41 Ài vuol dire amore

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Wei Wuxian si mise davanti a Mei Ling in segno di protezione, mettendosi in posizione di combattimento con le braccia visto che era disarmato. Colui che aveva aperto la porta era per forza un Alfa, che avendo sentito l'odore della ragazza l'aveva seguita fin lì. L'odore degli Alfa lo conosceva molto bene, eppure a causa della tempesta non sapeva riconoscerlo.
"Chi sei tu?", gridò.
Avrebbe lottato con le unghie e i denti pur di proteggere sua figlia. Mei Ling si rintanò nell'angolo della stanza sul letto, tirando fuori la spada e tenendola stretta nella mano in caso di necessità. La figura neoarrivata era scura nella penombra del porticato, ma un fulmine in lontananza permise ai due di poter vedere lo sconosciuto. Un uomo alto e muscoloso nascosto da strati di vestiti bianchi e con una sacca rettangolare sulla schiena, bagnato fradicio. E un coprifronte.
"Che hai fatto a mia figlia?".
La voce di Lan Wangji rimbombò potente dentro alla stanza, serio ed apatico.
"N-nulla" rispose Mei Ling mettendo Gēqǔ nel fodero "mi ha ospitato a casa sua e permesso di stare meglio".
Il padre guardò l'altro uomo con circospezione per poi raggiungere la figlia, esaminando le sue condizioni di salute con occhi e gesti esperti.
"Ti devo dire una cosa importante papà".
"La dirai a casa. Non è sicuro per te stare qua".
"Ma è importante veramente! Ricordi le parole a cui si riferiva il collega di Yan Zeren? Parlava della mamma e io-".
"Mei Ling".
L'uomo la fissò dritto negli occhi, due pepite d'oro lacerate dal tempo e il viso tirato dalla stanchezza fisica e psicologica.
"Per favore, sono esausto. Andiamo a casa".
"E se ti dicessi che la mamma è vivo?".
La sua espressione si mutò radicalmente. Infatti, fu come se avesse preso una scossa elettrica, ingrandendo gli occhi e guardando la ragazza con fare confuso. E un poco curioso.
"Vivo in che senso?".
"Vivo! Cioè, nel corpo di un altro, ma vivo".
"E chi sarebbe questo?".
"Lui".
Guardò Wei Wuxian, e subito il giovane si sentì sotto al mirino dell'uomo che aveva di fronte. Erano da soli, quindi in teoria non doveva avere paura di lui - anche perché era suo marito tecnicamente parlando - eppure la sua stazza su di sé lo fece tremare, anche perché il corpo di Mo Xuanyu era più basso rispetto a quello del Patriarca Yiling.
"Wei Ying non avrebbe mai scelto il corpo di un pazzo".
"Ehm...come prego?".
"Ho indagato sul tuo conto. Sei il figlio illegittimo di Jin Guangshan e tua madre era una delle sue serve. Sei stato mandato a studiare a Lanling per diventare coltivatore per poi essere cacciato, accusato di aver violentato sessualmente dei confratelli. Da allora sei uscito di senno e la salute mentale è degenerata".
Wei Wuxian conosceva purtroppo la propria condizione, ma non poteva provare la propria vera identità senza qualcosa di compromettente. Lan Zhan era uno a cui stava ai fatti, e le parole non potevano essere utili in questo momento.
"Mei Ling" il padre guardò rabbioso la figlia "non puoi credere a ogni cosa ti si dica".
"Ma lui ha detto-".
"Tua madre è morto! Ammazzato da tuo zio Cheng e non tornerà più tra noi!".
"Ma non è vero! Sa cose che solo la mamma saprebbe!".
"E ti sembro il tipo che si fa abbindolare da tutto e da tutti?!".
Il suo grido si abbinò con un verso gutturale proveniente dalla strada, accompagnato da un tintinnio metallico. Wei Wuxian uscì istintivamente, fregandosene della pioggia. E lo vide: uno zombie adibito con vestiti scuri e ai polsi delle manette distrutte, dai lunghi capelli neri e la pelle grigiastra, due pozze di latte a posto degli occhi.
"Wen Ning...".
La creatura fu attirata dall'odore di Mei Ling ed entrò nella casa ruggendo; Lan Wangji sguainò Bichen, pronto a combattere. Lo zombie emise un verso mostruoso, ma quando fece per attaccare si udì il rumore di uno strumento a fiato. Tutti si girarono a guardare l'origine di tutto ciò: Wei Wuxian. Stava suonando un dizi ricavato da una canna di bambù, gli occhi di un rosso acceso e le dita che si muovevano veloci ed esperte. All'inizio Wen Ning lo fissò e basta, ma poi corse fuori dalla casa e oltre le abitazioni, scomparendo del tutto. Poco dopo il giovane ripose il flauto nella fascia e chiuse la porta col catenaccio, ma all'improvviso avvertì alle spalle due braccia stringerlo a un corpo caldo e forte. Sentì un peso sulla spalla destra e vide il mento di Lan Zhan, visto che vi aveva appoggiato il volto.
"Lan Zhan...".
L'altro non disse nulla, ma lo abbracciò più forte ed affondò il viso nell'incavo del collo, singhiozzando.  Wei Ying sentì quel punto della pelle bagnarsi e comprese che stava piangendo; si separò delicatamente da lui e gli strinse dolcemente una mano, accarezzandogli la guancia con l'altra.
"Ài, guardami".
Hanguangjun obbedì, alzando leggermente la faccia. Gli occhi erano lucidi e le lacrime gli stavano solcando le guance, rovinando quel volto così candido e perfetto.
"Lan Zhan io-".
"Per tredici anni ti ho atteso. Per tredici anni ho pregato di poterti rivedere, anche per un solo momento. E ora...sei qui, vivo...da me, da noi...perdonami per aver dubitato di te".
La voce era ferma, ma il volto era lo specchio che rifletteva i suoi veri sentimenti. Felice e triste allo stesso momento. Wei Wuxian non esitò e lo baciò sulle labbra, ricambiato immediatamente. Lan Wangji lo strinse a sé con un braccio mentre con la mano libera gli accarezzava la testa e il collo, chiudendo gli occhi per assaporare quel turbine bellissimo. Gli divorò la bocca famelico, gustando il sapore di quelle labbra carnose, nuove ma contemporaneamente già conosciute. Il suo amore era tornato, ma stavolta non avrebbe permesso a nessuno di portarglielo via.

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