Capitolo 20

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- ...e ti fanno andare in giro così? Un buco, una toppa, un bacio in fronte e via? Niente sedativi?-
Caesar Noah Cameron fece una smorfia, guardando con la coda dell'occhio Thomas Maximilian Riddle che gli camminava a fianco.
- I maghi sono gente barbara.-
- Si ma bevo molto vino rosso. Ho la pressione bassa.-
- Allora questo cambia tutto.-
Lucilla dei Lancaster, dietro di loro, sorrise e scosse il capo per poi sollevare il viso sui grandi cancelli di ferro battuto di Wizards' Graveyard. Il Cimitero dei Maghi.
A ventiquattro ore dall'udienza avuta col Wizengamot, Tom era uscito dalla Lucky House alla luce del sole finalmente. E con un unico desiderio.
Rivedere qualcuno.
C'era un pallido sole quella mattina e tutto sembrava placido, intatto e perfetto.
Tom amava quel posto. Nonostante il dolore di cui era impregnato.
Nonostante fosse un cimitero, implicando tutte le sue conseguenze.
Eppure...in quei luoghi, fra quelle lapidi, fra quei loculi, fra quelle fredde mura di pietra e giardini che sembravano non subire lo sfregio del tempo, lui aveva sempre avvertito più pace che malinconia.
Più serenità che rimorsi per una vita ormai spenta e finita.
Caesar era apparso da poco. Era venuto a trovarlo, visto che a Tom era stato proibito rimettere piede a Cameron Manor.
L'avevano informato sulle ultime novità, sull'intelligenza e il presunto spirito da sadico del nuovo Ministro della Magia, sulla salute di Tom e sui suoi nuovi impegni.
Già.
Perché ora che tutti sapevano, Tom non poteva più stare chiuso fra quattro mura.
- Stasera cos'hai in programma?- gli chiese Caesar.
- Non lo so ancora...- disse dubbioso, aggirandosi fra i tempietti delle famiglie di maghi più illustri, statue commemorative e vasi di profumati fiori rari e dai toni delicati - Ieri sera ho cenato da Damon...e oggi dovrei andare a trovare Trix. Nel suo appartamento.-
- E' felicissima.- sorrise Lucilla - Non si stacca da te per un secondo. E viceversa direi.-
- Non posso certo aggrapparmi alle gambe di Damon. Preferisco quelle di Trix.-
- Questo senz'altro.- Caesar stirò un sogghigno perfido - E...cos'altro? Hai visto altri tuoi amici?-
- Per il momento no.- Tom vagò con lo sguardo sulle lapidi, ben attento a non far trapelare sul volto alcuna espressione potenzialmente troppo decifrabile, come l'emozione violenta che lo coglieva ogni volta che ricordava il volto di Cloe, la mattina scorsa. Ma come ricordava i suoi occhi sgranati, ricordava anche come se n'era andata...
Un segno chiaro.
Se da un lato dimostrava una forte emozione, dall'atro gli aveva dimostrato...l'odio, il rancore, che lei ancora nutriva.
Come biasimarla?
- Ma stasera Trix porta Asher con sé. E William credo.-
- Hn.- Cameron spiò indietro, verso la Lancaster - E Degona?-
- Conosci mia figlia.- rispose la demone, mentre Riddle incassava lievemente la testa nelle spalle - E' emotiva e impulsiva. E poi Tom è già messo male di suo, non credo che un vaso in mezzo agli occhi sia d'aiuto alla sua salute in un momento come questo.-
- Lo credo anche io.- commentò Caesar - Comunque perché siamo qui?-
- Volevo vedere lei.-
Tom si fermò in quell'istante.
E sorrise.
Eccola lì.
Asteria McAdams sogghignava dalla sua foto, sulla sua tomba.
C'erano tante candele magiche. Che forse non si erano spente da ben otto anni.
Lei, sempre maligna. Lei, sempre coraggiosa.
Lei che si era alzata e se n'era andata, sputando su quello che la vita le aveva riservato.
I suicidi erano tanto da biasimare in vigliaccheria?
Tom non ne era più tanto sicuro.
Notò alcune cornici piene di bigliettini con tante scritte colorate, forse per proteggere quelle pergamene dalle intemperie. E tanti vasi di fiori. Non era stata dimenticata Asteria.
Non come lei aveva temuto da viva.
Lucilla e Caesar lo lasciarono un attimo da solo, mentre lui posava il suo fascio di gigli screziati sulla tomba.
Chissà cos'avrebbe detto lei, rivedendolo dopo tanti anni.
"Bravo idiota di un Riddle...sei uscito finalmente. Ma magari potevi fare il favore al mondo di restare dov'eri visto che a quanto pare non hai ancora capito cosa fare della tua miserabile esistenza."
Tom rise, sentendola quasi dire quelle parole.
- Riposa in pace, Asteria.- sussurrò, senza mai perdere il sorriso sulla bocca, negli occhi e nel cuore.
Poco più avanti, in mezzo a statue di angioletti accovacciati che a occhio di demone erano alquanto inquietanti, Caesar subì l'occhiata maliziosa di Lucilla.
- Che c'è?- chiese, guardandola storto.
- Nulla.- rispose lei, con fare candido - Ho parlato con tuo fratello qualche giorno fa, sai?-
- Perché, sa parlare e pensare?- fu la sarcastica replica di Cameron, mentre si accendeva una sigaretta visto che la fiaschetta gliel'aveva rubata quella despota di sua moglie, sua moglie!, prima di uscire.
- Si. E mi ha detto che il concepimento va a rilento.-
- Oh, per il diavolo, che cosa disgustosa.- sibilò con una smorfia - Sono giorni che lui e quell'idiota di Demetrius cercano di propinarmi qualsiasi cibo afrodisiaco su cui abbiano messo le mani. Gala ha minacciato di buttare fuori di casa Demetrius se non la smette...ma Leiandros è andato fuori di testa. Non fa che chiedere questa nipotina immaginaria, ci parla perfino! Ieri sera a cena l'ho pescato anche a parlare con la pancia di Denise...- bofonchiò, mentre la Lancaster cercava di trattenere una risata incontenibile - Dovevi vedere la faccia di lei...agghiacciata.-
- Affascinante. Ma comunque come va?-
- Perché pensate tutti agli affari miei?- rimbrottò snervato - Tanto abbiamo un sacco di tempo.-
- Caesar sono solo tre mesi. Credi di fare centro al primo colpo?- berciò Lucilla, sconvolta - Dio, voi maschi e il vostro ego! Poi come minimo avrai la fortuna del principiante e sarà davvero così.-
- Principiante in cosa, scusate?- chiese Tom, arrivando alle loro spalle.
- Niente. Figurati.- fece Cameron acidamente - Tua madre pensa di venirmi a insegnare come fare un figlio.-
- Con troppo vino e poca decenza.- fu il laconico commento di Riddle.
- Questo si che è romanticismo.- celiò Lucilla, afferrando Caesar per il gomito - Ora noi andiamo.-
- Ok.- annuì l'ex Grifondoro, spostando automaticamente lo sguardo a ovest del cimitero, sempre così cupo e tetro - Io torno a casa appena ho finito mamma. Avvisa tu Harry e Draco, per favore.-
- Certo.-
- E noi ci vediamo al più presto.- gli disse Caesar, dandogli una leggera pacca sulla spalla - Vedo di non mandarti i ragazzi tutti in gruppo, non vorrei traumatizzarti troppo.-
- Ok.- rise Tom, facendosi indietro - Salutameli comunque.-
Quando si Smaterializzarono via e rimase solo, Tom venne colpito di schiena da una leggera folata di vento.
Sembrava sospingerlo verso...Lost Graveyard.
Non era aveva bisogno di spinte, questo era certo anche se varcate i sinistri capitelli dell'arco color inchiostro che divideva quell'ala del cimitero da quello dei Maghi Perduti bhè...non era mai facile.
