capitolo 4

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L'aria era calda e asciutta e la stufa al centro della stanza circolare donava un certo terpore. Benchè la sveglia del lunedì fosse ancora lungi dal suonare, un paio di occhi azzurri, coperti da alcuni ciuffi disordinati rossi, erano vigili e arzilli. Ronald Weasley non aveva proprio chiuso occhio, aveva continuato a rigirarsi nel suo letto per tutta la notte e ad emettere sonori sbuffi. Non poteva, non riusciva, ad estraniare le parole che sua sorella aveva pronunciato il giorno prima; gli ronzavano nelle orecchie come se le sentisse continuamente ad alta voce, come se Ginny fosse in piedi di fianco al suo letto e continuasse a ripetergli che non aveva mai baciato nessuna ragazza. Dopo un paio di istanti chiuse gli occhi, emise un lungo sospiro e si alzò dal letto diretto verso il bagno, portandosi dietro una scia di rabbia, stanchezza e nervosismo. Una volta chiusa la porta alle sue spalle appoggiò le mani al bordo del lavandino e guardò il suo riflesso allo specchio: un ragazzo alto, troppo alto ricambiava lo sguardo, i capelli color carota incorniciavano il suo viso pieno di lentiggini e le maniche del suo pigiama bordeaux, il colore che più detestava, arrivavano a circa metà avambraccio. Aprì il rubinetto dell'acqua, ma non attese: senza esitare un momento si bagnò il viso di acqua gelata e sfregò più forte che potesse la faccia, come se quel gesto potesse cancellare a forza i suoi pensieri. Quando sentì di essersi raffreddato abbastanza chiuse il rubinetto e uscì, senza rivolgersi un' ultima volta allo specchio, e con il volto gocciolante si sedette sul bordo del suo letto; Harry sembrava dormire di gusto, aveva un braccio che penzolava fuori dal letto e la bocca semi aperta. D'improvviso un'idea saettò in testa a Ron come un fulmine a cel sereno, e per quanto gli poteva apparire infantile e stupida, era deciso a metterla in atto: avrebbe solo dovuto attendere la colazione.

La prima cosa che gli occhi di Harry videro appena furono aperti fù il soffitto del suo letto a baldacchino, decorato con ricami e veli rossi. Cercava a tentoni con la mano gli occhiali sul comodino al suo fianco, e una volta inforcati si tirò su a sedere. Cercò Ron, ma non si trovava nè sul suo letto nè in qualsiasi altra parte della camera; proprio mentre si stava sfilando il pigiama il rosso entrò, già vestito di tutto punto e con un sorriso smagliante.

"Ciao amico" lo salutò felice Ron.

"Oh ciao Ron.. ma a che ora ti sei alzato?" Harry era piuttosto scettico, un po' perchè era sempre lui a dover buttare giù dal letto con la forza Ron, e anche perchè, data la scenata di ieri e le parole offensive di Ginny, si aspettava di trovare il rosso ancora furente o perlomeno imbronciato.

"Dai vieni di sotto, ci aspetta Hermione" si limitò a dirgli Ron prima di uscire.

Stavano per raggiungere la sala grande ma il rosso camminava più avanti rispetto a loro, quasi come impaziente di andare a mangiare, non che poi fosse così strano, mentre Harry era affiancato da un Hermione dall'aria piuttosto serena. Una volta entrati nella sala, mentre stavano per raggiungere Neville e Seamus, Ron si piantò a metà strada e si rivolse ad una ragazza dai lunghi capelli biondi, "Ciao Lavanda! Come stai?" chiese in un sorriso allegro il rosso, passandole una mano sulla spalla.

"Oh ciao Ron! molto bene tu?" chiese Lavanda tutto uno zucchero.

"Anche io molto bene, beh ci vediamo" la salutò Ron con un espressione convinta, dandole un altra pacca sulla spalla.

"S-sì, ciao!" le gote di Lavanda si erano tinte di un rosa intenso e un sorriso da abete le incurvava le labbra, mentre Parvati al suo fianco ridachiava divertita, le sopracciglia alzate in tono malizioso. Una volta preso posto al tavolo un Harry piuttosto perplesso guardò in volto Hermione: ogni centimetro del suo viso esprimeva fastidio e Harry non osò proferire parola, sapendo che l'amica non avrebbe esitato a spaccargli in testa la sua tazza con il tè. Pur di evadere da quella situazione imbarazzante il moro decise di dedicare due minuti della sua colazione a una persona che aveva assistito attentamente alla scena poco prima: Ginny quel giorno era samplicemente bella, ecco cosa pensava Harry; gli piacevano i suoi lineamenti delicati e i suoi occhi azzurri immersi in tutte quelle lentiggini, i suoi capelli lunghi e rossi raccolti in una coda alta che permettevano la vista del suo collo candido e fine. Compiaciuto, diede un morso di gusto alla sua fetta di torta alla melassa.

