La luce del giorno era definitivamente calata oltre il mare, lasciando il posto all'oscurità e all'attesa. Avrei dovuto essere eccitato all'idea di conoscere una tra i miei autori preferiti, ma erano accadute troppe cose persino per credere che fosse tutto un sogno. Era troppo e nella mia mente si affollavano troppe domande, null'altro poteva trovarvi posto, nemmeno l’emozione. Ero stato come defibrillato, una specie di scossa aveva attraversato il mio corpo Babbano una decina di volte, sotto forma di eventi, sensazioni, paure e cos’altro? Troppo. Era tutto troppo.
Mi sedetti sulla sabbia fresca, illuminato appena dalle luci che arrivavano dalle finestre di Villa Conchiglia, guardavo l'orizzonte chiedendomi cosa ci fosse oltre perché io non lo sapevo, ma in fondo io non sapevo niente. Non sapevo più niente. Ecco perché non provavo nessuna emozione. Ero svuotato di qualsiasi certezza, dal momento che anche le mie origini erano in dubbio, pensai però a una possibilità, anche se vana: e se fossi stato un mago? Il mio stomaco si contorse per un attimo e un secondo dopo mi venne la nausea. Forse qualcuno dei miei avi era un mago, ma di certo io non lo ero, ed era peggio perché voleva dire essere un Magonò.
Mi stavo arrovellando, grattandomi letteralmente il capo, quando udii la porta aprirsi alle mie spalle.
«Sei preoccupato?» mi domandò la voce calma della McGonagall. Non l'avevo vista uscire dalla casa, ma la sua presenza non mi sconvolse.
«No!» risposi di getto.
«Sei coraggioso!» disse, mentre si sedeva accanto a me, nella sabbia.
«No…» Avevo risposto di getto, ma la verità era che non sapevo come mi sentivo. Forse ero spaventato o forse no. Chi poteva dirlo? Non certo il mio animo in subbuglio. «Voglio dire… Non lo so più» spiegai.
«Capisco! Troppe emozioni, è normale.» Lei capiva. Non erano solo parole, sembrava capirmi o sapeva fingere bene. Ma come poteva sapere come mi sentivo? Era nata strega e aveva vissuto da strega in un mondo magico, e io? Io ero un greco vissuto in Italia con un gatto che in realtà era il mio bisnonno. Il mio bisnonno era un mago e io un Babbano. Chi ci capiva nulla? Io no di certo.
«Voi dovete capire tante cose» iniziai.
«È vero, sono successe tante cose bizzarre…» Ma io osai interromperla, tenendo lo sguardo fisso sull'orizzonte.
«Ma io anche! Anche io ho bisogno di capire e a questo punto signora, io non so più chi sono.» Credo che stesse per dirmi qualcosa di saggio e confortevole, perché mi ero voltato a guardarla e nei suoi occhi, nonostante la penombra, vidi tanta dolcezza, ma un rumore ci interruppe. Qualcuno si era materializzato non lontano dal cottage.Quando rientrammo in casa scoprimmo che il signor Weasley e Bill erano tornati, portando con loro i sette volumi presi dalla mia libreria. Con un tonfo, Bill li appoggiò sul tavolo. Minerva McGonagall corse a visionarli, curiosa.
«Io vi devo lasciare» disse Bill. «Fleur mi aspetta per andare a dormire, a quest'ora si sarà preoccupata.»
«Va' ragazzo, stai tranquillo» lo salutò la madre e Arthur gli diede una pacca sulla spalla, poi Bill salutò tutti e uscì.
«Sono questi?» mi chiese Molly, ma fu la McGonagall a rispondere:
«Sono decisamente questi Molly!» Poi le porse il volume “La camera dei segreti” e la strega sfogliò le pagine vicine al segno che aveva lasciato la McGonagall.
«Arthur!» Molly chiamò il marito, ma si interruppe. Rideva con una mano davanti alla bocca. «Questo è… Sì, è il secondo anno di Ron a Hogwarts. Ti ricordi? Ti avevano rubato l’auto per andare a scuola.» Rise e Minerva McGonagall le fece eco. Il signor Weasley sbuffò faticando a rimanere serio.
«Quei due! Quante ne hanno combinate! E che guaio ho passato per quella Ford.»
«Ma… Ma voi lo sapevate che Harry aveva fatto sparire il vetro di una teca al rettilario facendo scappare un serpente brasiliano? Non sapeva nemmeno di essere un mago all'epoca» disse Molly che aveva reso il libro a Minerva e stava sfogliando “Harry Potter e la pietra filosofale”.
«Certo che no!» La McGonagall era sorpresa. «Albus non mi ha mai detto tutto sul ragazzo.»
Sembrava che io non ci fossi. Erano scioccati nel vedere la loro vita narrata tra le pagine di un libro.
«Minerva, qui dice che sembri una persona da non far arrabbiare.» Molly rise ancora.
«Ed è così» la apostrofò la professoressa, fiera, ma subito dopo la seguì tra le risate.
Era un bel momento.
«Harry vi adora tutti» mi intromisi attirando la loro attenzione. «Siete la famiglia che non aveva prima di Hogwarts ed è bello.»
Parlavo di Harry, dicevo sul serio, lo sapevo perché lo avevo letto, ma forse ero invidioso. Ero solo da tanto tempo, a parte Amplias e stavo per perdere anche lui. Speravo forse che in quella meravigliosa famiglia ci fosse un posto anche per me.
«Grazie ragazzo! Sei molto dolce» mi disse Molly scoccandomi uno dei suoi sorrisi.
Quel momento fu rotto dell’ennesimo sonoro Crack, qualcuno sembrava essere apparso fuori casa. Guardammo tutti dalla finestra, erano tre persone.
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Il ritorno di Severus Piton
FanfictionChi ci dice che ciò che abbiamo letto in un libro di fantasia non sia realmente accaduto? Chi ci può confermare che, voltato l'angolo, non possa accadere l'immaginabile? Hermo è un giovane che, passeggiando per le strade di Como, viene catapultato i...