Il giorno di Natale, qualche ora più tardi da quando si erano visti l'ultima volta a casa di Harry, Louis stava bussando alla finestra della sua camera.
Il riccio sorrise quando andò ad aprire, venendo avvolto dalle braccia di Louis attorno al suo collo un attimo dopo. Ricambiò il suo abbraccio, stringendolo a sé come se non lo vedesse da mesi. Il giubbotto di Louis era freddo contro il maglione natalizio che gli aveva regalato Anne quel giorno, ma il suo respiro sulle guance era caldo ed Harry non voleva si staccasse.
Louis lo baciò mentre era ancora fra le sue braccia, le sue labbra ghiacciate contro quelle di Harry calde e morbide. Forse c'era un po' di euforia in quel bacio, come se Louis fosse in estasi, tenendo il viso di Harry fra le mani, anche queste fredde. Ghiacciate anzi.
"Harry!" Louis lo colpì, spingendolo leggermente, appena si tolse il giubbotto. "Harry," stavolta non lo urlò, nascose la faccia sull'incavo del collo di Harry dove piazzò un piccolo bacio, riavvolgendo il riccio in un abbraccio. "Mi hai scritto una canzone."
Non guardò Harry per un po', nascondendosi contro il suo collo come se non volesse farsi vedere da lui. Restò abbracciato a lui e basta, anche quando Harry gli iniziò a passare delicatamente le dita fra i capelli.
Qualche secolo dopo, Harry non capì quanto tempo fosse passato, ma dopo quella che sembrò un infinità Louis lo guardò finalmente. Aveva gli occhi pieni, pieni di qualcosa che Harry non seppe spiegare. Non era sicuro se fosse ammirazione o qualcosa di simile, ma Louis sembrava un po' un bambino che guarda la propria mamma dopo che questa gli ha preparato il suo piatto preferito. "Perché- Quando hai iniziato a scriverla?"
"Il giorno dopo la festa in cui ci siamo conosciuti."
Louis ci mise un attimo a immagazzinare l'informazione, aprì la bocca forse per dire qualcosa ma la richiuse poco dopo. I suoi occhi stavano vagando sul volto del riccio e le sue dita fra i suoi capelli. "Perché ti ho detto che avrei voluto una canzone su di me?"
"Perché, non lo so. Ho pensato che meritassi una canzone e, insomma, te l'ho scritta. Anche se non ti conoscevo all'epoca, ho continuato a scriverla mentre iniziavo a conoscerti sempre di più e non credevo di dartela mai in realtà. Non credevo mi potessi piacere così tanto da arrivare a fartela leggere." Abbassò lo sguardo fino a guardarsi i piedi, stava arrossendo.
"Pensi veramente le cose che hai scritto?" Louis era spaesato, il suo tono di voce quando fece la domanda era pacato, forse dubbioso. Harry non voleva fosse dubbioso.
"Si. L'ho iniziata a scrivere perché qualcosa di te mi aveva colpito, e all'inizio era solo fisico, ma poi ho conosciuto te, la parte di te oltre la parte esteriore e" Harry non sapeva bene come poter dire quel che voleva dire, in realtà non sapeva neanche cosa dire, era forse più spaesato di Louis ora, "sei l'unico che mi fa provare le cose che ho scritto, Louis. Te l'ho detto, sei tu. Voglio te."
"Provi veramente queste cose," riprese il foglio con la canzone e lo guardò per un attimo, "grazie a me." Harry non capì se Louis fosse sul punto di piangere, o sul punto di urlare e correre per la stanza. Stava guardando il foglio come se non credesse a quello che Harry gli stava dicendo, come se si sentisse preso in giro, o come se non stesse nemmeno ascoltando. Harry non capì il perché. Poi gli apparve la voce di Zayn nelle orecchie che mesi prima gli aveva detto "è una cosa nuova per lui quella che sta provando adesso, non crede che qualcuno possa provare qualcosa per lui". E semplicemente continuò a passare le dita fra i capelli di Louis e a lasciargli piccoli baci sulla testa, il ragazzo aveva di nuovo nascosto il volto sul suo petto. "Lo senti il mio cuore, Louis?"
Louis annuì leggermente con la fronte contro il petto di Harry, portò la mano all'altezza del suo cuore, e anche se Harry non poteva vederlo, lo sentiva sorridere contro il tessuto della sua felpa. "Sei tu che lo fai battere così."
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For your eyes only || larry stylinson
FanfictionSe qualcosa di infinito è potente, importante, Harry Styles si chiese perché tutte le cose che più gli facevano paura fossero infinite. Eppure, qualsiasi cosa in realtà poteva essere senza inizio e senza fine, le cose che scriveva ne erano un esempi...