Capitolo 14

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Allora, la donna delle pulizie un giorno sì e uno no non basta più.. tu non riesci più a stare appresso alla casa, perché? Perché quella volta che hai voluto il super attico dovevi farti i cazzi tuoi. Adesso c'è la casa, i ragazzi, i pasti, le pulizie e wonder woman ti fa una sega.. certo, perché poi sei stata brava a licenziare tutto il personale convinta di essere una casalinga eh..

Si raccolse i capelli, non si piaceva. O meglio, non si accettava: non accettava quel volto smagrito dinanzi a lei, gli zigomi più pronunciati, la stanchezza negli occhi. Ancora non aveva le sembianze di quelle anime condannate a morte che s'incrociano per strada e fanno pensare subito "poverina, sarà malata" ma sapeva che presto ci sarebbe arrivata e l'idea le sparava un colpo di fucile in pieno petto. Aveva appena finito di lavarsi i denti e quelle erano le parole che si era detta fissandosi allo specchio per minuti interi.

Aveva fatto in tempo a tornare a casa dalla seduta di chemio e correre in bagno a rimettere. Il primo "resoconto" per sapere l'andamento della massa tumorale era ancora da fissare, i medici avrebbero voluto delle risposte prima delle feste natalizie ma Isabel non era sicura di voler avere delle risposte in quel periodo, avrebbe preferito rimandare tutto a Gennaio. Era ancora presto ma ripensava a quello mentre ascoltava l'acqua fredda della doccia aspettarla : era l'unico modo per togliersi quella sensazione di carne ardente che la terapia del mattino le lasciava dentro. Se premeva con forza poteva sentirla la massa ma non sapeva dire se si era ingrandita. Ogni mattina, da quando aveva saputo di essere malata, si svegliava dicendosi che era solo un brutto sogno per poi essere divorata dalla cruda realtà, ma quella mattina il suo primo pensiero era stato un altro. Najwa. 

Najwa e tutte le connessioni correlate. Doveva ammetterlo, sorrideva al pensiero di passare il pomeriggio con lei per poi essere raggiunta dai ragazzi. Quella sera Lorenzo sarebbe uscito con la nuova fiamma che aveva monopolizzato il suo cervello ma che ancora non le aveva presentato, Fabrizio non si sarebbe intromesso perché sapeva bene quanto la zia amasse e avesse bisogno dei suoi spazi ed era tanto educato da rispettarli. Dopo tanto tempo aveva l'occasione di passare una serata spensierata. 

Finita la doccia si rese abbastanza presentabile senza però esagerare: non poteva farsi trovare in tailleur a casa, sarebbe stato ridicolo, alla fin fine tutti gli esseri umani optavano per una tuta in casa. Firmata, certo, ma pur sempre tuta. Si cucinò una cosa al volo e decise di tenersi impegnata, fino all'arrivo di Najwa, buttandosi sul divano con un po' di scartoffie e cercando di fare un resoconto sulla sua vita quotidiana. 

Non era pronta alle sensazioni che viveva nell'ultimo periodo, nemmeno a quelle belle che la presenza dell'attrice le infondeva perché si sentiva come se l'avessero lanciata in una lavatrice e ne fosse uscita frastornata, cambiata e confusa. Il tumore e Najwa erano due pendenti di una bilancia che le segnavano costantemente la vita: lei stava nel mezzo, ormai in balìa degli eventi, vivendo un giorno nella peggiore depressione e quello dopo come se la vita le avesse mostrato il suo lato più bello. Era così assorta in quella metafora mentale che si destò dai suoi pensieri solo quando sentì chiudere la porta.

Il lato più bello che la vita potesse offrirle in quel momento se lo ritrovò a pochi metri da lei, in piedi con un sorriso e Fabrizio accanto che ciondolando le chiavi esordì con un siamo a casa!

Siamo a casa...

Ingoiò i pensieri frettolosamente e, cercando di dissimulare l'imbarazzo, Isabel scattò dal divano come un molla: sentì il corpo darle qualche segnale di stanchezza ma il pensiero di essersi sentita imbarazzata, dopo tanto tempo, di fronte a una donna, la portò a sorridere senza badare ad altro.

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