Lo studio di Silente

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Minerva McGonagall passeggiava avanti e indietro nel suo studio, quello che per anni era stato lo studio di Silente e che poi era stato di Severus Piton, anche se per un breve periodo. Lei però ancora non lo sentiva suo. Aveva occupato il ruolo di vice preside per così tanto tempo, che diventare preside era stato inaspettato e del tutto malvoluto, per il solo motivo che lei ricopriva quel ruolo perché Albus era stato assassinato. Solo quando era salito Piton in cattedra, e lei era convinta del tradimento dell'insegnante di difesa contro le arti oscure, averebbe voluto spodestarlo, forse persino ucciderlo, ma non per prendere il suo posto per avidità. Quello era stato un anno duro, pieno di perdite e sconfitte, terminato poi con la morte di Voldemort, unico risvolto positivo di quegli ultimi e duri anni di paura.
Da allora sul castello era regnata la pace. Horas Lumacorno aveva preso il posto di Piton come direttore della casa Serpeverde e tutto era tornato alla normalità, o quasi.
Tuttavia quel giorno la McGonagall era inquieta. Era dovuta tornare a scuola nonostante fosse accaduto qualcosa di molto strano in Italia a quel ragazzo. L'Ordine della Fenice teneva d'occhio certi cambiamenti e l'apparizione di esseri come Inferi e Dissennatori sul lago di Como era stato un evento alquanto bizzarro, sperava che i suoi compagni a Shall Cottage avessero scoperto qualcosa di più.

Fu proprio in quel momento, sotto l'occhio vigile di Silente nel suo quadro e quello di Phineas Nigellus Black che la osservava dubbioso, che vide un gufo appoggiarsi sul davanzale della finestra e lo udì picchiettare il vetro con il becco. Lei corse ad aprirgli e l'uccello fece un passo all'interno, porse la zampa alla professoressa e lasciò che lei gli togliesse la piccola pergamena.
«Aspetta qui!» le disse, in tono deciso e pensieroso.
Srotolò il foglio giallastro, la calligrafia non poteva che essere quella di Hagrid.
Abbiamo novità che non posso scrivere. Vieni appena puoi.
Il fatto che uno di loro stesse scrivendo un biglietto non poteva che significare che stavano tutti bene, ma volevano vederla e non potevano dirle nulla via gufo. Non era niente di veramente rassicuranete.
«Phineas, avverti Potter che alla tana abbiamo bisogno di lui!» parlò al quadro di uno dei vecchi presidi della scuola, che assentì solenne e sparì dietro la cornice appesa al muro. La McGonagall scarabocchiò poche parole su un foglio di carta e lo legò alla zampa del gufo.
«Vai da Hagrid a Shell Cottage, appena potrò li raggiungerò.» Poi tornò alla scrivania e riaprì il volume "Maghi del x secolo" e riprese a sfogliarlo.
«Se è davvero lui, Albus, non possiamo aspettarci nulla di buono!» Sembrava parlare tra sé, ma una voce gentile la sorprese: «Non tutti i mali vengono per nuocere, Minerva. Puoi leggerlo negli occhi del povero Severus, o sulla cicatrice del coraggioso Harry».
«Ma tu non ci sei più e noi l'ultima volta ce la siamo cavata per un soffio, e con parecchie perdite.»
«Io avrò lasciato Hogwarts solo quando...»
«Sì, Albus, soltanto quando non ci sarà più nessuno che ti sia fedele.» La strega sorrise e il ritratto del vecchio mago la ricambiò, consapevole che lei lo avesse inteso.
«Beh, ho fatto chiamare Potter perché è l'unico tramite il quale possiamo scoprire la verità e poi da lì vedremo come affrontarla.»
Si abbandonò sulla poltrona, chiudendo il volume e stringendolo in grembo.
«Forse hai ragione tu, dopotutto il male non viene sempre per nuocere, ma il fatto che trovi sempre il modo di tornare non mi fa stare tranquilla.»

Il ritorno di Severus PitonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora