Ammetto di aver pensato, all'inizio, che quest'uomo fosse un tantino ambiguo. Ma mai mi sarei aspettata fino a questo punto. David vuole rapinare un'Accademia, in Scozia. Tra tutti i posti possibili ed immaginabili, lui ha scelto un istituto scolastico. Rimango senza parole, mentre la cameriera raggiunge il nostro tavolo." Salve, Signor David! Ordinate qualcosa?"
Io sono troppo scossa per parlare, o per fare qualsiasi cosa, in realtà. Così lascio a lui le ordinazioni, facendogli un piccolo cenno con la testa.
" Sì, Barbie; portaci due caffè, di cui uno corretto, e due specialità della casa."
La cameriera annuisce, poi lui le rivolge l'occhiolino e lei arrossisce violentemente. Io alzo gli occhi al cielo, osservandola prendere i menù e andare via.
Disgustoso è dire poco." Ma insomma, si può sapere cosa hai nella testa?"
Borbotto, e lui inarca un sopracciglio. Sembra non capire.
" Mi spieghi come faremo a rapinare un'Accademia, per di più in Scozia? E poi, cosa ci sarebbe di tanto prestigioso? Tu sei matto."
" Io sono un genio, invece. Sai perché? Perché conosco ogni angolo di quella scuola, ogni passaggio, ogni gradino. La ricordo ancora bene, potrei perfino disegnare la planimetria a memoria..."
Spiega, ed io mi zittisco, posando una mano sulla guancia e ascoltando le sue parole.
" Ricordo altrettanto bene l'ufficio della Preside, un vaso d'argento ed un gioiello nascosto dietro un dipinto. Se nulla da allora è cambiato, e se il tesoro è ancora lì, tutto andrà liscio come l'olio."
" Quindi è un gioiello che vuoi rubare?"
Chiedo, e lui annuisce, gli occhi che si fanno due fessure. Fissa il vuoto, sta pensando a qualcosa.
Forse ripercorre mentalmente quelle mura che tanto ritiene di conoscere." Esattamente, ma non sarà un gioiello qualunque.
Ciò che ruberemo è il diadema della fondatrice dell'Accademia, la signora Rose SparrowJay, dal valore di quattro miliardi di dollari."Mi sento mancare. Quattro miliardi di dollari, solo per me. Per noi. Potrei garantire a Sophie una vita da regina, se solo riuscissimo nell'intento.
" Caspita, con quella cifra sì che potrò risolvere i miei problemi!"
Mi lascio sfuggire, ma il mio entusiasmo scema ben presto, non appena lui mi fulmina per l'ennesima volta con lo sguardo.
" Chi ti ha detto che quei soldi spettino solo a te?"
" Perché, a chi altri dovrebbero spettare?"
Continuo, e lui scuote la testa.
" Ad altri tre ragazzi, Morgana. Quattro miliardi di dollari, per quattro fortunati come voi."
La cameriera arriva con le nostre ordinazioni e, mentre ci serve, io cerco di metabolizzare l'accaduto. Lui vuole che io lavori in un gruppo? Non capisco.
Quando rimaniamo soli, lo guardo adirata.
" Tu non me l'avevi detto, questo. Mi hai fatto sembrare come se fossi l'unica!"
Alzo la voce, sbattendo una mano sul tavolo e facendo perfino girare quei vecchietti nel bel mezzo della partita. Io alzo loro una mano, come per scusarmi, e bisbigliano qualcosa prima di tornare al gioco. David, dal canto suo, sorseggia il suo caffè con calma.
" Ti ho detto che mi sembravi quella giusta, e questo è vero. Ma non ho mai detto che saresti stata la sola."
Ad un tratto mi sento presa in giro. Mi alzo di scatto, ormai furiosa, ma qualcosa mi blocca.
La sua mano mi stringe il polso.
" Siediti. Non ho ancora finito di spiegare."
" Non mi interessa... e lasciami!"
Borbotto, ma lui rafforza la stretta.
" Credo che ti interessi, invece. Siediti, ho detto."
Spaventata e col polso ora dolorante, mi rimetto seduta. Lui annuisce, poi mi lascia andare. Rimango in silenzio, prendendo poi la tazza di caffè.
" Come stavo per dirti, Morgana, questo furto richiederà mesi di preparazione. È per questo motivo che tu vivrai con me e gli altri, fuori città. Sarò io ad ospitarvi."
Sgrano gli occhi, la bevanda che per poco non mi va di traverso.
" Che cosa?!"
" C'è bisogno di collaborazione per un lavoro del genere; stando insieme imparerete a fidarvi l'uno dell'altro, a conoscervi. In poco tempo diventerete un'unica, seppur piccola, famiglia."
" Mia sorella è già la mia famiglia!"
Sbotto, agitandomi sul posto. Mai avrei pensato di dover abbandonare Sophie, non così, non per uno sconosciuto. Questi, tra l'altro, non sembra neppure toccato. Si limita a scrollare le spalle, con aria annoiata.
" Se decidi di unirti a me, a noi, sarà meglio che ti occupi di lei. Mandala da qualche parente, un pro zio magari, o qualcosa del genere."
Lo fisso contrariata, pronta ad aprire bocca.
Lui, però, mi zittisce. Con un' unica frase d'effetto." Ma insomma! Li vuoi questi benedetti soldi o no?"
La mia mente lavora freneticamente, pensando a come comportarmi, a cosa fare. Alla fine, però, solo una cosa ha la meglio...
" Sì."
Mormoro, flebilmente. Non riesco a credere di averlo detto davvero.
" Come pensavo, mia cara. Come pensavo."
Ora è tutto compiaciuto, e finisce il suo caffè con un sorriso. Poi, mentre inizia a mangiare un pezzo di torta, mi dà l'ultimo colpo di grazia.
" Passerò a prenderti dopo Natale, lasciandoti il tempo di sistemare ciò che devi. Per l'anno nuovo dovrai essere libera da ogni impegno, perfino dal tuo attuale lavoro."
Gli avevo detto che non mi sarei licenziata tanto presto, ma a quanto pare mi sbagliavo. Quest'uomo pretende tutto, pronto a rubare la mia identità e il mio vissuto. Ma non posso fare altrimenti.
Lacrime amare iniziano a colare sul mio viso. Mi volto di scatto, come a nascondermi, come se lui non meritasse cotanta debolezza. A dirla tutta, è l'ultima persona che vorrei mi vedesse in questo stato.
" Io... devo andare."
Biascico, infine, alzandomi per la seconda volta dalla tavola. Questa volta, però, non mi trattiene.
Credo abbia capito che ho bisogno di stare da sola." Fai pure. Mi ritroverai, tra qualche settimana, al solito posto. Buone feste, Morgana."
Dopo avermi congedata, torna a mangiare la torta. Dal canto mio, invece, mi allontano il più possibile dal tavolo, da quel locale, fino a varcare l'uscita e correre a per di fiato verso casa. Mi darò malata, quest'oggi.
Un mal di testa improvviso ha tolto ogni mia voglia di starmene in giro.
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Gazza Ladra
Mystery / Thriller" Tanto per essere chiari, la vita di un impostore può essere come un gioco a carte; un grande mazzo, un paio di jolly e zero possibilità di errore. In mano solo una carta a tuo favore. Ora dimmi, Morgana; oseresti mai una prima mossa?"