Cap. 9

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Joe camminò a lungo, perdendosi negli stretti vicoli del quartiere per trovare un po' di solitudine.
Faceva freddo ma lui non lo sentiva, e il buio era lì per supportarlo.
Se avesse avuto una relazione normale, adesso sarebbe corso immediatamente da Rose, di nuovo, per fare l'amore ancora, in continuazione fino a consumarsi i muscoli, ma non era in una relazione normale e quella donna era una prostituta.

Una voce acuta nella sua testa gli disse che se sua madre avesse saputo una cosa del genere le sarebbe sicuramente venuto un attacco di cuore.
L'avrebbe guardato con quel suo solito sguardo rugoso e corrucciato, segnato dall'età e dalla stanchezza, con quegli occhi neri come la pece pronti a giudicarlo ancora e ancora per le sue scelte.

Sospirò profondamente, appoggiandosi contro un muretto. Non sapeva neanche quanto lungo avesse camminato e per dove, ma per il momento andava bene così. Buttò un occhio sull'orario del cellulare e si rese conto che erano ancora le sei del mattino, il sole sarebbe sorto a breve ma per il momento guardò la luna ancora alta nel cielo, luminosa come il viso di Rose che non accennava ad abbandonare la sua mente, e si diede ancora una volta dell'idiota troppo sentimentale. Perché ne era così ossessionato? Quella ragazza suscitava dentro di lui sensazioni che non aveva mai provato fin ora, che lo facevano sentire come se stesse volando.

Forse, si disse, stava solo idealizzando ciò che per lui era l'essere innamorato. Non lo era mai stato prima di allora, nemmeno nei suoi anni d'adolescenza. Era troppo occupato a sopravvivere ai bulli e alle mali lingue per poter pensare all'amore e alle cotte giovanili.
Il pensiero per un attimo gli fece ritornare alla mente le parole di Seth, e l'incubo che era stato essere tormentato da quel maledetto moccioso di Thomas Wade.
Era incredibile. Era un adulto fatto e finito e ancora si faceva condizionare dal ricordo degli anni di scuola, i peggiori della sua vita. Come si faceva ad essere così infantili? Seth aveva ragione.

Quando Joe iniziò a scorgere finalmente i raggi del mattino, si staccò finalmente dal muro e si stiracchiò, pronto per tornare a casa e prepararsi per andare a lavorare. Sperava almeno di scusarsi con il suo amico prima, non era felice all'idea che le sue paranoie potessero allontanare Seth da lui.

«Joe?» Una voce interruppe i suoi pensieri, bloccandolo sul posto. Quando si girò, i suoi occhi si spalancarono.
Rose era davanti ai suoi occhi, vestita in abiti sobri, con un grazioso vestitino a fiori che le cadeva sulle ginocchia e delle scarpe da ginnastica troppo consumate.
Per un attimo il ragazzo pensò di star avendo una visione, ma poi alzò lo sguardo dietro di lei e si rese conto dell'enorme cartellone con la scritta Red Rose che anticipava l'entrata del locale.
Non ci credeva, aveva camminato così tanto che era istintivamente tornato da dove era venuto, ovvero dal posto in cui aveva giaciuto con la sua, ormai, più grande ossessione.

«R-Rose...» Balbettò in imbarazzo. Cavolo, quella era davvero il momento sbagliato per incontrarla di nuovo. E se avesse pensato che fosse uno stalker? Gli faceva venire un infarto solo l'idea.
«Pensavo fossi tornato a casa.» Anche lei parve vagamente a disagio, e si spostò una ciocca scura dietro l'orecchio.
Joe rimase immobile. Era strano vederla in quei panni, sembrava totalmente diversa dalla donna audace e intraprendente che lo faceva impazzire sotto le lenzuola. Adesso sembrava una ragazza normalissima, forse anche un po' timida.

«Ci sono tornato, ma...ho avuto un battibecco con il mio coinquilino e sono uscito di nuovo per fare due passi, non pensavo che sarei arrivato di nuovo fin qui.» Confessò, evitando il suo sguardo.
«Ah, capisco.» Rispose lei.
Un silenzio imbarazzante cadde su di loro.
Avevano fatto sesso, più volte, per tutta la notte avevano condiviso i loro corpi, e adesso sembrava quasi che non si conoscessero, e che tutto quello che avevano vissuto non fosse mai accaduto.

«S-stai benissimo con questo vestito...» Buttò lì Joe, concentrandosi sulle pieghe soffici dell'abito che le accarezzavano le gambe.
Rose fece un piccolo sorriso e si strinse la borsa sotto la spalla.
Vestita così, sembrava quasi una ragazzina, e per un breve attimo l'uomo si rese conto di quanto giovane fosse in realtà, quanto fosse pulito il suo viso e candida la sua espressione. Eppure in lei si celava qualcosa, lì, sotto la maschera da donna adulta cresciuta troppo in fretta, sotto la pelle toccata da troppe mani per potersi godere la pudicizia dell'adolescenza.

Quel Sapore Di RosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora