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Entrai alla caffetteria e raggiunsi il mio migliore amico, già intento a bersi un frullato.
«Perché ieri non mi hai detto che saresti andato al Red neon?»
«Perché non ti interessava saperlo?» parlò in modo ironico e mi diede fastidio.
«E se ti fosse successo qualcosa? E se il tizio con cui hai scopato ti avesse fatto del male? Jimin sei irresponsabile!» non mi accorsi di aver parlato un po' troppo forte finché non vidi alcuni sguardi puntati addosso.

Abbassai la testa, scusandomi, per poi riportare l'attenzione al rosa che mi guardava sconvolto.
«Non mi pare che tu sia madre e che tu debba sapere per forza dove sono. Voglio dire, tae, è un locale. A quanti locali sono andato senza che tu lo sappia? Una marea perché mi abbandoni sempre, stronzo. E non hai il diritto di arrabbiarti, sono più grande di te»

Colpito e affondato. Aveva ragione, non avevo il diritto di arrabbiarmi. Non ero sua madre e non ero tenuto a sapere qualsiasi cosa facesse.
Gli chiesi scusa, e poco dopo mi arrivò un colpetto sulla nuca.
«Smettila di farti paranoie, stupido. Comunque, com'è andato il test?»
«Molto bene, sapevo tutte le domande a parte una, ma non credo influenzi più di tanto sul voto»

Smettemmo di parlare quando un ragazzo arrivò al nostro tavolo per prendere l'ordine.
Quando alzai la testa per comunicare con lui, mi paralizzai. Era il ragazzo di stamattina.
I suoi occhi erano scuri, aveva un orecchino a forma di piuma sull'orecchio destro e le sue mani erano qualcosa di favoloso, soprattutto decorate con quegli anelli.

Jimin mi tirò un calcio sullo stinco e io mi risvegliai.
«Uhm, prendo un frappè allo yogurt, grazie» gli sorrisi, poi appuntò il mio ordine e inchinandosi se ne andò.

«Taehyung?»
Jimin mi richiamò, e io mugugnai in risposta guardando il corvino preparare il mio frappè.
«Taehyung!» questa volta mi trovai un pizzicotto sul braccio che mi fece abbastanza male.

«Ti piace?»
«Chi?»
«Come chi? Il tipo!» allungò un dito verso il ragazzo e non feci in tempo a tirargli via la mano che il corvino portò lo sguardo su di noi.
Voltai di scatto la testa, rosso dall'imbarazzo, diventando di una tonalità più scura non appena sentii il corvino avvicinarsi.

Non mi voltai nemmeno, lasciando a Jimin il dovere di ringraziare, e non appena il ragazzo fu sparito mi rimisi nella mia posizione iniziale.
«Sei stupido, cretino e pure deficiente!» iniziai ad insultarlo, dando di tanto in tanto dei calci alla sua gamba.
Non si lamentò neanche una volta, anzi, si mise a ridere.

«Dopo devo chiedergli il nome»
«Non ti azzardare Jimin, non provarci nemmeno» sussurrai, prendendo un sorso dal mio frappè.
«Perché? Lo vuoi tutto per te? Tranquillo, l'avrei chiesto per il mio migliore amico, so quanto sia timido»
«Smettila, ti picchio»
«Si, lo faresti. Ma questo non mi fermerà» mi fece l'occhiolino e poi si alzò dal tavolo.

Non lo stava facendo veramente, non per davvero,sperai.
«Jimin siediti. Per favore, vieni qui» sussurrai, sperando mi desse ascolto.
Ma non si fermò e proseguì verso la cassa, dove c'era il ragazzo.

Mi feci rosso e sbattei la fronte sul tavolo, rimasi lì finché qualcuno mi picchiettò un dito sul collo.
Presi paura ma non mi mossi, non avevo la minima intenzione di alzarmi.

«Andiamo stupido, sono io!» sospirai alla voce di Jimin e mi affrettai a prendere il mio frappè ancora pieno e portamelo dietro mentre mi alzavo.
Posai lo sguardo verso il ragazzo nuovo e vidi che ci fissava, sorridendo.

Uscii e tirai per il braccio il rosa, che non faceva altro che ridere.
«Io ti ammazzo» tirai un calcio al sedere di Jimin, ancora e ancora finché mi stancai. «Perché l'hai fatto?» piagniucolai mentre mi sedevo su una panchina a debita distanza dalla caffetteria della facoltà.
«Calmati, non l'ho fatto veramente. Ho solo pagato»

Tornammo in stanza pochi minuti dopo e mentre Jimin era impegnato a smanettare nel suo computer non so neanche cosa, io iniziai a preparami da mangiare.
In una giornata avevo bevuto solo un frappè e quello non mi riempii lo stomaco.

«Chim, vuoi ramen?» lui annuì distratto così ritornai alla mia postazione e mesi a bollire l'acqua. Poi buttai dentro il ramen e spensi il fuoco. Quando fu pronto lo trasferì in due ciotole e in ognuna di esse aggiunsi la salsa.

Chiamai Jimin che si affrettò a venire, poi insieme ci sedemmo e iniziammo a mangiare parlando del più e del meno.

***
Non ho riletto quindi non ho idea se ci siano degli errori, sono troppo occupata a guardare i mama :)

ᴡᴀʀᴍ ᴍɪʟᴋ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora