IV

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Il mondo spezza tutti e poi molti sono forti proprio nei punti spezzati.
      — Ernest Hemingway.

...
January 1991.

Il treno è fermo sulle rotaie, il suo vagone che attende; Sophie, però, non vuole andare. Si stringe nella giacca che le ho ricucito con molta cura la sera prima, e si tiene ben stretta alla grande valigia che ha in mano. La vedo spaesata, se non intimorita. Tra tutte quelle persone, gente che viene e che va, sembra farsi piccola piccola.

Ora provo tanta pietà, e mi avvicino a lei, gli occhi fissi sul mezzo che la porterà via da me. Le poso una mano sulla spalla, la stringo forte.

" Sophie, io..."

" Non dirlo, Morgana. Non dire che ti dispiace."

Mormora, distaccandosi in un attimo. Si volta verso di me, guance decorate da lacrime ed occhi taglienti. È arrabbiata, arrabbiata che io le faccia abbandonare Londra, casa sua, i suoi amici e tutto il resto. Ma come posso spiegarle che lo sto facendo per lei, per noi?

Quello che sa è che ho trovato un nuovo lavoro, ma all'estero e che non può restare sola. Da quando gliel'ho comunicato, dalla cena di Natale, sono certa che mi disprezzi. Forse con tutta se stessa.

" Potevi mandarmi da qualunque altra parte, ma non da lui, non da papà."

Sophie mi rinfaccia la scelta da me intrapresa con tanto disgusto, ed anche qui non posso che rimanere in silenzio, accettando il fatto che ho sbagliato, che sto commettendo un errore. Il fatto è che è troppo tardi per aggiustare le cose.

David, l'aguzzino che mi ha convinta a diventare qualcuno che mai avrei pensato di essere, è qui con noi. A pochi passi, perlomeno. Ha deciso di accompagnarmi, perché temeva non riuscissi a lasciarla andare. " Io rimarrò in disparte, solo perché tu lo sappia. Ma devo venire, Morgana. Devo vedere con i miei stessi occhi ciò che farai."

Così è stato anche per il mio lavoro, d'altronde. Con la scusa di una ciambella, è entrato proprio durante il mio turno ed è rimasto seduto come commensale fino a quando non mi sono licenziata. Ha assistito a tutto, alle lacrime della proprietaria, alla consegna del mio grembiule e al dispiacere dei miei colleghi. Mi volevano bene.

Mi domando se meritassi il loro affetto.

" Dagli la lettera, Sophie. È il minimo che possa fare. Poi spiega tutto quanto, da cima a fondo. Vedrai che..."

" Ciò che hai scritto non cambierà le cose! Tantomeno ciò che dovrò dire io!"

Ora batte i piedi a terra, una bimba capricciosa alla quale è stato strappato il suo giocattolo preferito. Sembrava così matura quella sera, quando mi consolava e si dispiaceva della nostra situazione, della nostra sfortuna e miseria. Allora perché adesso pare non capire?

" Papà potrà essere stato crudele in passato, è vero, potrà essere stata la persona più spregevole di questo pianeta, potrà anche aver abbandonato mamma dopo la... la malattia..."

Deglutisco a fatica, gli occhi ora pieni di lacrime. Non riesco ad andare avanti.

Mi volto verso David; è seduto su una banchina, a leggere un giornale. Eppure so che non lo legge per davvero. So che ci sta guardando. Torno a guardare mia sorella, che ora mi guarda delusa e vorrebbe essere ovunque, tranne che qui.

Gazza Ladra Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora