Finally Found You ❄️ Soukoku

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Ogni volta che sono depresso per come vanno le cose al mondo, penso all'aria degli arrivi dell'aeroporto di Heathrow.
È opinione generale che ormai viviamo in un mondo fatto di odio e avidità, ma io non sono d'accordo.
Per me l'amore è dappertutto.
Spesso non è particolarmente nobile o degno di nota, ma comunque c'è.
Padri e figli, madri e figlie, mariti e mogli. Fidanzati, fidanzate, amici.
Quando sono state colpite le Torri Gemelle, per quanto ne so nessuna delle persone che stava per morire ha telefonato per parlare di odio o vendetta. Erano tutti messaggi d'amore.
Io ho la strana sensazione che, se lo cerchi, scoprirai che l'amore davvero è dappertutto.

(Love Actually)

❄️

Immaginate lo stesso aeroporto, l'aeroporto di Heathrow, e immaginate di vedere un ragazzo da solo, in piedi accanto a un nastro trasportatore vuoto e in movimento.
Un ragazzo alto, magro, dai capelli scompigliati e l'aria indifferente, con le mani infilate nelle tasche di un lungo cappotto beige.

Quel ragazzo sono io, Osamu Dazai.

Ho trascorso gli ultimi tre quarti d'ora ad aspettare una valigia nera che a quanto pare è andata dispersa durante lo scarico bagagli del mio volo.
È abbastanza comprensibile, se si pensa che mi trovo in un aeroporto immenso, appena prima di Natale e nel bel mezzo di una pandemia mondiale.

Indubbiamente avrei preferito essere a casa già da un pezzo, salutare i parenti e correrei dai miei amici.
Tuttavia, il fatto di non essere l'unico rimasto in questo salone freddo e pieno di spifferi mi fa sentire in buona compagnia: c'è un'altra persona che sta aspettando insieme a me, seduta su una delle sedie metalliche dal momento in cui ci è stata comunicata la notizia del bagaglio smarrito, e non sembra particolarmente contenta di trovarsi qui.
È un ragazzo, non saprei dire se più vecchio o più giovane di me. L'unica cosa evidente è che è molto più basso.
È ben vestito, indossa un completo nero con tanto di cravatta, che durante l'attesa ha allentato, e camicia bianca, di cui ha appena slacciato i primi due bottoni.
Anche se il primo dettaglio che mi è saltato all'occhio, non appena l'ho notato tra la folla di passeggeri accalcati fino a un'ora prima, sono i capelli: delle ribelli onde rosse naturali che gli cadono disordinate sulle spalle.
È quel tocco selvaggio del tutto in contrasto con il suo modo di vestire impeccabile a renderlo interessante già a un primo sguardo.

Decido di andare a prendere posto accanto a lui, sedendomi e accavallando le gambe, e cerco di trattenermi dal voltarmi a osservarlo. Nonostante sia più che evidente che non mi sono seduto lì per puro caso, con tutti i posti vuoti che ci circondano.

Estraggo dalla borsa "Suicide for Dummies", un libro a cui sono particolarmente affezionato, regalatomi per scherzo da un amico in un periodo della vita particolarmente buio, in cui ho più volte preso in considerazione l'idea di abbandonare il nero di questo mondo.
Conosco a memoria ogni tecnica descritta tra quelle pagine, dalla più semplice alla più ingegnosa, dalla più dolorosa alla più divertente.

E, senza sapere esattamente il perché, mi trovo a sfogliarlo sotto lo sguardo curioso della persona accanto a me.
È innegabile che mi farebbe piacere scambiare due chiacchiere con lui, ma, pur non sapendo quale potrebbe essere il modo migliore per approcciarmi a un ragazzo simile, razionalmente non avrei mai scelto la guida suicida per attirare la sua attenzione.
Mi sono semplicemente fidato del mio istinto infallibile, anche se questa volta non sono convinto abbia fatto un gran lavoro.

- Non hai niente di meglio da leggere? -

Infallibile.

Mi volto a guardarlo: - Tu cosa mi consiglieresti? -

Twelve Days of ChristmasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora