Capitolo 10

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Quando Isabel si chiuse la porta alle spalle, dopo aver riaccompagnato Najwa in Hotel, l'orologio segnava quasi le due di notte. Aveva girato per la città prima di rientrare, aveva lasciato i ragazzi che dormivano e il tragitto in macchina con Najwa era stato piuttosto strano: erano state in grado di discutere perchè Najwa le aveva fatto presente che si stava mettendo alla guida dopo aver bevuto, di tutta risposta Isabel aveva tirato fuori un kit dell'alcooltest dimostrandole di essere ben sotto la soglia consentita e dopo i primi minuti di silenzio in macchina erano riuscite a ridere scherzando su come fosse beffardo il destino a mettere Teo e Fabrizio nella stessa classe.  Però, se Isabel avesse saputo cosa l'aspettava a destinazione, non avrebbe mai riaccompagnato Najwa. Quando si era fermata davanti all'edificio le porte scorrevoli della hall si erano aperte e nonostante la tarda ora erano usciti Pedro e Antonio, come se ormai fossero le sue guardie del corpo. Isabel aveva percepito subito che Antonio era contrariato mentre Pedro non le aveva tolto gli occhi di dosso nella speranza di avere l'occasione per rivolgerle la parola. Per far capire il suo menefreghismo rispetto a quella situazione, aveva spento il motore ed era scesa andandogli incontro con la sua fedele sigaretta in bocca, il suo atteggiamento freddo ma supremo aveva messo la coppia in una situazione quasi kafkiana: era impossibile, per loro, reagire come avrebbero voluto. Antonio si limitò a borbottare qualcosa a Najwa sul fatto che non era lì in vacanza ma bensì per lavoro e che togliersi troppe ore di sonno non era un bene, Pedro sembrava una lepre zoppa davanti a un lupo consapevole che qualsiasi sua mossa l'avrebbe reso soltanto più sbranabile. Il fatto che la mezzanotte fosse ormai passata giocò a suo favore, Antonio era rientrato con Najwa mentre Pedro era rimasto lì, in silenzio, a dondolarsi su se stesso cercando il modo migliore per porgerle delle scuse; scuse che Isabel in cuor suo aveva già deciso di accettare ma non senza godersi lo spettacolo di avere Pedro in estrema difficoltà davanti a lei. La situazione fu difficoltosa per Isabel solo quando Pedro le chiese se le avesse fatto piacere fare colazione con lui il lunedì e la riportò alla sua cruda realtà, ma non si sbottonò nemmeno con il suo più caro amico e con una scusa rimandò al pranzo. 

Quel weekend passò troppo in fretta e Isabel se ne rese conto quando si ritrovò ormai fuori dallo studio del suo medico, stringendo tra le mani una cartella color giallo ocra con dentro la sua diagnosi che aveva ascoltato attentamente come un'erede davanti al notaio dopo la morte del padre. Passò minuti interi lì, ferma su quel marciapiede guardando un punto davanti a sè che non vedeva; la testa altrove, ogni parola usata dal medico le rimbombava nel cervello, si sentiva come se tutto d'un tratto le fosse salita la febbre alta, era stordita e immobile, estraniata, nemmeno la pioggia che aveva iniziato a cadere l'aveva riportata alla realtà. Sentiva il suono delle gocce sui tetti delle macchine, una coppia le passò affianco ridendo, due tassisti fermi poco più avanti iniziarono a litigare. Il mondo non si era fermato, non si era curato di come si stesse sentendo in quel momento, avrebbe voluto accasciarsi sotto il peso della vita e invece la sua vita si accartocciava sotto il peso di quel tumore.

Quel susseguirsi di pensieri fu interrotto dallo squillo del telefono. Si era dimenticata di doversi vedere con Pedro per pranzo, in quel momento avrebbe solo voluto vomitare e piangere contemporaneamente senza vedere persona alcuna ma, in cuor suo, sapeva che la presenza di Pedro l'avrebbe fatta sentire meno sola nel viaggio a senso unico verso il suo destino. Mentre il telefono che ormai stringeva tra le mani riportava il nome di Pedrito sentiva nella sua testa solo una parola: chemioterapia. Avrebbe voluto dirgli di andare a prenderla subito, ma non lo fece. Gli disse di aspettarla a casa sua, sentiva il bisogno di una persona amica.

Quando arrivò a casa benedì il fatto che l'amico avesse ancora le chiavi del suo appartamento, l'unico oltre lei a possederle. Aveva fatto bene a muoversi in taxi, non era in grado di guidare e da come l'apostrofò Pedro non era in grado nemmeno di fingere come avrebbe voluto. Non ci mise molto ad incalzarla mentre per l'ansia aveva praticamente scolato un'intera bottiglia d'acqua da un litro.

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