P r o l o g u e

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Sono le cose che amiamo di più, a distruggerci.

— Hunger Games, Il Canto della Rivolta, I.
...

December 1990.

Questa sera il locale è pieno. Nonostante le feste siano alle porte, sembra chiaro che il popolo londinese non possa fare a meno di una dolce cioccolata calda, o di un pasticcino appena sfornato. La signora Foster sarà esausta, indaffarata com'è dietro al bancone.
Il che è tutto dire.

" Alfred, smettila di bighellonare, e vieni ad aiutarmi! E tu, John, prendi quelle tazze."

Il modo in cui comanda i suoi dipendenti mi fa sorridere, ma devo nascondermi o altrimenti chiamerà anche me. Così prendo il libro che stavo leggendo e via, passo dopo passo mi rifugio nelle cucine. Il calore qui è asfissiante, ma è pur sempre meglio del salone gremito di gente. Mi avvicino ad una pentola che emana un certo odorino, scoprendo poi essere di crema alla vaniglia. Sembra deliziosa.

" Hey, Signorina, cosa stai cercando di fare? Guarda che chiamo la proprietaria!"

A rimbeccarmi è il signor Gremlin, pasticciere e capo cuoco, Re della cucina e scorbutico so tutto io. Ma ormai è troppo tardi per i rimproveri, perché ho già preso un cucchiaio ed ho assaggiato un po' di crema. Me la sento ancora sulle labbra, e lui non tarda a notarlo. Sembra paonazzo.

" Tu, mascalzona!"

Ad un tratto mi si getta contro ed io corro via, sfuggo ai suoi insulti e mi riparo dalla ciabatta che mi lancia, passando sotto due camerieri che trasportano una torta e che mi urlano poi contro.

" Scusate!"

Urlo, concitata, per poi aprire la porta del retro e fiondarmi giù dalle scalette. Poi corro via, e mi rifugio dietro un cassonetto dei rifiuti. Sento Gremlin sbattere furiosamente la porta, fermarsi sulle scale e riprendere fiato. Poi sbuffa, e borbottando qualcosa fra se' e se' torna dentro. C'è mancato poco.

Faccio per alzarmi, ma qualcosa, o meglio, qualcuno, mi blocca. Ai miei piedi, un uomo alto, dal colorito pallido ed occhi di ghiaccio, m'intrappola contro il muro. Rabbrividisco, e mi faccio piccola piccola.

" Ragazza, tu hai del talento."

Mormora poi, accovacciandosi verso di me e porgendomi una mano. Ora che l'osservo meglio, noto che ha una cicatrice sulla fronte, probabilmente derivante da un doloroso taglio. Mise trasandata e capelli brizzolati, ha un po' di barbetta incolta ed un naso piuttosto storto. Il suo sguardo, poi, è ombroso, come se avesse chissà quali segreti da nascondere.

Non è male, anche se sinceramente incute un po' di timore. Di certo non è il principe azzurro, ma nemmeno l'uomo nero.

Così mi faccio coraggio e cerco di rispondergli a sangue freddo, anche se il mio cuore va all'impazzata.

" Talento? Ma io non ho fatto niente."

Affermo, titubante, prendendo poi la sua mano e tirandomi su. Lui mi aiuta, poi in un secondo mi lascia andare, facendomi per poco cadere a terra. Mi sono fidata del fatto che continuasse a reggermi, ma sembra un tipo piuttosto imprevedibile.

" Così dici, eh? Eppure, io ti ho visto. Nella cucina. Correre, schivare un colpo, e scivolare qui fuori."

Continua, ed io sgrano gli occhi, sconvolta.

Gazza Ladra Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora