Cap. 9

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Mi svegliai accanto al corpo di mio marito che dormiva beato e io lo ammirai con occhi sognanti.

Ancora non ci credo che sono diventata sua moglie, che sono diventata una Tennant. Fin da ragazzina pensavo che il mio cognome sarebbe stato Haltamann ma è evidente che la vita ha in serbo delle sorprese per me, infatti lei è sempre imprevedibile.

Mi risvegliai dai miei pensieri quando il mio piccolo Adam reclamò la colazione scalciando.

E va bene piccolo tornado, andiamo a fare colazione -

Mentre lo stavo dicendo Dave si svegliò.

- Buongiorno mogliettina mia -

- Buongiorno maritino mio, stavo andando a fare colazione perché il piccolino qui è affamato -

Lui si avvicinò al mio ventre e lo accarezzò dolcemente.

- Sei un birbantello lo sai? -

Mentre gli stava parlando lui cominciò a scalciare sempre di più.

- È meglio se vado a mangiare, questo piccolo uragano è affamato -

Mi diressi in cucina e cominciai a preparare la colazione mentre Dave andò a farsi una doccia; una volta pronta iniziai a mangiare e finalmente Adam si calmò.

- Ma non mi hai aspettato -

- La colpa è di Adam , non la smetteva di muoversi. Comunque oggi che programmi abbiamo? -

- Io ho intenzione di partire per la nostra luna di miele ai Caraibi -

- Ai Caraibi?! Wow! - fui meravigliata.

Che bel risveglio! Una vacanza nell'arcipelago più bello, un Paradiso in terra.

- Hai già fatto le valigie? Perché tra due ore abbiamo l'aereo -

- No, vado subito -

Mi diressi nella mia camera e misi in valigia tutto quello che mi sarebbe servito per la nostra vacanza su quelle splendide isole; una volta che fu tutto sistemato salimmo in macchina per destinazione l'aeroporto e infine i Caraibi.

Il volo durò ben otto ore e, una volta arrivati, dovetti far conto con il fuso orario che qui era indietro di sei ore; organizzammo tutti i nostri effetti in hotel e ci avviammo nelle acque marine cristalline.

Le spiagge erano bianche e le acque pulitissime, era davvero una giornata bellissima.

Ci divertimmo a fare il bagno e a prendere il sole e una volta, che si fece buio tornammo nella nostra stanza.

Quei giorni furono veramente bellissimi e indimenticabili: Dave che ogni volta che sentiva muoversi Adam gli si illuminavano gli occhi e sorrideva, le gite in barca ad osservare i delfini e il canto meraviglioso delle balene e infine i bellissimi fuochi d'artificio del 31 dicembre.

All'inizio di Gennaio tornammo alla nostra vita quotidiana: io iniziai ad andare a un corso pre-parto accompagnata da Dave che fu sempre presente.

Il 30 marzo 2010 ero nel mio letto insieme a David quando avvertii le prime contrazioni; fui spaventata  e lui mi fece salire in macchina. Arrivati in ospedale i medici mi misero su una sedia a rotelle portandomi nella stanza dove si trovavano altre donne con i loro bambini o che aspettavano di entrare in sala parto. Mi svestii, aiutata da una giovane infermiera, e mi misi una specie di camicetta celeste e indossata,  quella ragazza, che doveva avere la mia età, mi suggerii di camminare per la stanza facendo grandi respiri profondi per facilitare il travaglio. Ero spaventata a morte ma ero anche emozionata di poter conoscere finalmente mio figlio dopo nove lunghissimi mesi. Le contrazioni, che erano sporadiche e a ogni ora, non furono dolorose ma molto simili ai crampi mestruali e mi servirono per la rottura delle acque che avvenne poco dopo. Dopo un tempo lunghissimo, arrivata a quattro centimetri di dilatazione, le contrazioni si fecero più regolari e più dolorose, soprattutto verso la zona lombare. Mi sdraiai sul lettino per riposare e piangere qualche lacrima dovuta al timore di non farcela mentre David mi tenne una mano. Quei dolori sembrarono non finire mai fino a quando, l'ostretrica, mi suggerii di andare in sala parto, ma io capii poco perché le contrazioni furono dolorosissime e ebbi troppa paura e le lacrime bagnarono il mio volto stanco. David entrò in quella sala con me e mi tenne la mano per tutto il tempo mentre urlavo e i medici mi dicevano di spingere. Dopo delle ore interminabili, finalmente, vidi la luce dei miei occhi e mi sciolsi in un pianto liberatorio insieme a David . Dopo aver tagliato il cordone me lo appoggiarono sul petto mentre ancora piangeva, era bellissimo. Dopo che ebbi espulso anche la placenta mi riportarono nella mia stanza e mi addormentai.

Poco dopo mi svegliai e vidi mio figlio dormire serenamente in braccio a David che, vedendomi sveglia, mi diede il bambino. Prima di prenderlo decisi di fare  una foto a loro due che erano la cosa più bella del mondo.

Dopo che ebbi scattato la foto David mi diede il bambino e tenerlo tra le braccia fu un'emozione grandissima perché mi resi conto di essere a tutti gli effetti mamma: lo osservai attentamente e vidi che il volto era mio mentre gli occhi erano di un  indefinito color nocciola come quelli di David.

Da questo momento potevo dire di essere a tutti gli effetti veramente felice.

A pair of hazel brown eyes | David Tennant ( REVISIONATA ) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora