- Isabel point of view -
Il piano nella sua testa era chiaro: i fornelli non l'avrebbero vista quella sera.
I ragazzi erano fuori con Victoria e quel pensiero la rendeva tranquilla mentre, sdraiata sul divano con una gamba che penzolava fuori, scorreva vari ristoranti col cellulare.
Glovo era la versione culinaria di Netflix, c'era così tanta scelta che alla fine andava in tilt e faticava a decidersi.
Stava per dare l'ok a dalle invitanti tapas quando sentì il campanello emettere il tipico suono di quando si seleziona il suo piano come arrivo dell'ascensore.
L'unica cosa che pensò velocemente fu che Victoria, o uno dei ragazzi, potesse aver dimenticato qualcosa. Lanciò uno sguardo al ripiano vicino alla porta: né chiavi, né telefono di nessuno.
Vabbè, fatti loro...
L'attimo delle tapas era svanito, pensò che forse una semplice pizza l'avrebbe soddisfatta di più.
Lesse senza fretta tutte le pizze di un ristorante che si spacciava per italiano al 100%, ma solo dopo parecchi minuti immersa nel silenzio si rese conto che non era entrato nessuno.
Eppure aveva sentito l'ascensore arrivare.
Sbuffando e lanciando il telefono sul divano andò alla porta.
Era sicura che uno dei ragazzi non avesse preso le chiavi e che aprendo uno dei due sarebbe stato colto in profondo imbarazzo mentre trafelato controllava nelle tasche per la decima volta, ma quando aprì la porta di colpo senza sincerarsi di chi ci fosse dietro perse il respiro.
Rimase sulla soglia ferma, paralizzata, con la mano appesa alla maniglia.
Quando mise a fuoco chi fosse sentì il cuore fiondarsi in gola, aprì la bocca per dire qualcosa ma si accorse di non sapere cosa dire così dissimulò quello che sarebbe diventato un farfugliare con un profondo respiro.
« Ciao »
Najwa era difronte a lei con un'espressione sicura di sé ma che serviva solo a nascondere come si sentiva davvero.
Se realmente fosse stata invasa dal coraggio avrebbe bussato e invece...
.. invece se ne stava in piedi, con un sacchetto in mano, in silenzio ad attendere una contromossa.
Isabel provò a pensare velocemente, a fare più collegamenti mentali possibili per non mandare a puttane quel "ritorno" ma mai si sarebbe aspettata Najwa.
Ma poi, che ci fa qui? E come diavolo è arrivata fino al piano?
Fece cadere lo sguardo sulla mano della donna, aveva una piccola chiave con un portachiavi che riconobbe subito. Avrebbe voluto indagare frettolosamente ma i secondi scorrevano troppo veloci.« Ciao » quando la salutò intravide un mezzo sorriso felice nonostante l'attrice cercò di non darlo a vedere « Emhm.. entra »
Si spostò di lato per farla entrare, quando la donna la superò fu completamente stordita dal suo profumo. Non quello commerciale, quello di Najwa; della sua pelle, quello che sentiva ogni volta che si fiondava sul suo collo quando facevano l'amore.
Nella sua testa le domande si susseguirono come i prodotti nella lista della spesa ma non fece altro che chiudere la porta per poi pensare a qualcosa di decente da dire mentre Najwa, con fare falsamente sicuro, posò il sacchetto che aveva portato vicino il microonde.
Perché quella manciata di secondi, quei fottuti pochi attimi, avevano annullato la merda che ingoiava ormai da mesi? Perché non aveva sentito un impulso isterico darle la forza di non farla entrare? O una sete di vendetta farle pronunciare un semplice vaffanculo?Una parte di lei era contenta, certo, ma l'altra era sadica: attendeva.
Attendeva quello che non sarebbe arrivato, pertanto con calma andò a prenderselo.
« Tutto questo cosa.. » era tremendamente faticoso sorreggere lo sguardo dell'attrice dopo tanto tempo ma cercò solo di mostrarsi confusa senza far trasparire quella felicità che le faceva battere forte il cuore « .. cosa significa? »
La donna inspirò puntando lo sguardo in quello di Isabel, che se ne stava lì in piedi, interdetta, stupita, stordita.
« Significa quello che è »
« Tu che ti presenti dopo mesi a casa mia con.. » Isabel spostò lo sguardo sul cibo arrivato con la donna « ..del cibo come se non fosse successo niente, se permetti mi lascia alquanto confusa. E hai le chiavi di Victoria, mi hai ignorato per mesi, hai det- »
« Però devi stare zitta » e Isabel, stranamente, si ammutolì « devi darmi modo di parlare »
Guardate che vi conosco. So cosa state pensando.
Ormai Najwa ha reso Isabel un piccolo cucciolo mansueto. No, affatto.
Però diciamocelo, era palese anche per Isabel che quel gesto era una vera e propria resa.
Anzi, in natura sarebbe stato considerato una sottomissione a tutti gli effetti.
Avevano due caratteri forti, per un passo che faceva una l'altra indietreggiava e viceversa.
Questo le portava ad essere sempre allo stesso cocciuto punto di partenza.
Dopo quasi venti minuti, passati in piedi e ad una distanza considerevole, Najwa concluse la sua spiegazione. Non c'erano state vere e proprie scuse, quel loro essere sempre guardinghe e permalose aveva creato dei piccoli muri di omissioni nel loro rapporto. Entrambe ne avevano pagato le conseguenze. E poi erano delle permalose croniche, testarde e con dei caratteri davvero di merda. Cosa si aspettavano? Sarebbero andate avanti in modo così toxic a vita se non ci fosse stato un parlarsi chiaro definitivo.
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No Soul
FanfictionSiamo perennemente attratti da chi ci tratta male e il vero problema è la nostra consapevolezza di ciò, ma cosa si potrebbe desiderare più dell'essere ricchi, aver raggiunto quasi tutti i nostri obiettivi nella vita e poter avere tutto quello sulla...