Nonostante il casino che aveva combinato ad incantesimi, Harry si sentiva incredibilmente sollevato ad aver finito tutte le lezioni del pomeriggio, e la punzione assegnata dal professore Flitwick per aver fatto esplodere una lucertola sapeva che non sarebbe stata pesante quanto quelle che gli affidava Piton. Era stato il primo a lasciare la classe, per non beccarsi un doppio rimprovero, e ora camminava lungo un corridoio deserto diretto verso la torre di grifondoro. Rifletteva su come sarebbe stato critico il finire di questa giornata e i prossimi giorni a venire, fra il malumore di Hermione e il comportamento spavaldo che aveva assunto Ron, ma qualcos'altro aveva distratto Harry, delle voci. Provenivano da un'aula vuota in fondo al corridoio e per sentire meglio, il moro si avvicinò di più appoggiando l'orecchio alla porta di legno.

"N-no dai non voglio- "

"Sshhhh"

"Ti prego d-dai"

Harry spalancò gli occhi, aveva riconosciuto a chi appartenevano quelle voci.

"Sta zitta" imprecò Dean.

Una rabbia ceca e furiosa si diffuse nel moro.

"Per favore D-dean, levati" si lamentò Ginny, che aveva la voce incrinata e ansiosa.

Se solo Harry avesse potuto intervenire, avrebbe buttato giù la porta e riempito di pugni Dean, ma qualcosa lo bloccava, qualcosa chiamato fatti propri; ma provava anche timore, timore che Ginny, testarda com'era rifiutasse il suo aiuto e non gli rivolgesse più la parola. Si sentiva un verme a non agire.

"Tu sei solo mia hai capito?!" tuonò Dean "li vedo gli altri ragazzi che si avvicinano, perfino Potter!" a quelle parole gli occhi di Harry si spalancarono e la creatura nel suo stomaco si mosse veloce, graffiando ovunque.

"Quando il famosissimo prescelto, quello a cui tutte sbavano dietro, era impegnato a sbaciucchiarsi con un'altra tu piangevi!". Ginny emise un sonoro singhiozzo ma Dean continuò "Chi ti ha aiutata? Io! Io ti ho aiutata!" la voce del ragazzo era rabbiosa eppure aveva un tono profondo, morboso.

"S-si s-scusa Dean" rispose Ginny, il quale volto, e Harry ne era sicuro sebbene non potesse vederla, era rigato da lacrime.

Aveva sentito abbastanza e aveva troppa collera in corpo per ascoltare solo un'altra parola; non aveva mai sentito la bestia nelle sue visciere agitarsi e scalciare in quella maniera e ne era quasi spaventato. Si staccò dalla porta lentamente, attento a non fare alcun minimo rumore e si guardò alle spalle, aspettandosi il corridoio vuoto. Hermione era lì, il volto in un espressione tremendamente triste, i capelli di solito ricci pomposi le ricadevano addosso flosci, come condizionati dal suo umore, le braccia lungo il corpo molli. Aveva sicuramente sentito tutto e Harry provò un moto di compassione, sapeva che la rossa per lei era la sua migliore amica e che doveva essere altrettanto difficile accettare la situazione. Le fece cenno con il capo di seguirla e s'incamminarono lentamente lungo la fine del corridoio; una volta lontano da quell'aula Harry prese il braccio ad Hermione e la strinse a sè forte, trasmettendole affetto e sicurezza. Sentì i riccioli di lei solleticargli il mento e le braccia stringerlo forte sulla schiena, come se da un momento all'altro se ne potesse andare anche lui. 'Ci sarò sempre Herm' pensò Harry, stringendosela a sè ancora più forte, togliendo il respiro a entrambi, mentre nel silenzio iniziava a far caso alla pioggia che batteva lungo le vetrate del corridoio, in un cielo grigio noioso. D'improvviso sentì la camicia bagnarsi e Hermione tirare sù con il naso.




Heilà! Innanzi tutto vi chiedo scusa per aver pubblicato il capitolo così tardi, ma tra impegni e tutto il resto purtroppo avevo poco poco tempo. Voglio anche ringraziarvi per le visualizzazioni! Non mi sarei mai aspettata che in così poco tempo arrivassi a questo traguardo! Ora che ci sono le vacanze avrò più tempo per scrivere e quindi pubblicherò più spesso ;)

- Angelica

𝐴𝑓𝑓𝑜𝑔𝑎𝑟𝑒 𝑛𝑒𝑖 𝑡𝑢𝑜𝑖 𝑜𝑐𝑐𝘩𝑖Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora