𝙸𝚛𝚊𝚖𝚊

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One shot un pò triste e malinconica. 


"𝐒𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐮𝐧 𝐜𝐚𝐬𝐭𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐩𝐢𝐮' 𝐥𝐞 𝐦𝐮𝐫𝐚"

-𝐑𝐨𝐥𝐞𝐱, 𝐈𝐫𝐚𝐦𝐚


Non avevo scelto io per me quella vita, quel lavoro, quei vestiti... io non avevo più scelta ormai da un pezzo.

Ero solo un oggetto nelle mani di un mostro, di un uomo che mi vedeva come il suo profitto.

Io facevo il lavoro sporco, io ero costretta ad andare con tutte quelle persone senza volto, senza identità, che di me volevano solo il corpo. Non importava se fosse il mio corpo o quello di qualche altra ragazza, per loro ne bastava uno qualunque.

Io facevo il lavoro sporco e lui prendeva la maggior parte dei soldi, mentre io con quelli che prendevo a malapena ci vivevo.

Io facevo il lavoro sporco e lui si godeva la sua vita, sorrideva, aveva la coscienza apposto, guardava in faccia le persone normalmente e non si sentiva sporco, non si sentiva in colpa.

Io vivevo la mia vita invece provando continuamente tristezza... una tristezza piena di dolore, di vuoti, di rassegnazione.

Ero diventata un guscio vuoto, che si muoveva da una parte all'altra senza nemmeno vivere davvero.

Poi una sera però tutto cambiò, arrivò un ragazzo che riaccese l'interruttore delle mie emozioni. Veniva per parlare, per farmi sfogare, per donarmi un'ora di libertà, di tregua da quella vita che non volevo più avere.

Avrei voluto mollare tutto e scappare insieme a lui, spesso mi diceva che mi avrebbe portato ovunque io volessi, ovunque io sognassi di andare. Io gli dicevo che volevo scappare in Australia, lontano da tutto e tutti, nel luogo più tranquillo del mondo. Lui sorrideva e mi accarezzava il viso, mi spostava una ciocca di capelli e mi prometteva che prima o poi quella sofferenza sarebbe finita.

Io gli lasciavo credere che fosse possibile ma dentro di me sapevo che non sarebbe successo mai, che dovevo accontentarmi di quelle piccole ore di libertà piene di illusioni e di sogni che mai si sarebbero realizzati.

"C'è di nuovo lui." mi disse Rebecca, una delle ragazze che lavorava con me.

"Digli che sono occupata." dissi solamente a capo chino. "Perché lo stai evitando? Filippo è l'unica cosa bella della tua fottuta vita e tu lo stai buttando fuori, stai lasciando andare un ragazzo che veramente ti apprezza, che ti vede come una dea."

"Non puoi capire."

"Posso capire che sei una cretina, che hai paura cazzo!" gridò alterata e poi sbuffò. Nel frattempo con espressione apatica mi guardavo allo specchio pettinando i miei lunghi capelli. Volevo semplicemente sparire, non provare più niente, non sentire più niente... ma più stavo con lui più sentivo e tutta quella situazione mi stava solo incasinando la vita.

"Digli ciò che ti ho detto Rebecca." dissi autoritaria, non avrei permesso che lei scegliesse per me, non volevo l'aiuto di nessuno, ce l'avrei fatta da sola come sempre.

Ero abituata a stare da sola, da quando era morta mia madre era sempre stato così. Senza di lei nulla aveva più senso, neanche vivere... eppure per codardia continuai a... a sopravvivere, come fa un automa.

"Non puoi evitarmi per sempre." chiusi gli occhi e sospirai, quella bionda era una vera e propria stronza.

"E tu non dovresti essere qui."

"Sono nel posto giusto invece, accanto a te."

"Devi andartene Filippo, subito." questa volta lo guardai negli occhi, cercando di essere il più fredda possibile, non potevo lasciarlo entrare ancora di più nella mia mente, nel mio cuore... nella mia anima. Non mi era permesso.

"Non me ne andrò invece... mai. E dovresti saperlo bene, ormai mi conosci, sai come sono fatto." provò a toccarmi ma mi scansai alzandomi dalla sedia, così da mettere più distanza tra di noi. Se solo mi avesse sfiorato avrei mandato a puttane il mio auto-controllo.

"No Filippo, non ti conosco, non so tantissime cose di te... però so che non sei stupido, proprio per questo dovresti capire che tra noi non ci potrà mai essere nulla." se non ci ero riuscita con le buone lo avrei mandato via con le cattive: ferendolo.

"Sei solo un ragazzino che non sa quello che dice o che fa, che pensa di aver trovato l'amore, che vuole salvare una ragazza credendosi un principe azzurro. Ma non è così. Non mi potrai salvare mai, non puoi salvare chi non vuole essere salvato, ricordatelo sempre. Quindi ora lasciami andare, vai via." mandai giù il groppo alla gola pregando di non scoppiare a piangere proprio ora.

"Cosa stai cercando di fare? Ferirmi? Sei seria?"

"Non provo niente per te. Sei stato solo un gioco, la mia ora di libertà per capriccio. Ora vattene via."

Fece un passo indietro. "Ho solo giocato." rincarai la dose. "Non ho mai provato niente per te, volevo semplicemente farti innamorare di me e poi lasciarti, mi piace farlo con tutti. Credevi di essere unico? Speciale? Sei solo un ragazzino, uno dei tanti che crede di poter andare a puttane e salvare le donzelle in pericolo. Io non lo sono però, io ho voluto questa vita. Mi piace scopare con chiunque, non smetterò di farlo solo per te. Mettitelo bene in testa." feci un sorrisino cattivo e vidi nei suoi occhi qualcosa spezzarsi.

Perdonami Filippo. Promettimi che un giorno mi perdonerai per quello che ti sto facendo, per come ti sto rompendo.

Io ti amo. Ma non lo saprai mai.

Boccheggiò cercando di dire qualcosa ma non ci riuscì, e fu meglio così, non avrei retto nessuna sua parola. Così mi girai e lui finalmente se ne andò, fu a quel punto che mi concedetti di piangere... avevo appena distrutto l'unica cosa bella che mi fosse mai accaduta.

Avrei voluto non farlo ma non potevo fargli rischiare la vita, il mio capo era stato abbastanza chiaro quando aveva scoperto cosa facevamo durante le ore insieme. Lui non mi doveva perdere, ero una delle ragazze che gli faceva guadagnare di più e non mi avrebbe lasciato andare.

Però lui poteva ancora avere una vita bellissima, poteva ancora trovare la persona giusta e vivere la vita dei suoi sogni, non avrei permesso che se la rovinasse solo per me.

Così mi ritrovai a sperare che il detto 'lontano dagli occhi, lontano dal cuore' fosse vero e che un giorno lo avrei dimenticato, o che almeno avrei sentito un po' meno dolore di quello che provavo in quel momento. 

𝙢𝙪𝙡𝙩𝙞𝙛𝙖𝙣𝙙𝙤𝙢 - 𝙤𝙣𝙚 𝙨𝙝𝙤𝙩 (𝙞𝙢𝙢𝙖𝙜𝙞𝙣𝙖)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora