo giorno nuovo capitolo. So che questi prime parti sono un po' lenti, ma prometto che dai prossimi capitoli inizierà la vera e propria storia. Mi scuso per eventuali errori di battitura e nulla, spero che la lettura non sia poi così male. 

Ada

Essential Souls - 𝑳𝒐𝒖𝒊𝒔 𝑷𝒂𝒓𝒕𝒓𝒊𝒅𝒈𝒆 [SOSPESA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora