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Le scarpe scure che portava ai piedi cominciavano a diventare scomode per il Grande Imperatore.
Quel giorno era stato uno dei più impegnativi della settimana: aveva assistito a due partite, una in mattinata e l'altra nel primo pomeriggio, fece il suo ruolo di allenatore della Monte Olimpo per il training serale e finalmente dopo due estenuanti ore di comizio poteva finalmente riposare.
O meglio, così credeva.

-Alex, prima che vada...- l'interpellato cominciava a chiedersi se i suoi colleghi facessero apposta a fermarlo esattamente prima che tornasse nei suoi alloggi. Quella sera era toccato al suo dirigente, Gyan Cinquedea. -...volevo chiederle informazioni riguardo a quell'Ufficiale, la signorina Smith.-
Al suo nome, i sensi del biondo si acuirono, e così anche la sua gelosia; non si fidava dell'uomo che aveva di fronte, consapevole quanto potesse diventare viscido e fastidioso.

-È una mia conoscente.- mentii. -Perchè le interessa?-

-Semplice curiosità.- il tono del dirigente dell'associazione destó preoccupazione nell'animo di Axel, che rimase comunque impassibile ad ascoltarlo. -Ha un nome famigliare...-

-In verità è stata un'ex giocatrice.- il ragazzo voleva arrivare fino in fondo a questa storia, scoprendo le reali intenzioni del superiore. -Prima giocó nella Royal Academy, poi si è unita alla Raimon.-
L'uomo rimase sorpreso dalle ammissioni che gli stava dando l'altro, tant'è che inarcó un sopracciglio e fece un passo in avanti verso l'Imperatore.

-Alla Raimon?- riuscii soltanto a domandare.

-Non crede che un ex giocatrice possa essere un ottimo aiuto, signore?- cercó di girare la frittata in modo che il suo collega non si insospettisse. -La Signorina conosce meglio di tutti l'Istituto e i due allenatori...-

-Questo non lo metto in dubbio, ma vedi, Alex...- il piano del ragazzo non aveva funzionato a pieno. -...i miei collaboratori non sono felici che la Marina Militare si intrometta nei nostri affari.- scandii con un tono assai inquietante la parola 'collaboratori'. Egli sapeva la natura degli uomini che lavoravano con Cinquedea, ma non pensava che il suo capo potesse arrivare fino a quel punto.
Chi sono i "collaboratori"?
Axel li conosceva?
Aveva messo Kathleen in pericolo?
Doveva sapere queste informazioni e subito, per il bene di sua moglie e per le persone che li circondavano.
-È tuo dovere far si' che la signorina Smith non ficcanasi troppo nell'associazione.- aggiunse l'uomo. -Anche se lo ammetto che la sua graziosa presenza non avrebbe che giovato i miei occhi.-

-Signore.- parló il biondo, evitando così che l'istinto di agguantare con violenza colui che aveva di fronte si facesse concreto. -Faró come lei ha detto. Con permesso.- chinó leggermente il capo salutando Cinquedea, per poi voltargli le spalle; la sua sagoma si perse nel buio del corridoio.
Era preoccupato, consapevole che per la prima volta nella sua vita da Imperatore, avesse commesso un errore. Quel che era peggio, non aveva messo in pericolo soltanto la sua copertura, ma anche l'incolumità di Kathleen.
Pregó che la ragazza non si presentasse mai più nella sede e a suo malgrado, la decisione che prese non avrebbe fatto piacere a nessuno dei due: Axel doveva sparire dalla sua vita, almeno fino a che la situazione non si fosse sistemata.
Niente più uscite di nascosto, niente lettere, messaggi o chiamate; sarebbe scomparso.
Sapeva che quella mossa aveva fatto insospettire il dirigente, e sicuramente l'avrebbe tenuto d'occhio: perchè non ci aveva pensato prima!?
Queste parole girovagano insistentemente nella sua mente, maledicendo se stesso e il Quinto Settore.
L'amore lo aveva reso cieco, era la causa della sua distrazione e per mettere in salvo sia lei che se stesso, avrebbe dovuto cancellarla, evitare ogni contatto possibile: se non avesse avuto un forte autocontrollo, Axel avrebbe pianto.
Ma anche in questo l'onore ci andava di mezzo e non avrebbe mai permesso che le lacrime gli solcassero il viso abbronzato.
Passó la notte praticamente insonne, svegliandosi soventemente; ma quando riusciva a chiudere gli occhi, i suoi sogni avevano come protagonista la bruna.

I due ragazzi se ne stavano seduti comodamente sul divano di pelle chiara, mentre la mora era intenta a preparare una teiera di thè verde.
Anche se i due ospiti erano arrivati soltanto da un paio di ore, si erano già messi al lavoro; il Tenente Josh Tennessee, uomo fidato della squadra di Kathleen, era un esperto di tecnologia e computer.
Vista la sua capacità nel mondo dell'elettronica, il Capitano e l'altra presente, il Maresciallo Annie Pember, avevano deciso di lasciarlo lavorare a quei file protetti in tranquillità, mentre loro si occupavano dei documenti cartacei.
I due erano pienamente consapevoli di quale fosse la verità, ovvero il legame tra Axel e Kathleen, ma nessuno avrebbe osato aprire bocca.
Mentre le due ragazze erano intente a lavorare su quel plico di documenti che sembrava infinito, il campanello di casa suonó.
Dalla cucina, che era direttamente collegata al salotto, tutti e tre gli Ufficiali si scambiarono un veloce sguardo preoccupato, sicuri che nessuno stesse aspettando qualcuno.

-State qui.- ammonii la bruna, senza lasciar proferir parola ai due militari, che la rispettarono anche senza indossare la divisa di comandante.
Con sicurezza e senza far trapelare la sua preoccupazione, Kathleen si diresse verso il portone di casa, aprendolo, e trovandosi spaesata; non c'era nessuno.
Giró il capo un paio di volte, a destra e a sinistra, ma non trovando risposta su chi possa aver suonato il suo campanello.
Fece per richiudere la porta, ma il suo sguardo fu catturato dallo zerbino. Sopra vi si posava una lettera, chiusa in una busta bianca e perfettamente ripiegata: soltanto una lettera spiccava sull'involucro di carta.
-A.
Non ci volle molto prima che l'intuito della castana arrivasse a capire chi fosse il mittente, ma mai egli si era messo a rischio così tanto da inviarle una corrispondenza direttamente a casa.
La portà cigoló e sbattè dietro la schiena dell'Ufficiale, che con disinvoltura poggió la carta sopra il piano isola della cucina.

-Chi era?- chiese Annie.

-La posta.- rispose secca, ancora una volta evitando così che gli altri Ufficiali parlassero, tornando a dirigere la loro attenzione sui documenti.
Il Sole caló velocemente sulla cittadina, aiutato dalle nuvole temporalesche che da giorni oscuravano il cielo.
Quando il Tenente Tennessee e il Maresciallo Pember lasciarono la dimora di Kathleen, ella strappo l'involucro della missiva, che ancora una volta la lasciarono di stucco.
Essa era quasi completamente immacolata, il foglio era candido e pulito, tralasciando la parte superiore che recitava queste parole:

-Mia Kate,
penso che questa sia l'ultima lettera che potró scriverti. Non ho il tempo di spiegare, ma prego tu possa fidarti di me, la situazione è più complicata del previsto.
Scusami.

con amore,
-A.

Non avesse l'animo segnato da anni di addestramento la ragazza non sarebbe riuscita a trattenere quel groppo in gola che le si era formato.
Potevano delle parole provocarle tali emozioni?
Non era contemplato nel suo essere mostrarsi debole e fragile.
Le indagini sul Quinto Settore dovevano continuare con o senza l'aiuto di Axel, anche se questa decisione spezzava il suo cuore di ghiaccio.
Mentre mille pensieri non lasciavano scampo alla sua mente,ridusse a brandelli il foglio di carta, per poi gettare i coriandoli nel cestino.

||Fuoco e Fiamme.|| -Inazuma Eleven GoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora