Soulmates-Jikook

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Era un mondo difficile.
Le anime solitarie, tradite, ferite da qualcuno si spegnevano pian piano.
Diventavano in bianco e nero, perdevano i loro colori come fiori appassiti. Prima che potessero salvarsi, restava loro poco tempo, la cura era qualcosa che ciascuno doveva trovare... prima dello scadere della vita.
In tempo perchè l'orologio nascosto nel loro cuore riprendesse a battere normalmente.
Park Jimin era una di quelle anime, in cerca di qualcuno che potesse prendere in mano i suoi colori e risistemarli nella sua anima quasi morta.
La sua ragazza lo aveva tradito, ora era una ex che detestava vedere anche solo per sbaglio.
Soffriva, si era chiuso in casa da tempo, in attesa della morte, che lo avrebbe accolto come un amico tra le sue braccia.
"Mamma, papà." sussurrò, guardando una foto. I suoi genitori lo avevano lasciato libero di prendersi un appartamento per vivere la sua vita come preferiva, abitavano troppo lontano. Lui era rimasto a Busan per studiare, ma ormai non poteva uscire di casa. Si vergognava del suo stato, sentiva le sue forze vitali scomparire mano a mano che passavano i giorni.
Bellissimi ricordi, intanto, facevano capolino nella sua mente in frantumi.

"Ciao, mi chiamo Anya, vengo dalla Russia. Perdona il mio pessimo accento... vorresti aiutarmi ad orientarmi in questa scuola?"
Jimin aveva accompagnato la ragazza nei corridoi dell'accademia di danza, si era subito affezionato a quella mezza sconosciuta.
"Ti ringrazio, ci vediamo presto." disse Anya quel giorno, lasciando un bacio sulla guancia al ragazzo dai capelli biondi.
Si erano incontrati nuovamente alle lezioni di danza moderna, spesso e volentieri ballavano assieme.
Aveva video di esibizioni con lei, molti dei quali li ricordava alla perfezione.

La morsa che sentì al petto lo costrinse a sedersi, stava male.
Non aveva la forza di chiamare aiuto, ma d'altro canto, il destino era destino.
Le anime si incontravano e a volte si distruggevano, collisioni che portavano ferite superficiali o profonde, sogni distrutti e lacrime.
Odiava le lacrime, erano così fastidiose... avrebbe voluto cliccare "off" sul pulsante della vita, per fermare quell'agonia tremenda.
L'orologio del suo cuore batteva ancora, disperato.

"Mi piaci molto." aveva confessato Jimin, un pomeriggio di primavera.
Era tutto così bello allora, lei ricambiava in tutto e per tutto i suoi sentimenti, o almeno sembrava. Uscirono insieme svariate volte, passarono mesi per arrivare al "Ti amo." Parole, forse, solo parole. Non aveva ricevuto altro che sogni distrutti dopo che lei gli aveva fatto capire cosa realmente voleva: portargli via la sua anima e la sua felicità.
Quanto poteva essere stato stupido ad innamorarsi? Innamorarsi di una donna che nemmeno lo amava... e lui nemmeno ci aveva fatto caso.

Impedì alle lacrime di uscire ancora.
Può bastare così, si disse.
Imprecò, accorgendosi che aveva il cellulare scarico, avrebbe voluto chiamare una persona.
Quella persona, che sapeva sempre come risolvere i suoi problemi.
Il suo migliore amico, Jeon Jungkook.
Si conoscevano dall'asilo, era un ragazzo meraviglioso. Era bravissimo in ogni cosa, dolce e disponibile.
Lui avrebbe solo voluto gridare il suo nome, averlo accanto a sè per confortarlo mentre aspettava la fine.
La sua persona speciale.
Il suo cuore fece una capriola.
L'orologio però, batteva un po' più piano del solito.

𝐎𝐧𝐞 𝐒𝐡𝐨𝐭𝐬 𝐬𝐮𝐢 𝐁𝐚𝐧𝐠𝐭𝐚𝐧 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora