capitolo quattordici

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...

Cosa successe dopo la festa fu, beh, fu e basta.

Harry cercò di chiamare Gemma non appena si fu allontanato abbastanza da non essere più visto da Louis. La prima volta che provò a chiamarla, Gemma non rispose.

La seconda volta che provò a chiamarla, Harry stava piangendo.

"Gemma?"

"Hey Harry, vengo a prenderti?"

Poi la voce di Gemma iniziò ad abbassarsi.

E poi sparì.

"...piangendo?"

Poi rimase solo il buio. Harry aveva paura del buio. Il buio lo soffocava, lo stringeva e schiacciava finché non riusciva più a respirare.

Respirare.

Harry forse non stava respirando. No. Sicuramente non stava respirando. Ed era così facile non farlo, era naturale, semplice. Cercava l'aria, la trovava, la teneva in mano e sapeva di averla, ma contemporaneamente non l'aveva. Ce l'aveva in mano ma sapeva, sapeva che non ce l'aveva veramente.

Harry provava a respirare. Provava. stringeva l'aria fra le mani, e questa gli scivolava via. Più lui cercava di riprenderla, più gliene serviva.

"Gemma?"

Forse non lo disse veramente, forse le sue labbra erano immobili, forse l'aria lo stava zittendo. Il buio lo stava zittendo. Ed Harry era soffocato dalla forza di entrambi. Aria e buio.

Aria e buio.

Mentre cercava di raggiungere uno dei due, l'altro lo prendeva per i fianchi e lo bloccava. E non importava quanto Harry si dimenasse, quanto si opponesse. Era insignificante, piccolo, minuscolo.

Il buio era infinito, forse era questo che spaventava di più Harry. Non il buio in se, ma l'infinità.

Non c'era un inizio, non c'era una fine. Come i suoi paragrafi. Harry capì il perché, era più semplice. Era più facile non prendere decisioni, decidere quando una cosa deve iniziare e quando deve finire. Harry questo non sapeva farlo, non sapeva, non poteva decidere. Forse allora il buio è geniale, nessuno l'ha creato, nessuno può dirgli quando finire. Non finirà mai.

È questo che fai quando non prendi una decisione, dai potere, come Harry faceva con ciò che scriveva, dava potere, si sottometteva. E se si sottometteva a qualcosa di così piccolo, a delle parole scritte su un foglio, ad un insieme di lettere nere, come poteva sopravvivere al buio?

Non poteva. Lo sapeva, e quella era la parte peggiore. La consapevolezza. Sapere di non avere una via di fuga, o forse ce l'aveva, Harry ce l'aveva, l'aria. Ma non era forte abbastanza per arrivarci. Ecco cosa gli serviva.

Un po' d'aria. Solo un po' d'aria.

•••

"Harry?" Gemma bussò due volte prima che la sua testa apparisse in camera di Harry.

Harry era già sveglio, stava fissando il soffitto da quasi mezz'ora. Gli sembrava di avere la testa vuota in quel momento, mentre guardava il bianco sopra di se non aveva pensieri, non stava pensando a nulla, e la cosa era quasi piacevole da un certo punto di vista. Per questo quando abbassò gli occhi verso la sorella, che era ancora sulla porta, gli dispiacque un po'. "Come stai?"

Gemma entrò finalmente, Harry si tirò su a sedere, e la sorella si sedette di fianco a lui. "Sto bene Gem, non serve che ti preoccupi per me, okay? Sto bene."

For your eyes only || larry stylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora