2. Justin Hill

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Bonnie

Chi diavolo era quella bambina?

Mi sbrigai a chiudere alla svelta la porta sul retro, per evitare altri inconvenienti e mezzi infarti.
Ritornai di sopra per finire quello che avevo iniziato e una volta fatto decisi di fare un giretto in città.

Mi assicurai di chiudere per bene anche le finestre per evitare che quella bambina stramba si intrufolasse di nuovo in casa.

Chissà chi era.

Cominciai a camminare e notai che esattamente due case dopo la mia, c'era una casa dall' aria cupa, dai colori scuri.
Il portone era assai nero e un pochetto arrugginito.
Passandoci vicino, una strana sensazione si impossessò di me. Vari brividi mi percorsero per tutto il corpo.
Mi fermai come imbambolata.
Non si sentiva alcun rumore e quel silenzio era davvero inquietante.
Le finestre coperte dalle tende facevano in modo che la luce non penetrasse.

Se non è frutto della mia immaginazione scommetterei di aver visto una tenda scostarsi per poi richiudersi velocemente.
Intravidi un volto ma non seppi identificarlo.
I brividi non scomparvero quindi ripresi a camminare velocemente.

Dopo pochi minuti raggiunsi il centro della cittadina e devo dire che di gente ce ne era parecchia.
Passai davanti ad alcuni negozi abbastanza carini, alcuni pure di antiquariato.
Raggiunsi davanti all'entrata di un bar e decisi di fermarmi.

Spinsi la porta che emise un cigolio, il locale era quasi vuoto se non per due persone anziane sedute.
Mi avvicinai al bancone e mi sedetti su uno dei sgabelli presenti. Mi guardai in giro cerando il cameriere ma non vidi nessuno.

Aspettai qualche minuto ma l'ombra del cameriere  non si fece viva.
"Signore scusi.. sa per caso dove sia finito il cameriere?" domandai.
Il signore in questione si girò a guardarmi male, per poi tornare a prestare attenzione al suo giornale.
Devo dire che ci rimasi male.

Che maleducato!

Quindi mi girai col broncio sul viso, e aspettai.
Finalmente dopo qualche minuto dalla porta dietro al balcone comparve un ragazzo.
Aveva uno straccio bianco sulla spalla e un grembiule legato in vita. Era impegnato a leggere qualcosa sul telefono e quando alzò lo sguardo su di me, si sorprese.

"Oh ciao" mi salutò. La sua bocca si aprì in un sorriso smagliante.
"Stai aspettando da molto?" "Si direi" sorrisi appena.
Si tolse lo straccio dalla spalla e lo lanciò sul ripiano e si appoggiò ad esso con le mani, chinandosi verso di me.
"Scusami di solito non c'è molta gente, cioè a dire la verità quasi nessuno, comunque mi chiamo Connor e tu sei..?" Sorrise con una nota di imbarazzo.

Allungai la mano e strinsi la sua  "Bonnie"  "Bonnie.. mi piace" mi fece l'occhiolino, e stranamente mi sentì appena le guance calde.

"Sei di qui vicino? Non ti ho mai vista" domandò "in realtà sono di New York" strabuzzò gli occhi "e come mai sei finita in questo buco di culo?" sorrise divertito.
Alzai le spalle "volevo cambiare aria, non ne potevo più" risposi vaga.

Assottigliò lo sguardo e divenne serio nel giro di pochi secondi.
Mi sorpresi dal suo cambiamento di umore.
Notai che stava guardando fuori dalla vetrina quindi incuriosita mi girai.

Un ragazzo scese dalla sua macchina totalmente nera, così come i suoi vestiti.
Guardai il viso serio e constatai che era veramente bellissimo.
Di una bellezza rara, che si vedeva poco  in giro.
Si tastò i pantaloni e dalla tasca tirò fuori un pacchetto di sigarette, e ne accese una.
Rimasi affascinata dai quei movimenti.

"Chi è quello?" chiesi a Connor.

"Justin Hill"

The Hill brothers Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora