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Uno sbadiglio convinse il ragazzo ad interrompere la riunione, stremato da quella giornata che ormai sembrava essere diventata interminabile.
Congedó gli addetti, mentre, seduto sulla sua comoda poltrona, reclinó il busto in avanti e portó le mani sul viso, stropicciandosi gli occhi con le dita.
La lucidità delle sue iridi faceva capire quanta stanchezza arretrata avesse, ma i suoi modi sempre distaccati e abituali non lo davano a notare ad alcuno.
Quando finalmente decise di alzarsi, l'Imperatore del Quinto Settore fu nuovamente fermato da un impiegato dell'associazione:

-Signore, mi perdoni.- disse. -Ma c'è un ultimo ospite che gradirebbe incontrarla.-

Anche se nella sua mente malediceva tutto ció che le capitasse a tiro, si riposizionó seduto elegantemente, acconsentendo a quella visita sperando fosse l'ultima della giornata.
Inizialmente non fece caso alle porte scorrevoli che si aprirono con un fruscio sommesso e non guardó chi si stesse presentando; ma quando sentii il rumore dei tacchi e quel passo costante e sicuro, alzó subito lo sguardo.
I suoi occhi caffè si scontrarono con quelli di lei, azzurri e luminosi come un lago di montagna.

-Esigo parlare in privato con l'Imperatore.- stretta nella sua divisa da Ufficiale, Kathleen intimoriva ancora più di quanto potesse fare in borghese.
Ma quei movimenti, quello sguardo li conosceva perfettamente, come il palmo della sua mano.
I presenti nella stanza si voltarono verso di lui, come ad aspettare un consenso o un rifiuto, forse intimoriti dalla divisa di sua moglie che stava proprio davanti a lui.

-Uscite tutti.- senza che dicessero nulla, i seguaci del Quinto Settore fecero come il loro dirigente volesse; quest'ultimo poi scese le scalinate e con un'espressione imprecisa raggiunse la ragazza immobile in mezzo alla sala, che stava con le mani strette dietro la schiena dritta e i piedi paralleli perfetti.
-Che ci fai qui?- aggiunse con tono forse troppo duro, a giudicare da come Kathleen l'abbia fulminato con lo sguardo. -È pericoloso.- tentó un contatto con lei, appoggiandogli la mano sulla spalla, ma repentinamente lei schivó quel gesto affettuoso.
Axel la guardó in modo strano, chiedendosi come mai la moglie si comportasse in quel modo, rimanendo distaccata e esitando a guardarlo.

-Tu sei pericoloso...- quelle parole ferirono il biondo più di una coltellata; gli occhi celesti e luminosi della donna erano segnati e velati da uno strato lucido di lacrime.

-Cosa stai dicendo, Kate?- l'interpellata cominció a camminare attorno al ragazzo, la bocca serrata che tentava di impedire il pianto imminente. Era sull'orlo di perdere il controllo.

-Hai ricattato Victor Blade, Axel, un ragazzino! Dovresti vergognarti.- sputó la sentenza, e come se si fosse tolto un peso, i muscoli di lui, che si erano contratti dal nervoso, si sciolsero.
Un sorrisino compiaciuto e quasi spensierato apparve sul suo volto, facendo indignare l'Ufficiale che stava in piedi davanti al sottoscritto.

-Kate, tesoro, non hai capito la situazione.- ora era l'uomo che cominciava a camminare intorno a lei, come uno squalo che aveva in pugno la preda.

-Spiega.- anche se Axel voleva mantenere le redini della discussione, il tono, l'espressione e l'inquietante compostezza della militare non avevano niente a che fare con la spigliata sicurezza nei suoi occhi scuri.
E così, sotto le direttiva della bruna, l'Imperatore del Quinto Settore cominció a dare le sue giustificazioni.

-Non è stata una mia direttiva, Kathleen, te lo posso giurare.- guardando dritta il viso di suo marito, si rese conto che forse era stata un poco impulsiva. -E il fatto che tu metta in dubbio la mia sinceritá mi ferisce.-
Per la prima volta durante quella concersazione, la ragazza abbassó lo sguardo, fissandosi la punta degli stivaletti color della notte. Strinse i denti, ora sentendosi in colpa per ció che stava dicendo a colui che amava.
Spiegó che i soldi per l'operazione del fratello di Victor li avrebbe comunque versati, aveva giá fatto un acconto all'ospedale, come donatore anonimo.
Stavolta fu lei a ricevere la coltellata in pieno petto, aveva in messo in dubbio che il suo amante fosse un criminale senza pensarci due volte.
"Nella buona e nella cattiva sorte..." le frasi delle promesse le riecheggiavano in mente, rimbalzando da una parte all'altra.
"Prometto di esserti fedele sempre..." e anche questa promessa, secondo lei, era come se l'avesse sciolta.

-M-mi dispiace.- riuscii soltanto a dire, scostando il viso appena da non far vedere la sua tristezza e il velo di lacrime trasparenti che si era formato nei suoi occhi.

-Tesoro- teneramente, suo marito le posó una mano sulla guancia, facendo voltare la donna; come la prima volta che l'aveva incontrata, quasi quindici anni fa, Axel non aveva smesso di rimanere affascinato da quel volto così perfetto. Rimase a guardarla con un velo di malinconia. -Avevi ragione a venirmelo a chiedere. Dovevo spiegarti la situazione prima.- Kathleen peró non si rassicuro', rimanendo corrucciata, così, dopo tanto tempo, il biondo prese fiato e fece uscire quelle parole tanto temute quanto desiderate. -So che non te lo dico spesso, ma...-

I passi di qualcuno interruppero il loro intimo momento.
Axel scattó lontano da sua moglie per non dare nell'attenzione, mentre quest'ultima si sistemó il cappello e con cura nascose la sua espressione rattristata dietro una maschera di durezza.
Un uomo, dai folti capelli color corallo e la carnagione scura che risaltava da quel suo completo bianco, fece capolino nella sala grande, non accorgendosi dell'Ufficiale.

-Signor Zabel, spero di non...- quando finalmente i suoi occhi si posarono sul Capitano della Marina, nel fasullo Imperatore scattó un impeto di gelosia nel vedere l'uomo squadrarla da capo a piedi. -Chiedo scusa, non mi avevano avvertito avesse una riunione.- aggiunse con un falso sorrisetto gentile.

-Non importa, signore.- con riluttanza, il più giovane fece le presentazioni. -Capitano Smith, lui è Gyant Cinquedea, direttore del Quinto Settore.- anche se non lo dava a vedere, Kathleen rimase sorpresa nell'apprendere che si trovasse davanti proprio a colui che voleva distruggere le regole del calcio. -Signor Cinquedea, lei è Kathleen Smith, Capitano della Marina Militare.-

-A cosa dobbiamo la sua incantevole presenza?- a quelle parole, le mani di Axel si chiusero in due pugni serrati, mentre stringeva la mascella per non far uscir parola.
Si scambió un repentino sguardo con la moglie, che intuii subito a che tipo di gioco dovesse giocare.

-Il Capitano Smith lavora per la Raimon.- aggiunse il biondo. Cinquedea agrottó le sopracciglia, capendo di aver davanti un'avversaria e allontanandosi appena. -Non si preoccupi, signore, lavora anche per noi.-

-Ah, una spia all'interno della squadra...- anche se non voleva ammetterlo, alla ragazza quell'uomo destava timore e soggezione. Nello sguardo aveva un non so che di strano, macabro.
E non si sentiva tranquilla nel sapere che l'uomo che lei amava con tutta se stessa lavorasse per lui. -Ottima idea, Alex.- l'interpellato annuii in segno di ringraziamento, avvicinandosi alla moglie, che non proferiva parola ma lasciava che il biondo abbindolasse il proprio superiore.

-Se non le dispiace accompagno la signorina Smith all'uscita...- Axel appoggió una mano sulla schiena di lei, dolcemente invitandola a seguirlo.
Saluto' cordialmente l'uomo dai capelli color corallo e si voltó, seguendo le indicazioni del biondo a fianco, ma sentendo comunque gli occhi del suo superiore puntati addosso.
Non appena girarono l'angolo e inforcarono il corridoio, il passo del ragazzo si fece più svelto e nervoso, afferrando la mano di Kathleen nervosamente.

-Aspetta!- la bruna non ricevette risposta, e così si libero dalla stretta di lui con un forte strattone.

-Kate, devi andare.- rispose secco.

-No! Voglio sapere cosa succede e cosa devo fare visto che a quanto pare io ora lavori per il Quinto Settore!- sbraitó, lasciando l'amato di stucco.

-Non lavorerai per l'associazione.- ora i pensieri della militare si fecero più annebbiati, non capiva quella situazione. -Creero' dei falsi documenti ogni giorno, tu non dovrai fare niente.- con fare sbrigativo, riaffero' la mano della compagna, continuando a camminare.

-Cosa?!- lei si fermó nuovamente, notandolo visibilmente scocciato.

-Kate.- rispose sospirando. -Cinquedea lavora con gente pericolosa.- ammise.

-Voglio ricordarti che ho avuto a che fare con gente anche peggiore.- affermó sicura. -Sono una militare.-

-E io voglio ricordarti...- Axel si avvicinó a lei lentamente, non levandole gli occhi dai suoi. -...che militare o no, per me rimarrai sempre tu. E io non ti mettero' in pericolo.- deglutii, come se queste parole fossero sempre rimaste bloccate nella sua gola; la ragazza non rispose, non riusciva. La bocca semiaperta e leggermente carnosa era cosi' invitante per il biondo che non riuscii a resisterle, lasciandosi trasportare e baciandola dolcemente.

-Non combatterai solo.-
Questa fu l'ultima frase che Kathleen disse, per poi continuare a camminare con sicurezza verso l'uscita del Quinto Settore.
Avrebbe tolto Axel da quella situazione scomoda.
E sapeva già chi contattare per farsi aiutare.

||Fuoco e Fiamme.|| -Inazuma Eleven GoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora