DI UN GIORNO CHE NON E' (11)

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Se Max non fosse mai tornato nella sua vita, Nina è piuttosto convinta che il pensiero di rivolgersi ad un dottore per farsi controllare il cuore non l'avrebbe neanche lontanamente sfiorata, come neanche quello di andare a bussare alla porta di un...

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Se Max non fosse mai tornato nella sua vita, Nina è piuttosto convinta che il pensiero di rivolgersi ad un dottore per farsi controllare il cuore non l'avrebbe neanche lontanamente sfiorata, come neanche quello di andare a bussare alla porta di uno psicologo alla disperata ricerca di aiuto. Sono entrambe cose però che, nelle lunghe e interminabili giornate che si sono susseguite dopo la spiacevole scenetta avvenuta sul pianerottolo davanti a casa di Max la scorsa sera, la ragazza ha più volte considerato.

Tra la tachicardia che la trattiene su un costante stato di allerta e le notti passate tra incubi e risvegli alle ore più improbabili con il respiro corto, non sa se è più vicina a voler uccidere lui o a voler prendere a schiaffi se stessa.

E la verità è che è sempre più convinta di star perdendo la testa.

Perchè non riesco a smettere di pensarci?

Questa è stata in grandi linee la domanda che si è posta almeno una volta all'ora, per più di una settimana.

E' arrivata a rispondere a quel perchè in diversi modi, tutti riconducibili al cocktail di comportamenti letali che l'hanno portata a sentirsi inerme davanti allo scorrere del tempo. L'attesa. La speranza. La mancanza di attenzioni. Non sapere cosa frulli nella sua testa. L'impressione di aver visto qualcosa che non c'era. Di conoscere qualcuno che, invece, non è.

Non riesce neanche a togliersi dalla testa lo sguardo afflitto della ragazza che a visto lasciare casa sua, accompagnato dalla netta sensazione che tutto questo la porterà inevitabilmente a diventare come lei.

E' passata una settimana da quella notte.

Tutto ciò che Nina è riuscita a fare nei giorni a venire è stato combattere per impedirsi di scrivergli, sperare che fosse lui a degnarsi di mandarle un messaggio, provare a concludere il progetto della collezione, il tutto con la testa tra le nuvole e passando la maggior parte del tempo stesa sul letto a guardare il soffitto. Lo sa che prima o poi passerà. E' solo che il quando le sembra dannatamente lontano e ha paura che quel buco nero che nel frattempo le si è creato nello stomaco finisca per inghiottirla.

Inizialmente si sentiva come l'eroina di un film romantico, abbattuta dagli eventi ma non sconfitta, in attesa dell'improvviso arrivo di un segno, qualsiasi segno, capace di riaccendere in lei la speranza e spingerla a non mollare. Poi il genere è cambiato.

Starsene chiusa in camera e venire divorata dall'angoscia le ha ricordato le immagini di un lungometraggio che la lasciò sconcertata quando lo vide per la prima volta. Oltre una piccola cotta per Detlef, non c'era niente di "Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino" che capisse veramente, né con gli anni è mai riuscita davvero a comprendere cosa significhi avere una dipendenza. Le droghe non sono mai state qualcosa di affascinante per lei, e aver rubato qualche tiro ad uno spinello nella sua vita non cambia certo questa statuizione. Durante quella settimana, però, Nina è giunta a concludere che le dipendenze sono qualcosa di molto più complesso di ciò che avrebbe mai potuto immaginare, e che anche le persone possono creare dipendenza. Sopratutto, possono fotterti il cervello mentre provi a disfartene.

I NERVI // MAX VERSTAPPENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora