capitolo 8

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Quello che stava succedendo al di fuori delle mura del castello era la stessa cosa che anche un certo rosso stava avendo nello stomaco: una tempesta. Se la quiete del giorno prima era giunta alla fine, lasciando posto ad un tremendo acquazzone, anche la calma e la tranquillità di Ron se ne erano andati, per un motivo ben preciso. Guardava con astio Harry, gli occhi guardinghi e le labbra serrate in una linea finissima, le braccia rigorosamente conserte contro il petto gonfio.

"Prenderò davvero fuoco se continui a guardarmi così" disse il moro rompendo quel silenzio tombale, interotto solo dal picchiettio delle gocce contro il vetro della finestra. Rivolse il suo sguardo a Ron, fissandolo curiosamente, mentre forzava un dannato bottone a entrare nella fessura a lui  destinata.

Non è che voleva dar fuoco ad Harry, ma, pensò che se si fosse strappata una manica della sua giacca perlomeno si sarebbe tolto quel sorrisetto dalla faccia. La realtà era però una sola, ed era troppo orgoglioso per ammetterlo forse anche a se stesso: era invidioso e proprio non sopportava quelle dannate feste di Lumacorno, non che Lumacorno  di per sè gli stesse molto simpatico, dato che non aveva mai pronunciato una mezza volta il suo cognome giusto. Quel suo lumaclub lo faceva sentire diverso, sottolineava quanto fosse una schiappa a pozioni e questo aumentava in gran parte il suo astio. Ma la cosa  che più lo faceva infuriare erano i suoi amici, che già durante i primi cinque minuti della prima lezione erano stati venerati come dei fantasmagorici illustri dell'arte delle pozioni. Ah! Quasi se ne stava dimenticando! L'ultimo punto, e forse il più dolente. Hermione. Hermione con quel Cormac. Peggio di quando era venuto a sapere che sempre lei aveva baciato Vicktor Krum. Strinse ancora di più gli occhi, contrasse la masciella con rabbia tale che penso di rompere i denti dalla troppa tensione.

"Il gatto ti ha mangiato la lingua?" lo riscosse Harry.

Ron rispose con uno sbuffo sonoro e si alzò dal letto, puntandosi davanti all'amico e guardandolo forte negli occhi. Stava giusto per parlare quando qualcun'altro lo fece al posto suo.

"Harry ci dobbiamo muovere.. oh scusatemi!". Hermione era sull'uscio della porta leggermente imbarazzata. Un abito di un bel turchese vivace le fasciava il corpo fino alle ginocchia, il corpetto aderente e liscio privo di spalline incorniciava il suo petto di piccola-media taglia. La gonna a righe era un po' ampia e ricadeva morbida lungo le gambe, mentre queste terminavano con una paio di scarpe bianche quasi prive di tacco. Il suo viso brillava e le ciglia che contornavano i suoi occhi color ambra erano lunghe ed evidenti, le labbra rosee e i capelli morbidi, mentre una ciocca era trattenuta da un fermaglio color oro. "Ehm se volete esco.." continuò esitante.

Come avrebbe voluto dirle che era meravigliosa, che sembrava essere uscita da uno di quei sogni incantevoli, che quell'abito la faceva sembrare un fiore, uno di quelli più profumati e rari. Ma dalla sua bocca uscirono altre parole: "Non ti disturbare, me ne vado io." poi ritornando a guardare Harry disse "divertitevi." in tono secco, per poi uscire in fretta dalla stanza.

"Si può sapere che cos'ha?" chiese scocciata.

"Ieri abbiamo un po' besticciato, e penso centri anche la festa di Lumacorno.."

"Lo sa che non è nulla di così esclusivo?"

"Non penso sia solo ed esclusivamente per la festa.. Penso sia anche per il tuo accompagnatore." intervenne pacato Harry.

"Ancora con questa storia? O per l'amor del cielo Cormac è pesantissimo, come può pensare che ne sia interessata?" Hermione era incredula, la faceva una di quelle ragazze che sbavano appena vedono dei bicipiti? Gli unici bicipiti che trova interessanti sono quelli del cervello, ecco quali. "Comunque dovresti sbrigarti, non vorrai far aspettare la tua damigiella"

𝐴𝑓𝑓𝑜𝑔𝑎𝑟𝑒 𝑛𝑒𝑖 𝑡𝑢𝑜𝑖 𝑜𝑐𝑐𝘩𝑖Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora