Capitolo 17

223 19 14
                                    

Primo piano?
Secondo piano?
Fermarsi sulle scale e domandarle perché la stesse seguendo?

Doveva seguire l'istinto, ma l'istinto era sovrastato dall'alcool e dagli ormoni.

Da anni non le capitava di sentirsi così.
Il whisky non aveva colpe, anche se gliele avrebbe addossate volentieri. 

Sentiva il cuore pompare veloce e forte, come se tentasse di uscirle dal petto, i battiti le rimbombavano nelle tempie e più cercava di capire come comportarsi più la confusione prendeva piede.

Inspirò più volte e l'atmosfera calda del posto le ricordò le parole di Pedro: Per la gente sei sempre la solita stronza, no? Giocati la carta della fama, dimostra di essere la stronza di sempre.
Quel ricordo di qualche ora prima divenne benzina sul fuoco che Isabel si sentiva dentro e senza ripensamenti continuò a salire le scale: il secondo piano era a meno di una dozzina di scalini.

Quando l'ultimo scalino fu superato venne risucchiata da una nuova atmosfera.
Difronte a lei c'era solo un lungo corridoio che terminava a L, la musica del piano terra era lontana e sembrava di essere in un posto completamente diverso.
I neon con la scritta "Hello Ladies" erano l'unica fonte di luce.

Ricordava bene quei muri neri, quell'atmosfera buia ed eccitante.
Iniziò a camminare lentamente, non sentiva alcun passo dietro di lei eppure il suo istinto sapeva che sarebbe salita. Najwa l'avrebbe seguita, era una sensazione sottopelle e con quelle sensazioni non sbagliava mai. 

Notò, a metà corridoio, una porta socchiusa.
Diede un'occhiata veloce e quando si accertò che non ci fosse nessuno entrò nella stanza. Non chiuse la porta, lasciò giusto uno spiraglio aperto, doveva tenere d'occhio il corridoio per vedere se Najwa era davvero dietro di lei come sentiva. 

Qualcuno avrebbe dovuto immortalare quel momento.

Isabel teneva la porta socchiusa, la fronte appoggiata al legno verniciato di nero e l'occhio puntato al corridoio. La speranza e l'agitazione le facevano trattenere il respiro da una decina di secondi buoni e sentì il cuore pompare all'impazzata quando nell'atmosfera buia vide Najwa camminare quasi incerta nel corridoio.
Di tanto in tanto il silenzio era rotto da gemiti di piacere che provenivano dalle stanze chiuse, o dai colpi dei fianchi di qualche coppia vicina all'orgasmo.

Seguì con lo sguardo la donna superare quella stanza, poi aprì piano la porta per godersi la scena: Najwa l'aveva persa di vista, ma Isabel no. Ancora una volta primeggiava, ancora una volta vinceva, ancora una volta era predatrice e non preda.

In quel corridoio c'era Najwa e la vecchia Isabel.
Non aveva permesso a nessun tumore di valicare le porte di quell'edificio e nessuna malattia avrebbe rovinato quel momento ora che, per qualche scherzo del destino, tutto sembrava esattamente come Isabel desiderava da settimane.

Si avvicinò senza fare alcun rumore, fino ad arrivare alle sue spalle.
Il profumo di Najwa le si scontrò così forte addosso che sentì un brivido partire dal cervello e piombare dritto nell'utero.
Quasi odiava quanto quella donna fosse in grado di eccitarla.
Dimostra di essere la stronza di sempre.

«Stavi cercando me? »

Najwa trasalì dallo spavento, si voltò di scatto e si ritrovarono faccia a faccia.
Sperò di aver fatto una mossa vincente ma quando l'attrice mise a fuoco chi le stava difronte tornò all'espressione che Isabel aveva visto poco prima, quando la donna l'aveva fissata mentre si sfiorava il collo. 

« Stavo cercando te »

La sua voce e tre parole.
Bastarono tre fottute parole per mandare a fanculo Alejandro, Pedro, le paranoie, i buoni propositi, i giochi di sguardi, ma soprattutto per azzerare le distanze.
Prima ancora che nel cervello di Isabel potesse scattare un qualche freno morale, posò le mani sui fianchi di Najwa e scivolando in avanti la mise con le spalle al muro. 

No SoulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora