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" Allora, Morgana; come hai passato le vacanze?"

Durante il tragitto David si avvicina pericolosamente a me, un braccio steso proprio dietro il mio schienale. Io mi sento mancare. Quello sta facendo è sbagliato, sbagliatissimo, e dovrebbe allontanarsi. All'istante, anche.

Tutto ciò che faccio io, invece, è scostarmi leggermente verso il finestrino, lo sguardo rivolto al paesaggio. Stiamo lasciando Londra, e verdi colline e campi di fiori iniziano a farsi spazio tra le strade tortuose.

" Bene, sì. Tutto sommato non è andata male..."

Deglutisco a fatica, mentre sento il suo sguardo su di me. Invece è andata male eccome, David. Tutto per colpa tua. O forse mia. In lontananza, su un ponte, scorgo un treno sopra delle rotaie. Sophie. Chissà cosa starà facendo, ora. Ha sempre odiato i viaggi lunghi.

" Oh, mi fa molto piacere. Spero che tu ti sia riposata abbastanza, perché ciò che faremo consumerà molte energie... Ma questo penso l'avessi già capito..."

Sussurra, malizioso, ad un centimetro dal mio viso. Io non mi giro, mi sento come bloccata, lo sguardo catturato dal verde della campagna. Sembra stia alludendo a qualcosa, ma non voglio immaginare a cosa. Mi fa troppa paura in questo momento.

Tutt'a un tratto Harold, che non ha parlato per mezz'ora, ci interrompe in un lampo.

" David, amico, sai cos'è successo al Castello?"

" No, Harold... Cos'è successo?"

Borbotta, alzando gli occhi al cielo e ritraendosi, lasciando andare la mano e sedendosi compostamente. Noto Harold dallo specchietto retrovisore: sorride compiaciuto, e sembra rivolgermi un rapido occhiolino.

Mi ha salvata.

" Oh, David, il caos più totale! Costance ha rovesciato un'intera brocca di vino sul tavolo, macchiando la tua tovaglia preferita... Dico io, poteva stare più attenta, no?!"

David sbuffa, poi si sporge verso i sedili anteriori. Guarda Harold, e sembra rivolgergli un' occhiata torva.

" Mi hai interrotto per questo, Harold? Per una stupida domestica pasticciona?"

" Pensavo dovessi saperlo. Tutto qui."

L' amico non è spaventato, anzi. Continua a guidare come se nulla fosse, maneggiando il volante con sicurezza e affrontando ripide curve. Ora le colline vengono sostituite da fitti alberi e cespugli, strade strette e secondarie. Sembra di essere in un bosco.

" Già, certo."

Brontola David, poi si allontana e torna al mio fianco. Mi rivolge un ultimo sguardo prima di estrarre un giornale dalla tasca ed iniziare a leggerlo; grazie al cielo, credo proprio non mi darà più fastidio. Poi, però, proprio mentre la vettura svolta bruscamente in una stretta stradina, mi rivolge un'ultima parola.

" Comunque mi riferivo al piano, Morgana. Puoi dormire sonni tranquilli."

Afferma, questa volta a voce più alta, come se non stesse parlando solo con me. Dal suo sguardo, però, trapela ancora una strana malizia. Io non rispondo, limitandomi ad annuire e a chiudere gli occhi.

Dopo all'incirca quella che potrebbe definirsi mezz'ora, ci fermiamo davanti ad un enorme cancello in ferro battuto. Di lato, a destra, un cartello recita: " Castello di proprietà degli Sparrow. Allontanarsi."
Gli Sparrow... Sparrow. Perché ho come l'impressione che questo nome l'abbia già sentito?

" Aspettate qui, vado ad aprire."

Mormora Harold, ed io annuisco, mentre David lo osserva prendere le chiavi ed aprire ciò che ci separa dall'interno. Poi torna in auto, e mette in moto.

Gazza Ladra Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora