Again ❄️ Asheiji

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Sarebbe stato un Natale così triste, quello che si accingeva a passare Eiji. Il ragazzo si era trasferito a New York dal suo Giappone per un master in fotografia. Gli piaceva, quella città: era grande e soprattutto era fatta di luci. Sembrava respirare, avere un cuore pulsante che batteva al ritmo di questa o quella canzone pop, trasmessa dai grandi schermi pubblicitari. Era bella, bellissima. Ma il verde rugginoso della Statua della Libertà non poteva certo competere con quegli occhi di giada che, penetranti e indagatori e vividi nei suoi ricordi - nonostante fossero passati due lunghi e dolorosi anni, lui non li aveva dimenticati - continuavano a tormentarlo.

Per quanto amasse New York, la vita lì era costosa, molto più costosa che in Giappone, ed Eiji lo dimenticava sempre. Anche se i suoi genitori lo aiutavano pazientemente, inviandogli in modo regolare delle modeste somme di denaro per permettergli di studiare facendo una vita dignitosa, i suoi saltuari lavori come fotografo a questo matrimonio o quella festa non erano certo abbastanza da pagargli gli studi senza che si riducesse in condizioni misere ogni fine del mese. Arrotondava come poteva, certo, ma il suo inglese era ancora timido e scarso, e non aveva molte esperienze nella vita di tutti i giorni, quindi nessuno lo aveva ancora assunto.

E la cosa non gli sarebbe nemmeno stata troppo male, se non che era solo come un cane in quella città bellissima e dannata, e avrebbe passato il primo Natale lontano da casa con l'unica compagnia dei muri scrostati del suo appartamento, di qualche ramen precotto e del suono della TV che blaterava in inglese cose di cui capiva meno della metà. Sospirò.
Non aveva risparmiato denaro a sufficienza per tornare a casa, in Giappone, e quindi sarebbe stato solo, solo proprio nel periodo in cui tutti festeggiavano il calore di una famiglia.

Mise una grossa "X" sul quadratino del ventiquattro dicembre che svettava in rosso sul suo modesto, semplice calendario, e accese la vecchia televisione gettandosi sul divano con un altro sospiro.
Da quanto tempo non lo vedeva?
Ripensò a quel momento, due anni prima, in ospedale; ripensò a come quegli occhi di giada erano nient'altro che un vaso ricolmo di una tristezza tanto profonda da stringergli il cuore al solo pensiero, ripensò a come lui gli avesse donato ognuna delle poche cose che aveva, delle poche cose che gli erano rimaste dopo quella vita così piena di dolore. Ripensò a lui.

Il suo nome non osava nemmeno dirlo. Non lo pensava, non lo sussurrava e non lo urlava. No, lo teneva gelosamente custodito nella scatola chiusa a chiave del suo cuore, che sarebbe probabilmente rimasta inaccessibile per il resto della sua vita. La chiave del suo cuore l'aveva data a lui, gli aveva dato tutto ciò che dargli era concesso, e lui l'aveva protetta con la vita.
Il cuore gli si strinse. Era morto. Che cosa ci faceva lui a New York?

In giro aveva detto che era per la fotografia. Bugie. Aveva raccontato che prendere il master lì sarebbe stato più soddisfacente che farlo a casa. Bugie, bugie, bugie.
Inconsciamente, o forse neanche poi così tanto, era tornato negli Stati Uniti perché sperava di rivedere quegli occhi verdissimi che lo avevano stregato dal primo momento. Perché sperava? Perché si costringeva ad un dolore costante, alla consapevolezza che l'unico vero amore che aveva avuto era già bello che andato, perché si costringeva a passare di continuo la lama della memoria sulla ferita del suo cuore, che mai più si sarebbe cicatrizzata?

Ma gli occhi di Eiji erano bendati dalla speranza che non avrebbe mai perso, il suo cuore risanato di continuo dal ricordo della promessa che lui gli aveva fatto, la dolcezza del suo animo era un balsamo per le ferite del suo animo stesso. E così il ragazzo sperava, sperava di rivedere quegli occhi verdissimi, sperava di poter ammirare di persona ogni singola venatura di quelle iridi di giada almeno un'altra volta.
Lui lo aveva già sorpreso una volta, in cui era stato dichiarato morto per poi presentarsi ai suoi occhi più vivo che mai. Sarebbe stato capace di farlo un'altra volta, vero?

Twelve Days of ChristmasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora