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I fogli disposti disordinatamente sulla scrivania, con tutto il materiale scritto nero su bianco, cominciarono a far incrociare gli occhi ad Annie Pember.
Da due ore a quella parte non aveva fatto altro che cercare di decifrare alcuni strani movimenti finanziari che Col aveva fatto per il Quinto Settore, seduta in un ufficio qualsiasi del Campo Sportivo della Raimon Jr. High. Trovò soltanto qualche irrilevante prova, non troppo importante.
Kathleen si era offerta più volte di aiutarla, ma lei non gli aveva lasciato scelta: quando la bionda si mette in testa qualcosa, a costo di sprecare tutte le sue energie, lo avrebbe portato a termine.
E poi non voleva dar troppo peso al suo Capitano, visto che la situazione che stava affrontando era prettamente personale.
La militare si trovò a immaginare come dovessero sentirsi le persone in una situazione come quella del suo superiore: fare di tutto per la persona che si ama, aiutarla, spalleggiarla, ma soprattutto amarla.
Morsicó il tappo della penna, distogliendo completamente lo sguardo dai fogli.
Dopo qualche secondo, rimasta con lo sguardo fissa nel vuoto, comunció a racimolare i documenti sulla scrivania, arresasi ormai di non poter trovare niente di così importante.
Li ripose nella borsa, poi indossò il cappotto e uscii dall'ufficio, inforcando il corridoio d'uscita.
Non appena le porte scorrevoli che davano sul viale alberato si aprirono, udii un forte scroscio di acqua e l'odore di umido le inondó le narici.
L'acqua scendeva giù dal cielo incessante da ormai un'ora, ma la bionda non si era accorta nulla, concentrata com'era sul lavoro.
Sbuffó, constatando che non avesse un ombrello.
Odiava il tempo variabile della città, di prima mattina poteva esserci un sole che avrebbe potuto spaccare anche le pietre col suo calore, ma magari dopo neanche un paio d'ore il cielo si sarebbe potuto ricoprire di fitte nubi grigie.

-Serve un ombrello?- si sentii domandare.
Annie si voltó a guardare il suo interlocutore e ritrovando cosi' un viso famigliare.

-Mi faresti un favore.- ammise, mentre rivolgeva un sorriso gentile a Jude.

-Cosa ci fai ancora qui?- le chiese l'ex giocatore, mentre accoglieva sotto il suo ombrello la figura della militare e insieme percorrevano il viale d'uscita, ormai infangato.

-Informazioni top secret!- scherzó subito, notando con piacere che anche il ragazzo l'avesse presa a ridere.
Ad Annie, Jude Sharp, era parso subito un ragazzo a modo, gentile e pacato, ma dalla spiccata intelligenza e caparbietà.
Non si era lasciata sfuggire niente di lui, uno sguardo, un modo di fare, una parola, niente di niente.
D'altronde la donna ha da sempre avuto un innato talento nel riuscire a decifrare le persone, tanto bene quanto potesse fare con i numeri.
È stato proprio il suo essere portata a creare profili delle persone dettagliati e la dedizione alla matematica, che l'aveva fatta spiccare nel suo addestramento.
Non spiccava particolarmente in atleticità, e nemmeno nell'uso delle armi, ma avrebbe saputo ideare un piano di difesa anche nei momenti più critici.
Anche se costantemente impegnata ad osservare il ragazzo di fianco a sé, Annie gli spiegó cosa stesse facendo ancora negli uffici della scuola. Ormai erano arrivati su strada e soltanto la luce dei lampioni illuminava la strada, salvo qualche macchina che li abbagliava coi fanali.

-Ho assolutamente vietato a Kathleen di venire oggi, dopo quello che è successo. Il Capitano si merita riposo.- disse. Jude inarcó un sopracciglio, sorpreso di vedere quanto, come sua sottoposta, Annie Pember fosse davvero legata alla bruna in questione.
Si soffermó anch'egli ad analizzare la figura della bionda.
I capelli lunghi, biondi e lisci come spaghetti le ricadevano di lato, adagiandosi sul tessuto morbido del cappotto color beige.
Aveva una postura eretta, elegante e fine, mentre stringeva sul davanti la sua borsa con entrambe le mani.

-Mi sembra strano tu sia riuscita a convincerla...- ammise con un po' di rammarico l'uomo. -Quando eravamo ragazzini era molto più testarda.- sorrise tra se e se, ma il Maresciallo potè sentire in quella voce un velo di malinconia e tristezza.
Stava per dire qualcosa, quando una macchina sfrecció su strada, sollevando l'acqua di una pozzanghera che bagnó completamente parte del cappotto e la borsa della ragazza.

-Oh no!- a lei non importava tanto i vestiti, quanto i documenti all'interno della borsa di tela.
Li tiró fuori, ma del centinaio di fogli se ne salvavano forse la metà; l'umidità e l'acqua avevano sciolto l'inchiostro e rotto alcuni fogli di carta. -Diavolo!- imprecó.

-Mi dispiace, non so come...- Jude si fermó prima di finire la frase. Forse ci pensó su, forse doveva autoconvincersi lui stesso, ma fatto sta che quello che gli uscii dalla bocca fu: -Senti, io abito qua vicino, se vuoi possiamo ristamparli e nel frattempo ti riscaldi e asciughi un po'!-

La bionda fu dubbiosa se accettare o meno; poi, peró, come se a convincerla fosse il sorriso gentile di lui, accettó senza esitare.

Come si aspettava, la casa dell'ex giocatore giallo-azzurro era ordinata, curata e minimale.
Era molto grande, con un ampio salone con camino e grosse vetrate che davano su un piccolo, ma altrettanto curato giardino.
Annie diede la chiavetta usb contenente tutti i documenti finanziari del Quinto Settore che si erano bagnati poco prima.

-Ti ringrazio, non dovevi...- ammise lei, togliendosi e poggiando delicatamente il cappotto sull'appendiabiti.

-Avrai modo di sdebitarti in futuro.- rispose lui, mentre si sedeva sul sofa in pelle turchese, seguito dalla bionda, aprendo il laptop sul tavolino in legno.
Lei guardó per un attimo la figura di lui.
Si era tolto quella giacca lunga, che solitamente gli copriva il fisico, che notó essere snello e scolpito; la camicia gli calzava quasi aderente, lasciando vedere con trasparenza i muscoli che aveva nelle braccia.
Annie peró non faceva a meno di pensare come fossero i suoi occhi; non li aveva mai visti, sempre celati da quei spessi occhiali dalle lenti colorate.
-Quindi tu sei la matematica del gruppo?- la sua voce  fece destare la militare dai suoi pensieri.

-Come?-

-Decifri i numeri, fai calcoli...- si interruppe quasi. -Sei la mente.-

-Oh, no, no...- si sentii quasi in imbarazzo. -Io sono solo un tassello del puzzle.- provava orgoglio nel parlare della sua squadra, capitanata da Kathleen. Non amava essere troppo al centro dell'attenzione nelle normali occasioni, ma si sentii lusingata che quella sera a donargli attenzioni fosse proprio Jude.

-Puzzle?- sembrava confuso.

-Si!- rispose. -Vedi, io penso che una squadra d'azione della Marina funzioni esattamente come una squadra di calcio. Se anche solo un giocatore non da' il meglio di se', il suo lavoro ricade su tutti gli altri componenti del team. Per questo bisogna essere ben legati e uniti, proprio come i tasselli di un puzzle. Se ne manca uno soltanto, si noterà evidentemente quello spazio vuoto, dove i nemici o una squadra avversaria andranno ad attaccare...-
Jude fissó per tutto il discorso la ragazza di fronte a sé. Il modo in cui parlava l'aveva quasi totalmente incantato, perchè si rispecchiava molto in quelle sue ideologie e credenze, non potendo far altro che assecondarle.
Stava per rispondere, ma un forte tuono squarció la loro tranquillità, mentre dalle vetrate entró la lice prodotta dal fulmine.
Le luci si spensero in tutta casa.

-Oh, no...- svogliato il ragazzo si alzò dal divano, affacciandosi al vetro. Anche l'altra casa di fronte era completamente buia, come anche quella di fianco. -È saltata la luce in tutto il quartiere..- disse. -Non riusciró a stampare i documenti fino a che non torna, potrebbero volerci ore.-

-Non ti preoccupare!- si alzó anche lei dal divano, prendendo il cappotto dall'appendiabiti poco distante. -Me ne occuperó io a casa.-

-Non ti lascio andare a casa con questo tempo e al buio!- esclamó lui.

-Davvero non...-

-Insisto.- continuó. -Potrai continuare dal mio computer, ordino anche qualcosa da mangiare, se ti va...-
La bionda era confusa e indecisa.
Sapeva molte verità sul conto del bruno e certe iniziavano a vagargli nella mente ripetutamente.
Lo fissó, ancora con il cappotto in mano.

-Io...- provó a dire.

-Ti prego, rimani a cena.- aggiunse fermo lui.
La stava pregando?
Jude Sharp che elemosina attenzioni, da lei? Il ragazzo freddo, distaccato e solitario voleva la sua presenza?
Soltanto la luce dei lampi illuminava il soggiorno, rendendo il tutto molto suggestivo e a tratti tenebroso.
Non sapeva come comportarsi, ma il pensiero di cenare in compagnia di qualcuno, per di più di sesso maschile, le fecero scaldare il cuore.

-E va bene.- disse con un sorriso, rimettendo il cappotto sull'appendiabiti. -Ma decido io cosa mangiare!-

||Fuoco e Fiamme.|| -Inazuma Eleven GoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora