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"Bravissimi ragazzi!" Namjoon si complimentò con i suoi 6 compagni per l'eccellente concerto appena concluso.
Erano apparentemente tutti felici nonostante la stanchezza, e dopo aver mangiato qualcosa vennero accompagnati in hotel: ciascuno di loro aveva una camera singola, e si diedero la buonanotte prima che ognuno entrasse nella propria.
Il primo ad entrare in camera fu Jungkook, bisognoso di privacy e solitudine come mai prima di quel momento. Si spogliò, per poi dirigersi in bagno ed aprire l'acqua della vasca, che divenne immediatamente calda, per poi immergersi al suo interno, riempiendola del suo bagnoschiuma preferito.
Chiuse gli occhi, mentre nella testa aveva ancora il concerto di quella sera, forse il più brutto della sua vita dopo quello in cui si era sentito male. Per colpa di uno stupidissimo mobile si era fatto male ad una caviglia, e non aveva ballato.
Era stato orribile non potersi esibire con le coreografie, restare seduto su una stupidissima sedia tutto il tempo.
"Probabilmente ora i fan mi odieranno." pensò, sconfortato. "Gli hyung saranno delusi da me, sono stato davvero uno stupido a farmi male in quel modo..." appena riaprì gli occhi, uscendo dalla vasca, si accorse che la caviglia si era gonfiata ancora un po', così decise che la crema sarebbe stata la scelta migliore. Con fatica arrivò fino al letto, poi si cambiò, stringendo i denti quando si mise le calze.
Indossò il pigiama grigio, come i suoi pensieri in quel momento.
Si sentiva una rosa selvatica, in quel momento, uno di quei fiori che crescono senza domandare il permesso a nessuno, rovinando le pareti delle case come edera, e i Bangtan erano la sua casa, i fan pure.
Le A.R.M.Y. sicuramente lo avrebbero trattato come un fallito, un piccolo bimbo incapace di controllare sè stesso e le proprie azioni.
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Si sentiva così stupido, così incapace, quasi fuori posto, nel posto sbagliato al momento sbagliato, un errore.
Desiderava sparire, smettere di crescere nel giardino sbagliato che era la sua vita, e cercarsi una strada diversa per non dare fastidio a nessuno.
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Per non piangere.
Per non sentirsi un fallito.
Per smettere di versare lacrime davanti al pubblico, per non sembrare uno stupido che non sa prendere le conseguenze delle proprie azioni.
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Scese fino al bar dell'hotel, vestito in modo da non essere riconosciuto, e bevve più di quanto si aspettava.
Non reggeva troppo bene l'alcool.
Arrivato in stanza, si tolse i vestiti, rimanendo solo in pigiama, perchè il calore derivato dall'alcool gli impediva di stare molto coperto.
La sua mente vagò verso un'intuizione per riuscire ad esaudire il desiderio di sparire.
Fu così che decise di tagliare da sè il ramo che lo legava ai Bangtan, il ramo che lo aveva reso una rosa selvatica nel posto sbagliato.
Non ci volle molto per avere una buona idea, gli bastò premere il tasto dell'ascensore e andare fino al tetto. Era così disperato da non riuscire a dormire, avrebbe voluto farlo la mattina successiva, ma gli dava quasi fastidio la sua sola esistenza.
Salito sul tetto, si trovò nel bel mezzo di uno spettacolo mozzafiato: il cielo blu era pieno di stelle, ma questo non cambiò affatto la sua decisione.
Sarebbe stato parte di quel cielo, presto.
Molto, molto presto.
Camminò lentamente verso la bassa recinzione che circondava il tetto, e vi ci sedette sopra, seppur con tutto il dolore alla caviglia che sentiva.
Osservò un'ultima volta il bellissimo blu sopra di lui, brillante e rassicurante, come quello di casa.
Forse stava rendendo grande un problema che ad occhi esterni poteva sembrare quasi banale, ma per lui era davvero; davvero importante.
Lui, Jeon Jungkook, era parte della dance line, e non poteva evitare di esibirsi, di ballare e far divertire gli A.R.M.Y.
Finalmente riuscì a sfogarsi, le lacrime uscirono senza chiedere nemmeno il permesso, gli occhi così lucidi da riflettere le stelle.
"Jungkook!" una voce in lontananza ruppe il rumore della solitudine che si era creata attorno a lui. "Che ci fai qui? In camera non c'eri, io ero venuto a portarti una cosa... una cosa che avevi lasciato in camera mia ieri dopo la live, scendi da lì!" era Jimin, terrorizzato da ciò che stava vedendo.
Sentì dei passi: erano tutti gli altri.
Ormai li riconosceva dal modo in cui camminavano, si conoscevano da tanto tempo, ma lui era sempre stato un peso per i suoi hyung.
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Lo avevano cresciuto loro, e lui li aveva ripagati facendo un disastro prima di un concerto.
Uno di quelli del loro tour internazionale, erano tutti così felici quando lo avevano annunciato alle A.R.M.Y. e lui, Jeon Jungkook, aveva rovinato l'esibizione a tutti i ragazzi.
"Scendi da lì." la voce di Namjoon arrivò chiara alle sue orecchie.
"Jungkook, non fare pazzie." aggiunse Hoseok.
I suoi hyung erano tutti davvero preoccupati, ma il più piccolo aveva le sue ragioni.
"Non posso restare ancora. Io ho rovinato tutto, ho rovinato tutto come una rosa selvatica che cresce indesiderata in un giardino. Voi mi avete cresciuto da quando sono entrato nel gruppo, e l'unica cosa che sono riuscito a fare è stata rovinare un concerto facendomi male. Non sentitevi male quando me ne andrò, sono stato bene con voi, abbiamo condiviso tanti sogni, tutti bellissimi." forse per l'emozione, forse per l'alcool nel suo corpo, continuò il discorso. Quelle erano le parole più sincere che avesse mai detto. "Seokjin-hyung, Yoongi-hyung, Hoseok-hyung, Namjoon-hyung, Taehyung-hyung e tu, Jiminie-hyung, non siate tristi. Vi ho voluto davvero tanto, tanto bene. Siete la cosa più preziosa che ho, davvero. Questi anni con voi sono stati preziosi, sono stati bellissimi.
Abbiamo riso, pianto, festeggiato insieme. Abbiamo registrato video di tutti i tipi, partecipato agli show, parlato tutti un pessimo inglese tranne il nostro leader. Siamo riusciti a ballare, a rendere felici tanti A.R.M.Y. e le nostre famiglie. I nostri sogni sono diventati realtà, non dimenticherò nulla di tutto questo.
Siete stati la mia bellissima famiglia..." le lacrime ormai erano incontrollabili, e non riuscì a continuare: era arrivato il momento.
La sua pelle, fredda per via della temperatura esterna, venne sfiorata da una mano calda, che poi lo prese per il polso: Jimin.
Si sentì trascinare via da lì quasi a peso morto, e crollò per via dell'alcool.La luce che entrava dalla finestra era forse troppa, ma significava che il suo piano probabilmente aveva fallito.
Quando riuscì a mettere a fuoco meglio le cose, si accorse di essere nella sua camera d'hotel.
Era coperto con un lenzuolo, e aveva una borsa del ghiaccio sulla caviglia dolorante. Quando sollevò la testa sul cuscino, vide il volto preoccupato di Jimin che lo osservava.
"J-Jiminie?"
Venne immediatamente avvolto in un abbraccio, sentendo il corpo di Jimin tremare: stava piangendo, lo stava facendo per colpa sua... era così dolce. Si era dichiarato a lui una settimana prima di quel concerto, ed era un amore ricambiato, che avevano suggellato con un bacio.
Inaspettatamente, gli arrivò uno schiaffo, sempre dalla stessa persona. Da mamma protettiva, ora Jimin sembrava trasformato in versione evil eomma.
"Jungkook, dio mio, che cosa stavi per fare, te ne rendi conto?!" urlò il più grande dei due, lasciandolo sotto shock. Quando Jimin si arrabbiava era abbastanza spaventoso. "Tipo che ieri sono venuto a cercarti e non ti ho trovato, per fortuna che ho visto l'ascensore salire e ho immaginato correttamente che fossi tu lì sopra, altrimenti saresti morto... ed io sarei solo, capisci?! Lo capisci, quanto cazzo ti amo, idiota?" oltre che arrabbiato, Jimin era ancora scosso dall'accaduto.
Jungkook si massaggiò la guancia appena colpita, poi si alzò di scatto dal letto, per correre verso il bagno.
Dopo aver espulso ogni traccia d'alcool dal suo corpo, il suo ragazzo gli porse una pastiglia per diminuire il mal di testa che lo stava costringendo a rimettersi sdraiato sul letto.
"Mi scuso per prima." sussurrò Jimin. "Ma mi hai fatto prendere un infarto, sei maledettamente stronzo a volte. Non ti preoccupare per quello che è successo, poteva farsi male chiunque di noi. E Jungkook, ho scelto la rosa selvatica più bella di tutte, che non ha rovinato nulla, ma lo ha solo reso ancora migliore di ciò che era. La famiglia dei BTS è così, senza uno di noi non sarebbe lo stesso, credimi. Inoltre; non devi dimenticare che gli A.R.M.Y. ci sosterranno sempre.
Ti voglio bene, Kookie." gli lasciò un bacio delicato sulle labbra, poi si sdraiò accanto a lui.
Jungkook si strinse al suo corpo caldo, felice come mai prima, aggrappandosi al suo dolcissimo fidanzato.
ℓเҡε α ωเℓ∂ ૨σรε🌹•fine•🌹