Eppure era sempre tutto uguale. Un grande labirinto di alabastro nero, formato da tante lapidi dalla forma cubica. Alte e basse, dalle forme differenti. Un labirinto per ricordare a tutti gli altri in quale spirale fossero caduti i maghi cattivi.
Lì c'erano pochi fiori, fra le quattro vie che s'incrociavano nel labirinto.
Ma Tom sapeva dove andare.
E quando raggiunse la tomba, non lesse il nome. Non lesse la condanna all'inferno che vi era impressa.
Ma solo quella scritta argentea, luccicante e splendente.
"He Saved His Son"
Lord Voldemort.
Papà.
Tom posò la mano guantata sulla fredda parete dell'alto cubo nero.
Notò i fiori freschi, quando invece le altre tombe erano ricoperte di bruciature, spunti anche...
Era stato Damon, capì. Era Damon che, attirando le malelingue, andava alla tomba di suo padre.
Era sempre più fredda quella tomba, pensò, poggiando la fronte contro la scritta argentea.
Ma suo padre era lì dentro. Cenere e polvere.
Non era giusto. Lo sapeva.
Ma sapeva anche che non poteva farne a meno.
Aveva rovinato la vita a troppa gente. Aveva massacrato centinaia di persone, maghi e babbani.
Eppure era voluto venire ugualmente.
Era irrispettoso verso Harry, verso Draco...verso i Potter.
Ma non poteva...non poteva rinnegare quelle radici che otto anni prima gli avevano salvato la vita.
Si staccò poi, chiudendo gli occhi. Ma quando sentì dei passi li riaprì. E vide uscire dall'angolo di una tomba lì accanto, un blocco ricoperto di bruciature di magia, un ragazzino sui sedici anni.
Magro, quasi malato dall'aspetto. E Tom capì perché quando vide i segni di aghi sul suo braccio.
Il ragazzo lo fissò con occhi spiritati.
- E' vero allora.- gli disse, a bassa voce.
Tom non rispose. Restando immobile.
- Qua ci sono i miei.- continuò il ragazzo, serio e umile innanzi a lui - Erano Mangiamorte.-
Dio. Tom richiuse gli occhi, serrando forte le palpebre.
- Non fare la loro fine.- gli disse, girandosi per andarsene.
Il ragazzo lo scrutò attentamente, mentre gli dava la schiena. Si levò le cuffie dalle orecchie, stranito.
- Tu non sei come lui?-
Camminò. Un passo davanti all'altro.
- Tu non sei come lui?-
Ora la domanda venne gridata.
No, avrebbe voluto dire.
No.
Non sono come lui.


Qualche ora più tardi, mentre Tom Riddle veniva trascinato nell'appartamento di una bella Diurna felicissima di potersi godere il pomeriggio da sola con lui, Damon Michael Howthorne cercava di godersi qualche ora in santa pace fra le lenzuola con la sua fidanzata...dopo aver attaccato al pomello della porta della camera da letto una bella scritta alquanto chiara, del tipo "Se non mi date qualche ora, consegnerò le mie dimissioni!" ma non sapeva che le grane stavolta non sarebbero venute dai morti. Bensì dai vivi. E non solo per lui, ma anche per Tom.
Eggià. Perché il Legimors e la sua adorata Neely (dopo un mese di astinenza!) erano quasi sulla rampa di lancio quando gli arrivò in casa una Strilettera, stavolta non dal colore rosso acceso. Ma viola. Viola violetta.
E aveva un bel sigillo in cera. Quello dei King.
Così, intanto che lui si prendeva una strigliata colossale dalla duchessa Mary, che era venuta a sapere di Tom e gli ordinava di condurlo a cena a casa loro quella sera stessa, pena l'evirazione, anche qualcun altro al Ministro della Magia, e più precisamente al Quartier Generale degli Auror, stava prendendo in seria considerazione l'idea di tagliarsi spontaneamente gli attributi.
Meglio l'auto macellazione che il trituramento a cui gli Auror andavano incontro ogni qual volta Duncan Gillespie si metteva a urlare, nel bel mezzo della sala riunioni, spaccando i timpani ai veterani e facendo piangere i più deboli psicologicamente.
Fra queste due categorie c'erano però anche gli esemplari alla Dalton.
Se Draco non sopportava di farsi sgridare come un ragazzino, Edward aveva risolto la questione mettendosi gli auricolari e ascoltando il canale delle corse dei cani.
- COSì NON ANDREMO DA NESSUNA PARTE!-
Ennesimo pugno sbattuto sull'enorme tavolo tondeggiante, nella stanza i cui muri erano ricoperti di taglie.
Duncan spense in sigaro con stizza sulla testa di una statuetta a forma di nano, lì accanto alla sua poltrona.
- Signori, io ne ho piene le tasche dei voi "Mah...non so!"- sbraitò inferocito - Ieri è morto un Auror, un nostro collega! E voi non siete riusciti a cavare un ragno dal buco!-
- Capo non è colpa nostra.- sospirò Austin Grey per coprire i singhiozzi quando una delle reclute anziane si mise a piangere senza ritegno, nascosto dietro le sue spalle - Abbiamo setacciato tutta la sua casa. Non c'è un indizio che sia uno. E quel bastardo di Donovan, fatemela passare, c'impedisce giuridicamente di chiedere di nuovo aiuto al signor Howthorne.-
- Andiamo, non crederete tutti a questa storia?- sbuffò Kinneas.
- John, guarda che hanno ragione.- gli disse Efren, serio - Il ragazzo vede e parla coi Non-Vivi.-
- E tu che cazzo ne sai, Coleman? Li vedi anche tu? No, nessuno può confermarlo.-
- Possiamo sempre farti lo scalpo.- propose Ron, che quando era stanco se ne usciva con proposte poco civili - Chi è d'accordo alzi la mano.-
Sarebbero scattati quasi tutti i palmi presenti se Gillespie non avesse emesso un verso, tipo barrito di elefante.
- Duncan, piano.- gli ricordò Kingsley, tranquillissimo - Guarda che hai la pressione alta.-
- Già, pensa se ti viene un infarto.- frecciò anche Jess, sarcastico.
- Voi siete la mia rovina.- ringhiò il Capo degli Auror, accendendosi di volata un altro sigaro - Avanti, cos'abbiamo in mano realmente?-
- La futura inchiesta che ci sarà fra venti giorni su Donovan.- gli disse Ron - Anche se così il caro Segretario farà in tempo a far sparire ogni prova da casa sua.-
- Si ma mica può tornare indietro nel tempo.- replicò Edward - Ha commesso qualche passo falso in passato.-
- Ah si?- sibilò Duncan, guardandolo snervato - E che gli diciamo a quelli del Wizengamot? Che tu, Weasley e il capo non ancora riconosciuto dei mannari Greyback siete stati a spiarlo una notte intera?-
- E anche che Donovan si fa la figlia di Brockway.- appuntò Draco, melenso.
- Questo non lo sappiamo.- sospirò Hermione, scuotendo il capo esasperata - Andiamo gente, cerchiamo di proporre idee verosimili.-
- Tipo che?- replicò Malfoy, sfidandola con aria perversa - Rapiamo il Segretario e gli facciamo sputare la verità a suon di barzellette idiote sugli impiegati del Ministero? Magari le apprezza tesoro.-
- Tanto per cominciare possiamo evitare tutti di dire quel nome a voce alta.- propose Duncan stizzito.
- Se quello viene a sapere qualcosa, o se solo ne fiuta la possibilità nell'aria ci ritroveremo tutti col culo per terra.- sibilò Austin Grey - La cosa non deve trapelare da qui.-
- Invece di andare a querelare un rispettabile membro del Wizengamot, perché non facciamo ricerche in casa vostra?- insinuò Kinneas - Andiamo, quello è il figlio del Lord Oscuro!-
- Si e tuo nonno era Mangiamorte, imbecille.- lo zittì Milo finalmente - Quindi evitiamo di fare collegamenti sanguinei che fanno ridere i sassi ormai, eh?- si voltò verso Gillespie - Come ha detto Tom siamo stati a Little Hangleton. La casa dei Riddle era aperta e a vista si capiva che ci ha abitato qualcuno di recente. Ma ora la casa è vuota.-
- Badomen sparito, bene.- Duncan gettò all'aria un paio di pergamene - Che altro?-
- Non sappiamo nulla della donna deforme.- continuò Hermione - Ma io penso di aver capito dove Badomen ha preso la Salvia per accecare Damon.- e fece apparire di fronte a Duncan un altro foglio spiegazzato - Octaviani. Grotte dei Pirenei. Badomen si è rifugiato lì ogni volta che è scappato ai francesi. Penso conosca il capo dell'Ordine.-
- Avete messo qualcuno a sorvegliare Howthorne?-
- Sarebbe inutile. Anche volendo la Salvia ci mette dodici ore per agire e ora Damon non si farà più prendere in contropiede.- replicò Draco - Resta comunque il problema di fermare Badomen.-
- Avete qualche idea?-
Ci fu un secondo di silenzio, mentre nella squadra di Jess i ragazzi si scambiavano varie occhiate.
- Noi una ce l'avremmo.- borbottò Clay, serio.
- E sarebbe?-
- Infiltriamo qualcuno.-
- Cosa!?- Duncan sputò quasi il sigaro - Dico ma siete matti?-
- Infiltrare qualcuno è rischioso. Potrebbe non tornare indietro.- fece Kingsley, serissimo - Prima della nascita di Harry, l'Ordine della Fenice ci aveva già provato. Mandammo un mago, uno bravo. Sparito nel nulla.-
- Se vi viene in mente un altro modo per scovarlo siamo tutt'orecchi.- replicò Tristan - Ma stiamo usando tutti i Sensimaghi del Ministero per cercarlo e non siamo arrivati a nulla. Che vogliamo fare? Aspettiamo che piovano altri cadaveri di babbani?-
Duncan si zittì di colpo, guardandosi in giro. Com'è che oltre a Malfoy non aveva subito un'altra presenza irritante che gli faceva sempre venire l'orticaria e la voglia di attaccarsi alla bombola dell'ossigeno?
Corrucciò la fronte - Ma dove diavolo è Potter?-
Il ghigno di Draco aveva un che di diabolico, quando gli rispose.
- Con le reclute. Ovvio.-
E già. Perché se la sfiga vedeva così bene, questa volta aveva fatto un canestro da metà campo.
Infatti il bambino sopravvissuto quel giorno, quel 28 giugno, riprendeva il servizio attivo.
E lo aspettava davvero un'interessante quanto catastrofica giornata.
La zona dell'istruzione alle nuove reclute, fatta due volte l'anno, una volta in inverno e una volta a fine giugno, era praticamente piena. In quella sala ingombra di piccoli banchi formati per due studenti c'erano almeno una cinquantina di ragazzini freschi di esami teorici e appena usciti dal corso primario d'addestramento, quindi tutti sulla ventina.
Quando poi, in bacheca, quei freschi figli di hippy avevano letto il nome di chi avrebbero fatto loro la prima lezione informativa, era scoppiato il caos e il giubilo.
Harry James Potter, da lontano, poteva vederli agitarsi oltre le vetrate della stanza.
E dire che ne aveva affrontati di nemici, lui.
Avrebbe preferito giocarsi l'osso del collo con Voldemort in persona, piuttosto che entrare là dentro.
Era disgustato, incazzato e depresso, specialmente contando come gli mancavano i suoi bambini dell'Associazione Hayes. Ma si fece coraggio e tenendo ben saldo il tubetto di analgesici nella mano sinistra, entrò in sala dando una spallata alla porta scorrevole, visto il plico di schede personali che teneva sotto il braccio destro.
Nel momento in cui varcò la soglia tutte quante le reclute balzarono in piedi, guardandolo con occhi scintillanti di bambini di fronte a un albero di Natale colmo di doni impacchettati.
Da parte sua, Harry buttò i fascicoli in cattedra e si volse a guardarli.
Merda.
- Bene.- bofonchiò, poggiandosi coi fianchi al bordo della scrivania - Benvenuti nella vita reale, signori. Per coloro che si fossero persi, questa è la lezione informativa per coloro che hanno superato in test d'ingresso ai corsi base dell'Addestramento Auror. Gli Uffici di Controllo della Magia accidentale sono in fondo a destra e i bagni a sinistra. Io sono Harry Potter...- sentì qualcuno trattenere il fiato, da manuale -...e ci vedremo per dieci pallose ore la settimana. Non sono la vostra balia, né vostro padre e se sarete particolarmente noiosi mi vedrete mandare giù analgesici e anti depressivi.- vide un tizio sulla ventina che scattava con la mano in alto, e chiarì subito - Mia moglie non rilascia autografi tramite il sottoscritto.- la mano tornò a nascondersi - E quando ne avrò basta di voi mi vedrete sparire oltre la porta e qua non rimetterò più piede. Allora, ci sono domande?-
A parte gl'intimiditi, c'era qualcuno che sembrava un po' più navigato degli altri.
Un tizio biondo in ultima fila rise, facendosi vedere.
- Io ho una domanda. Per che squadra tifa?-
Harry schioccò la lingua - Devo rispondere?-
- Non parlo di quidditch.-
- Oh...il Manchester.-
- Lei è un grande.- ridacchiò il ragazzo, ovviamente un figlio di babbani.
- Grazie dell'approvazione.- sibilò Harry - Altre domande?-
- Faremo esercitazioni con la sua squadra?- chiese una ragazza in prima fila, una sventolona che non aveva smesso di guardarlo un secondo.
- La mia squadra è al completo e non prendiamo reclute per il momento.-
- Ma possiamo fare domanda al signor Gillespie per venire con lei di ronda?- lo incalzò.
- Si.- sbuffò snervato.
- Davvero non prende reclute?- gli chiese un tizio corpulento tutto muscoli con un vistoso tatuaggio sul collo - Gli istruttori del primo anno ci hanno detto che variare è buono in una squadra notturna.-
- Le squadre si formano dopo questi esami pratici.- lo informò Potter - Ma presto farete ronde a qualsiasi ora del giorno e i veterani vi sceglieranno personalmente in base ai loro gusti e alle loro necessità.-
- Ma nella sua squadra non c'è posto...-
- No.-
Dio, voleva Draco.
Stava cominciando a rimpiangere la presenza di Malfoy.
Dopo aver subito domande di ogni tipo, che non centravano una mazza da golf con il corso informativo, che andavano da cosa preferiva mangiare, al suo segno zodiacale e se aveva mai ucciso accidentalmente un compagno durante una battaglia, Harry scappò di volata fuori da quella sala.
Due ore. Erano solo le prime due ore della settimana. Voleva morire.
Ma non sarebbe scivolato da solo in quel buco nero, oh no!
Questa il Ministro Dibble gliela pagava. Altro che uomo intelligente, altro che sagoma e mito.
Quello era morto! MORTO!
Solo che ancora non lo sapeva...


Calato il sole, toccava a Tom Riddle ritrovarsi di fronte a una brutta situazione.
I cancelli impervi e regali di King's Manor.
Ma perché? Perché si era fatto trascinare lì da Damon? Solo perché quella maledetta Strilettera gli aveva graffiato la faccia? Si, anche. E poi ci si era messo anche quella buon'anima sadica di Asher Greyback, diventato alto quasi due metri che, senza ascoltare storie, l'aveva trascinato lì per il collo con aria quanto mai minacciosa.
