capitolo 5

244 16 0
                                    



Una brezza autunnale increspava a tratti i prati verdi attorno ad Hogwarts; aveva smesso di piovere ormai da un po' ma a marcare l'arrivo di ottobre era la temperatura piuttosto bassa e fredda, l'erba era umida e il terreno fangoso. Quel sabato mattina il capitano della squadra di quidditch di grifondoro era già di buon ora al campo e aspettava che tutti gli altri componenti, lanciandogli maledizioni sottovoce, lo raggiungessero. L'allenamento di Harry era stato intenso e faticoso, aggravato anche dal vento, ma per quanto alzarsi alle sette del sabato potesse essere estenuante la partita grifondoro-serpeverde, che avrebbe aperto il campionato, metteva tutti i giocatori all'erta. L'esito a fine allenamento fù più che soddisfacente: i due nuovi battitori si erano dati da fare e avevano colpito i bolidi abilmente, a dispetto dei presagi negativi di Ron, i cacciatori erano stati altrettanto bravi e il boccino d'oro era stato recuperato da Harry in pochi minuti. Non tutti però, dopo le varie discussioni su schemi di attacco e difesa a fine allenamento, si erano avviati verso il castello. Una ragazza era seduta in ginocchio sul pavimento, circondata da pezzi e cocci di vetro mentre forti singhiozzi echeggiavano fra le pareti dello spogliatoio: i lunghi capelli rossi erano scompigliati e pieni di nodi, gli occhi stanchi contornati da profonde occhiaie violacee e lacrime calde le rigavano le guance.

"Sei solo una stupida frigna, ecco cosa sei!". Sebbene Ginevra Weasley parlasse in terza persona le parole erano riferite solo a se stessa; la litigata di qualche giorno prima con Dean in quell'aula vuota era stata la più violenta e brutale fra tutte quelle che ormai continuavano a susseguirsi. Sentiva ancora nelle orecchie le parole di lui che l'apostrofavano con termini deplorevoli, che la facevano sentire sporca e nuda, sebbene neanche una di quelle parole le si addicesse. Sentiva ancora le labbra di lui, ruvide e avide, passare sulla sua bocca e poi sul suo collo, graffiandone e morsicandone tutta la lunghezza. Aveva come il presentimento, o forse in piccola parte la speranza, che da un momento all'altro le potesse scoppiare la testa: voleva prendere a calci Dean, urlargli contro tutto quello che le stava facendo passare, tirare fuori quel suo carattere difficile e intimidatorio che chissà dove era andato a nascondersi, volevo lasciarlo e ritornare a respirare, proprio come prima. Aprì gli occhi, che erano stati tenuti chiusi con forza, e prese cautamente un pezzetto di vetro vicino a lei; si era già tagliata le nocche alla mano destra sferrando un pugno alla piccola finestrella, ma non aveva voglia di ferirsi anche alla sinistra. Pensò a Ron e a come avrebbe voluto chiedergli scusa, dirgli che le dispiaceva e che aveva tirato fuori quelle parole senza riflettere, senza l'intenzione di ferirlo veramente. Si alzò lentamente, prese la bacchetta e formulò un incantesimo per far ritornare i frammenti di vetro al loro posto, ricostruendo la finestrella rotta in precedenza; prese in mano la scopa e richiuse gli occhi 'Ce la puoi fare, lo so.' si disse, li riaprì e uscì dallo spogliatoio. L'aria fresca era come un balsamo per i suoi occhi arrossati e donava un incredibile sollievo al volto: si beò per un secondo di quella freschezza e di quel silenzio e infine si incamminò, con la scopa in spalla, lungo il sentiero per il castello.

La velocità con cui il comportamento di Hermione si evolveva era stupefacente, una peculiarità solo femminile forse, ma la cosa non importava più di tanto a Harry, l'importante era non dover più convivere con l'ansia che da un momento all'altro un Hermione-fontana avrebbe potuto inzuppargli altre camicie. Non che non volesse consolarla, ci mancherebbe, ma aveva passato cinque giorni infernali a subirsi pianti silenziosi e lamentele dalla riccia e ora era piuttosto felice di poter respirare e indossare indumenti asciutti. Ad ogni modo, mentre Hermione era impegnata a mantenere un'aria superiore e dura anche inzuppando dei biscotti nel tè, Harry era concentrato su qualcosa, o meglio su qualcuno, che non gliela raccontava proprio giusta. Già dal primo momento sull'Hogwarts Express Draco Malfoy non gli era sembrato il solito galletto, curiosità che gli costò un naso rotto, e ora il comportamento del serpeverde, sempre più solitario e strano, rafforzava ancora di più i sospetti di Harry. Lo vedeva sulla mappa del malandrino ma misteriosamente numerose volte scompariva completamente, sempre nello stesso punto.

𝐴𝑓𝑓𝑜𝑔𝑎𝑟𝑒 𝑛𝑒𝑖 𝑡𝑢𝑜𝑖 𝑜𝑐𝑐𝘩𝑖Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora