13 Le Isole Sorelle

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Fortunatamente Jiang Cheng e Jin Zixuan furono ammessi alla presenza di Naritachi per discutere tutti assieme su cosa fare per Wei Ying, arrivando ad una decisione difficile ma giusta. Il ragazzo sarebbe rimasto a Sānchóng bǎoshí durante tutta la maternità fino al parto, garantendogli la sicurezza e la calma, di vitale importanza per la buona riuscita del parto. Per evitare possibili sbalzi di stress e irritazioni, Wei Wuxian non avrebbe avuto la possibilità di uscire dai confini dell'arcipelago, potendo ricevere visite dall'esterno soltanto una volta al mese, colpa anche della guerra contro i Wen. Per buona sorte, il gruppo si era portato dietro anche i bagagli della futura madre, per cui lei poteva cominciare a soggiornare lì già da ora. I cinque - compresa Yan Zeren - tornarono al porto sulla spiaggia e salirono a bordo dell'imbarcazione. Gli ultimi furono Lan Zhan e Jiang Cheng.
"Non fare il solito casinista mi raccomando", si preoccupò di dire il fratello.
"Non te lo posso promettere".
"Fai il serio per una volta".
"Io? Serio? Ma sai perlomeno chi sono?".
Wei Ying ridacchiò; il fratellastro scosse la testa col facepalm, e sospirando montò sul margine dell'imbarcazione.
"Stai attento" disse Lan Zhan, stringendogli con amore le mani "dico davvero".
"Hanguangjun, tu mi conosci. Sai che cercherò di tornare da te?"
"E sai che non puoi per il bene tuo e del bambino? Per amor del cielo non fare il cretino come al solito".
"Sì...vabbè, ci proverò. Questi monaci non si dimenticheranno di me tanto facilmente".
Rise, interrotto dal partner che lo baciò sulle labbra. Fu un bacio casto, ricco di sentimenti e di affetto. Quando si separarono, gli occhi di Lan Wangji erano leggermente lucidi, e lo sguardo più triste e cupo.
"Lan Zhan...non ti preoccupare. Ci vediamo il prossimo mese okay?".
Ma il fidanzato non rispose. Con dolore, gli lasciò delicatamente le mani e raggiunse i compagni mettendosi composto. Dopo aver salutato Wei Ying e avvertito sul pessimo carattere della madre, Zeren fece partire la barca, scomparendo poco dopo nel muro di nebbia. Sospirando, Wei Wuxian tornò al tempio, precisamente nel vihara, e la prima cosa che vide fu Naritachi in piedi, con la faccia e il corpo rivolti verso la finestra, intenta a guardare fuori.
"Che sia chiaro" cominciò a dire quest'ultima con voce dura "solo perché sei in gravidanza e appena arrivato non ti aspettare di venir servito e riverito. Per quanto mi riguarda, sei allo stesso livello degli altri monaci: avrai i tuoi compiti da svolgere e seguirai le regole del Sangha".
"L'unica cosa che chiedo è che non mi facciate fare cose troppo faticose".
"Lo so non sono stupida. E ora, è giunto il momento di mostrarti le Isole Sorelle".

Naritachi iniziò effettivamente a spiegare il tutto solo quando raggiunsero la punta nord dell'isola Buddha, dove ci stava un grosso pontile e approdate una trentina di barche che potevano portare quattro persone per volta. In lontananza si intravedevano in maniera chiara le coste di entrambe le isole, distanti forse un paio di chilometri fra loro tre.
"Sānchóng bǎoshí vuol dire Triplice Gemma, proprio perché l'arcipelago è composto da tre isole sorelle di forma quasi sferica. Noi al momento siamo nella Buddha, dove si trova il tempio e i luoghi più importanti. Adesso noi andremo a nordest, verso l'isola Sangha".
Naritachi mollò l'ormeggio della prima barca che trovò e una volta che aveva fatto salire Wei Wuxian lo raggiunse per poi partire.
"Ogni isola ha le sue funzioni particolari" proseguì "Buddha è il luogo della preghiera. Nell'isola Sangha si trovano i mercati, i luoghi di caccia e di agricoltura, ma anche le abitazioni della stragrande maggioranza dei Venerabili".
"Ma i monaci non vivono nel tempio?".
"Inizialmente sì, ma poi la comunità si è allargata e ho dovuto far spostare la popolazione laggiù".
"Io dormirò con loro?".
"No. Avrai la tua stanza vicina alla mia nel tempio, per cui starai a Buddha".
Tirò un sospiro, e quasi con dolore guardò a nordovest.
"Là c'è l'isola Dharma. Lì seppelliamo i nostri morti, e in un edificio a parte si studia e si medita".
Dopo poco più di un'ora attraccarono al porto dell'isola Sangha; la spiaggia era composta da sabbia rosa e a dare il benvenuto ci stava una fila palme a mo di barriera naturale. Ci pensarono due giovani Bhikkhunī a legare la barca e far scendere i due nuovi arrivati. Erano due ragazzine di forse tredici anni, con una lunga tunica arancio e le teste pelate.
"Svaagat he", dissero in contemporanea.
"Shubh prabhaat", rispose Naritachi.
Le due chinarono le teste con le mani giunte e se ne andarono. La donna e il ragazzo dovettero costeggiare la costa prima di cominciare a vedere un po' di vita vicina all'acqua, e più entravano nell'entroterra più vedevano la prosperità umana. Al centro infatti c'era un grosso paese, composto da grossi appartamenti e case a più piani, con negozi all'aperto e al chiuso e piccoli locali. Seppur grosso, il tutto era recintato da un gigantesco semicerchio di foresta, attraversato da un lungo fiume. Nel villaggio, iVenerabili si comportavano in maniera usuale, come se non fossero monaci dediti alla preghiera, bensì persone normali, in un contesto di vita normale.
"Tutto ciò che si mangia e si beve qua proviene dal nostro territorio" disse Naritachi "siamo autosufficienti al cento per cento; i prodotti che non consumiamo li mettiamo da parte in caso di carestia. Non ci manca nulla".
"Non avete mai pensato di commerciare col mondo esterno? Potreste non solo provare cose nuove ma anche diventare più ricchi".
"Cercare la ricchezza va contro il principio della Via di Mezzo".
"E sarebbe?".
"Per stare bene nel corpo e nello spirito, la persona deve stare nel mezzo tra la ricchezza e la povertà. Noi non siamo mercanti in cerca di potere e denaro, ma nemmeno monaci che vivono di sola elemosina. Il benessere sta nel sapere quando è troppo e troppo poco. Ricordalo".

L'ultima parte del tour consisteva di visitare la parte spirituale dell'isola Dharma, il resto era perlopiù composto da macchie di salici piangenti e colline rocciose, con la spiaggia composta da ciottoli di pietra e spuntoni affilati. Il cielo si era ingrigito e c'era più freddo di prima; con quell'aria così spettrale e del cinitero, l'isola Dharma era il posto meno abitato e frequentato dell'arcipelago.
"A est c'è il cimitero" cominciò Naritachi "mentre a ovest la Tiáojiě yuàn, dove vi sono la biblioteca e innumerevoli stanze per la meditazione".
"Capita. Certo che Sānchóng bǎoshí è un vero e proprio labirinto".
"Lo so. Essendo l'abate non potrò starti sempre vicino, perciò ho fatto in modo che tu fossi seguito da un Venerabile che conoscerai tra poco".
"Sarà il mio medico personale?".
"No, quello lo sono io e basta. È un cortigiano: si prenderà cura di te dal punto di vista morale e spirituale. Più ricevi attenzioni su questo fronte, più il bambino crescerà sano e il parto sicuro per entrambi".
Con due grandi salici piangenti all'ingresso, la Tiáojiě yuàn era molto simile a Meandri delle Nuvole, con la sola differenza nell'utilizzo dei colori. Infatti, le venature e le impalcature erano verde acqua, mentre il tetto e il resto dell'edificio era bianco e color oro. Per accedere al portone principale c'era una lunghissima scalinata, e Naritachi si fermò improvvisamente a guardarla. Non capendo, Wei Wuxian la imitò e capì il motivo di tutto ciò. Stava scendendo gli ultimi due gradini una figura umana che poi li raggiunse in pochi passi, mostrandosi con più chiarezza. Come altezza, era tra Wei Ying e Naritachi, i capelli lunghi fino a terra e sciolti, decorati con un piccolo copricapo a forma di drago cinese attorcigliato su sé stesso. Gli zigomi erano alti e quasi sottopelle, ma tutto sommato il volto era molto bello, femminile e quasi dolce; la carnagione era pallida con le guance rosate e le labbra sottili. Gli occhi erano due gemme di ametista che illuminavano il volto. Il suo corpo, sinuoso e sensuale - ma con un seno piatto, quasi invisibile - era nascosto da due strati di vestiti. Il primo era composto da una maglia corvina stretta in vita e pantaloni dello stesso colore. Nel secondo strato erano compresi un coprispalle ambrato, lungo fino a terra e legato al bacino con un cordino, un paio di stivali neri e un ventaglio legato in vita.
"Wei Wuxian ti presento-".
Il ragazzo la interruppe facendo il baciamano all'estraneo, volendo per una buona volta fate il galantuomo.
"È un onore conoscere colei che mi seguirà in questo percorso così difficoltoso", disse con suprema galanteria, stupendosi di sé stesso.
"Vi ringrazio molto, ma temo che il mio aspetto vi abbia confuso. Io sono un uomo".
La voce confermò le sue parole.
Era profonda, ma dolce e rassicurante, e la completa mancanza del seno non faceva altro che dargli ragione.
Wei Ying avrebbe voluto suicidarsi per la vergogna, ma ci pensò Naritachi a spezzare quell'imbarazzo.
"Lui è il mio fidato consigliere e segretario, il Venerabile Shang Pàntú. Sarà il tuo cortigiano".
A guardarlo sembra simpatico e comprensivo, pensò Wei Wuxian
Chissà se sarebbe stato così, o avrebbe vinto il detto l'abito non fa il monaco.

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