Capitolo 12

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Quella sera stessa, sul divano di casa sua, Isabel si ritrovò vittima di mille pensieri. Una volta a casa era tornata quella di sempre, schiva, silenziosa, in guardia, a discapito di una Najwa che era rimasta finché anche l'ultimo minuto non fosse passato vanamente. Pedro era rientrato con i ragazzi, tutto era stato sminuito fino a farlo diventare un semplice e sporadico malore. La sua presenza in quella casa era nata dal perdono che Isabel gli concesse, su suggerimento di Najwa. Ecco perchè, allo scoccare della mezzanotte, quella giornata sembrava essere lontana e tutti i problemi che l'avevano costellata parevano ormai risolti. Aveva lasciato parlare solo Najwa, l'aveva ascoltata attentamente, quasi affascinata: Pedro l'aveva fatto per amore, così le aveva detto, affinché lei non dovesse affrontare tutto quello da sola. I ragazzi non erano pronti, non erano pronti ad avere anche solo il vago pensiero di perdere l'unico loro punto fermo, lei non poteva più farsi forza da sola e non chiedere aiuto. Non l'avrebbe chiesto, certo, ma avrebbe dovuto piegarsi ad ammettere ed accettare l'aiuto di altri. Che una parte della sua corazza si fosse disintegrata in mille pezzi era palese ma un'altra restava, non cedeva. Su quel divano c'era una donna che, come un albero sferzato dal vento gelido d'inverno, lasciava i suoi rami in balìa dell'aria ma che resisteva con radici ben salde nel suolo ormai gelato. Isabel si lasciava sferzare dalla vita mentre riusciva quasi a provare piacere dal freddo del ghiaccio che teneva sul viso, da quando Najwa e Pedro se ne erano andati e  i ragazzi erano stati vittima della stanchezza e dello stress per la zia, i dolori l'avevano riportata alla cruda realtà. La vita era vita, indifferente, non aveva controllo e scorreva come un fiume in piena fregandosene di spezzare gli argini dei progetti, dei desideri, dei sogni. Arrivava, come un'onda spumosa, nella sua maestosità e cambiava la spiaggia del destino. Tutto quello che Isabel era fino a un mese prima non c'era più.  

Parlando, seppur contro voglia, con Pedro decisero che per il momento i ragazzi sarebbero rimasti all'oscuro di tutto. Lei avrebbe iniziato la chemioterapia, l'amico voleva esserci a tutti i costi ma riuscì a convincerlo di lasciarle comunque il suo spazio: poteva esserci ma non sempre, ci sarebbe stato anche da assente perché lei lo sentiva, lo sentiva vicino, ma non poteva chiedere a una tigre che per tutta la vita era stata libera di accettare le sbarre di una gabbia, seppur dorata. Isabel doveva avere tempo, tempo per accettare di essere ormai una tigre che barcollava sotto i proiettili anestetizzanti e che barcollando cercava di non addormentarsi per non condannarsi alla sua fine. Fu lo stesso esempio che fece a Najwa quando quest'ultima le disse che anche lei ci sarebbe stata, nessuno in quella stanza aveva tenuto conto del tempo: non era stato importante il fatto che Najwa fosse nuova nella sua vita, davanti a quegli occhi non aveva ribattuto.. ma in quella notte si confessò di non essere in grado. Non era in grado di avere Najwa così vicino, in quel momento così lacerante. Era troppo sconosciuta, una conoscenza troppo fresca, troppo fragile. Così la vedeva. E forse anche per quel motivo ogni volta, ogni maledetta volta che avrebbe sbranato qualcuno, se c'era Najwa non ci riusciva. Era il suo palliativo.

Quando Isabel viveva quei momenti sola con sé stessa l'aria era satura di verità, una verità che rimaneva in lei: Lorenzo aveva avuto ragione, sua zia aveva un debole per quella donna ma quel pensiero sarebbe stato sepolto ancor di più che la notizia del tumore. Non sarebbe mai uscito dalle sue carni, dalle sue membra, l'avrebbe occultato così in profondità da dimenticarsene lei stessa, l'avrebbe chiuso nella stanza più remota del suo essere, perché Isabel sapeva quanto un sentimento fosse in grado di rendere fragile, di uccidere e non avrebbe potuto permetterselo. Nè in quel momento, nè mai.

Prese la decisione di scrivere a Najwa, in quella giornata le aveva lasciato il suo numero ma fino a quel momento non le era tornato utile. Scrisse e riscrisse il messaggio più volte, voleva essere chiara e decisa ma allo stesso tempo non voleva essere brutale o indiscreta. Per quanto non fosse consigliato si accese una sigaretta, il suo mezzo per rientrare nei parametri di lucidità e schiettezza. 

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