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Data di pubblicazione:
12 gennaio 2021
Parole:
2391



"Posso?"

Mi domanda Davide, distraendomi da ciò che sto scrivendo, battendo la mano sullo spazio vuoto a fianco a me del letto.

Io annuisco, anche se non troppo convinta, un po' spaventata per ciò che potrebbe dirmi.

Lui mi ringrazia e siede vicino a me, contro la testiera del letto, mentre io metto nel comodino il piccolo quadernetto, decidendo di dargli la piena attenzione, qualunque cosa voglia fare:

"Sei qua sola soletta. È successo qualcosa?"

"No, ma va." Lo tranquillizzo, stirandomi le braccia verso l'altro e scrocchiando poi la schiena, dopo essere rimasta ferma nella stessa posizione a lungo: "Le ragazze sono tutte occupate a stare con altri e io mi sono messa a scrivere."

"E chi pensa a stare con te?"

Chiede, facendomi sorridere e avvicinare poco:

"Tu, a quanto pare."

"Non posso darti torto. Una bella signorina come te non dovrebbe mai essere lasciata sola."

Mi prende in giro, sorridendo divertito, per poi tornare più serio:

"Ti ho sentita un po' distante in questi ultimi due giorni, va tutto bene?"

"Sì..."

Non sono per niente convinta mentre alzo le spalle, ma spero se la beva. Lui mi guarda attentamente per un po', facendomi quasi a sentire a disagio:

"Stai così per il bacio?"

Colpita e affondata.

Non faccio in tempo a controllare la mia espressione facciale, capendo dalla sua che ha recepito il messaggio. Attendo qualsiasi reazione, ma non quella di vederlo sorridere dolcemente, per poi lasciarsi andare ad una leggera risata:

"E siamo in due. Però dobbiamo affrontarla questa cosa. Non possiamo fingere che nulla sia accaduto, no?" Fa una breve pausa, mentre sul suo viso sale un po' di preoccupazione: "A meno che tu non ci abbia ripensato, avremo poco da discutere nel caso."

"No. No, quello no, assolutamente!"

Gli assicuro immediatamente, con fin troppa emozione:

"È solo che..."

Lascio la frase a metà, non sapendo bene come trasmettergli ciò che penso, ma, fortunatamente, ci pensa nuovamente lui a dar voce ai miei pensieri:

"È solo che sarebbe stato meglio se fosse successo in un momento più tranquillo, con un'atmosfera un minimo più romantica, con tutto il tempo necessario. E invece ci siamo trovati cinque minuti dopo a dover dividere Simone e Marco come fossero bambini."

"Esattamente. È stato frustrante."

"Già. Siamo stati interrotti anche due volte a conti fatti. Volevo essere io il primo a baciarti. Nella mia mente era tutto più romantico e sentimentale, invece il cibo ha avuto la priorità su di noi due."

Si lamenta, sospirando rumorosamente, facendomi tenerezza perché, davvero, ci è rimasto male, più di me, molto più di me:

"Dai, Dav, non importa."

Tento di sollevargli il morale, accarezzandogli il viso e abbassandomi verso di lui, baciandogli la guancia:

"Avremo altre occasioni per fare un qualcosa di più romantico e con un'atmosfera migliore."

A cuore aperto | Davide VavalàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora