XI

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Una settimana dopo...

Il rombo di un motore proviene dal cortile d'ingresso, facendo un gran baccano e portandomi a tappare le orecchie. È incredibile come essendo soltanto al secondo piano io riesca a sentirlo.

" Fatelo smettere..."

Borbotto, spostandomi infastidita tra i cuscini e girando la testa dall'altra parte. Sento Costance ridacchiare mentre tira le tende; la luce del sole dà il suo buongiorno. Se non fosse per l'incontro con David, me ne starei volentieri ancora al letto.

" Ma chi è, Costance?"

Mormoro, ancora assonnata, il rumore sempre più forte. Non riesco a capire se sia un tosaerba oppure un automobile. Qualunque cosa sia, comunque, è irritante. Sbuffo, mettendomi seduta, mentre vedo la mia domestica affacciarsi dalla finestra.

" È il Signor Harold, Signorina. Credo che qualcuno debba andare in città... Vedo un uomo scendere gli scalini, ma non capisco chi sia... E poi c'è il signorino Adrian che lo accompagna."

Udendo quel nome scatto all'istante, facendo un balzo ed avvicinandomi a lei. Pare stupita, ma mi lascia un po' di spazio per guardare. Eccolo...

Adrian, visibilmente infastidito, fissa con noncuranza l'automobile nera, scendendo con molta calma gli scalini. Accanto a lui riconosco immediatamente Stan, socio di David, che borbotta qualcosa mentre raggiunge l'auto. Si starà lamentando di Adrian, poco ma sicuro. Noto, infine, Harold dietro il finestrino; attende i due pazientemente, le mani sul volante.

Mi domando dove stiano andando. Forse è per una lezione, ma chissà.

Mi ritraggo in fretta, tornando a sedermi sul letto. Costance apre l'armadio e mi posa dei panni sulle ginocchia.

" Il signor David mi ha raccomandato di non farle fare tardi. Si vesta, avanti. Poi l'accompagnerò in giardino."

" In giardino?"

Chiedo, stupita, mentre sollevo la maglia del pigiama. Costance si volta, dandomi la schiena, mentre comincio a vestirmi in fretta.

" Sì, in giardino. Il signor David terrà la vostra lezione lì, quest'oggi. Mi ha lasciato perfino le chiavi dello studio. Devo rassettare, sa?"

" Sì, va bene."

Mormoro, poco convinta, infilando i pantaloni. Mi chiedo quale sia il motivo di questo cambiamento, ma immagino che David sia stufo di impartire nozioni in quello scarno ufficio. Probabile che voglia passare all'azione. Ho i brividi solo al pensiero.

" Puoi girarti."

Comunico, e lei annuisce, ripiegando il mio pigiama e posandolo sulla cassapanca davanti al letto. Poi inizia a rifarlo, lisciando le lenzuola e coprendo i cuscini.

" Costance... hai notizie di mia sorella?"

Con in mano la trapunta, si blocca a mezz'aria. Mi guarda, impietosita ed intimorita, mentre scuote debolmente la testa.

" No, signorina Morgana. Mi dispiace..."

Mi lascio sfuggire un triste sospiro, lasciandomi cadere sulla sedia. La guardo piegare la trapunta sotto gli angoli del letto, mettere in ordine i cuscini e passare un panno sopra il comodino.

Chissà cosa starà facendo Sophie. Chissà perché non mi risponde.

" Ma la lettera è stata consegnata, vero?"

" Certo che sì, signorina. Il postino è una persona molto precisa, vedrà che avrà la sua risposta in un baleno."

Ma non mi servono quelle parole, non ho bisogno di essere consolata. Così annuisco, mentre Costance finisce di mettere a posto e si avvicina alla porta. Mi guarda, facendo poi cenno di alzarmi.

Gazza Ladra Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora