Capitolo 8

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La città non si era fermata, il mondo non si era fermato, ma da quando Isabel aveva chiuso la telefonata col suo medico tutto sembrava diverso: le strade, i palazzi, il cielo, i profumi nell'aria, le insegne dei negozi, la sua pelle, la sua carne. Era appoggiata ad un muretto mentre guardava i lineamenti delle sue mani come se non le avesse mai conosciute, come se si fosse risvegliata in un corpo che non le apparteneva. Non aveva mai studiato sé stessa come in quel momento. Se io stessa non mi sono mai vista così, come mi vedono davvero gli altri?  si domandò senza rendersi conto che i ragazzi, dall'altra parte della strada, la stavano chiamando. Non era entrata con loro in copisteria, Fabrizio volle assolutamente stampare un foto di Zulema così da chiedere a Najwa un autografo. Fino a quando non sentì il suo nome e alzando gli occhi non vide il ragazzo sventolare una foto di Najwa nei panni del suo personaggio non aveva pensato alla serata che l'aspettava. Si era promessa di non far trapelare nulla e l'orario le ricordava che la prova più difficile era vicino: tutto quello che avrebbe voluto sarebbe stato tornare a casa, farsi un doccia calda e spegnere i pensieri dormendo forzatamente con qualche pastiglia, ma la cosa non era fattibile. Mentre aspettava il semaforo verde per raggiungere i ragazzi si impose di resistere, resistere non sono quella sera ma resistere a tutto quello. Doveva farlo per loro, avrebbe lottato fino all'ultimo pur di risparmiare ai ragazzi un altro dolore. I pensieri non erano per lei, su di lei, ma per loro. Loro che erano la sua vita e lei era la loro vita. Quando Lorenzo le disse che era meglio rientrare per la cena e non fare tardi, realizzò che doveva spaccarsi in due e lasciare lì, alla fermata del taxi, la parte di lei che la stava seguendo come una iena alle calcagna di un preda ferita. A casa doveva rientrare la solita Isabel, quella insensibile, acida, forte, dannata, menefreghista.. maledetta.

Rientrata a casa si era sforzata di far sembrare che tutto andasse bene ordinando le pizze, cucinare le avrebbe fatto venire il voltastomaco. I ragazzi avevano percepito qualcosa, li aveva colti più volte a guardarla con la coda dell'occhio ma erano rimasti nel loro. Zero domande, dialoghi semplici e afoni come se volessero metterla nella condizione di confessare.. ma lei non avrebbe confessato, anche se dopo la quarta volta che aprì il frigo senza ricordarsi realmente cosa dovesse fare ammise che l'unica cosa che avrebbe voluto sarebbe stata chiamare Pedro. Isabel era perfettamente a conoscenza del fatto che l'amico, ormai da più di una settimana, aspettava solo che lei mettesse da parte l'orgoglio e lo chiamasse.. anche riempiendolo di insulti ma pur sempre fornendogli un modo per riattaccare il rapporto. E proprio perchè sapeva che tutto dipendeva da lei si ritrovò a fissare i loro tre bicchieri nel lavandino con le mani che premevano così forte sul piano cottura da vederle diventare bianche per la poca circolazione. Il suo orgoglio vacillava, tremava sotto il peso di quella notizia, di quella giornata, di quella paura, di quel teatrino che doveva mettere in scena quando avrebbe voluto che niente di tutto quello fosse accaduto.

« Mettili nella lavastoviglie » quando si voltò Lorenzo era seduto, stava con i gomiti puntati sulla penisola e la fissava in modo decisamente troppo serio « o li fissi nella speranza che lo facciano da soli? »

A volte è proprio la mia fotocopia.. pensò, ma in quel momento non sapeva riconoscere se fosse un bene o un male.

« Sono davvero stanca oggi »

« Mhmm.. » scese dallo sgabello « così stanca da non accorgerti che hanno suonato, Fabrizio è andato ad aprire, è Najwa con il suo amico credo.. »

Quella giornata stava scorrendo troppo in fretta, o più semplicemente le scivolava addosso senza che lei la vivesse veramente. Perchè ogni volta che quella donna si palesava nella sua vita capitava un qualcosa di stravolgente? Non si rispose perchè, fortunatamente, in una situazione così sapeva di doversi razionalizzare e quel processo la riportò alla realtà, ad essere calcolatrice e ad analizzare anche il più piccolo moscerino che fosse entrato da quella porta. E analizzò anche le parole di suo nipote: la vera Isabel si era appena materializzata nella stanza.

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