Era rimasta la stessa, la casa dei King. Imponente e raffinata, dai toni caldi ma chiari all'esterno, attorniata da giardini pieni di rigogliosi pioppi e sempreverdi, fontane e laghetti.
Ai cancelli gl'inservienti avevano salutato gli ospiti, informati dalla duchessa che ci sarebbe stato anche lui a cena e si fermarono a salutarlo cordiali e gentili, com'erano stati con lui anche in passato, nonostante tutte le malelingue.
Attraversando il grande spiazzale alberato che conduceva al portone dell'ingresso, Tom si guardava attorno.
Non c'erano carrozze. Quindi era davvero una cena informale grazie a Merlino.
-...io però non ho mai visto una Strilettera viola.- stava dicendo Trix, fasciata in un leggero abito di seta dal disegno optical, dalla gonna svasata sulle ginocchia e stivali a mezzo polpaccio di pelle chiara - Ma sei sicuro?-
- E questi secondo te chi me li ha fatti?- sibilò il Legimors, indicandosi la faccia dove spiccavano tre bei graffi rossastri - Adesso Mary mi sente! Oh, se mi sente! Poteva prendersela con Tom, accidenti. Anche quella maledetta di Neely per la paura di qualche ritorsione mi ha piantato ed è andata a cena dai suoi, sai che bello.-
- Io dovrei essere a letto però.- chiarì, imbarazzato più che mai, ora di fronte al portone. Se pensava che a pochi metri c'era Cloe e tutta la sua famiglia si sentì male.
Ma si sentiva male già dalla sera prima a dire il vero...
Quando Damon, senza tanti giri di parole di cui Tom gli era grato, gli aveva detto la verità.
Claire, la sua Claire, era fidanzata.
E se era fidanzata, questo significava che presto si sarebbe sposata.
Con un altro uomo che non era lui.
- Se avrai dormito tutto il giorno.- rimbrottò Howthorne.
- Spiacente, non l'ho fatto addormentare.- rise la Diurna, stringendolo forte per il braccio. Richiamata la sua attenzione, Tom si chinò e la vide sorridere. Automaticamente lo fece anche lui, di cuore, nonostante l'amarezza che lo dilaniava. Aveva passato un bellissimo pomeriggio con Trix, nel suo appartamento.
Avevano parlato, parlato, parlato...del suo lavoro come Auror, della sua vita con Milo, di come tutto ora andasse bene.
Aveva schiacciato un pisolino di un'ora al massimo, sul divano, ma lei si era sdraiata al suo fianco.
Ed era stato magnifico.
Si lasciò baciare su una guancia, mentre Damon continuava a maledire quella Strilettera assassina.
- Magari aveva anche la rabbia.- berciò sarcastico.
- Piantala di dire porcate, Howthorne.- si lamentò Asher, già di pessimo umore - Ne ho già sentite troppe oggi.-
- Ecco spiegato perché William e Dena non ci sono.- ghignò Trix eccitata - Li hai beccati a litigare?-
- Non esattamente.- mugugnò il mannaro, gettando via il mozzicone della cicca mentre Tom lo faceva sparire con la bacchetta con un colpo rapido e preciso - William, anche conosciuto come il puttaniere, s'è ripassato quella rossa oca e snob per tutta la notte. Ho dormito fuori coi croen, è stata un'esperienza migliore del concerto di voci bianche a cui sono stato costretto negli ultimi mesi. Comunque, stamattina, mentre facevo colazione con Hacate...-
- Chi è Hacate?- s'intromise Riddle.
- La donna di Jeager.-
- Jeager s'è fidanzato?-
- Diciamo di si.- sorrise Damon, mentre Trix cercava di sistemargli la faccia prima con del fard e poi, visto che si lamentava, con la magia - Dovresti conoscerla, ti piacerebbe. Una Trilocus Trifronte con un corpo da sirena e lo stomaco di un mannaro.-
- Si, comunque mentre noi facevamo colazione...- riattaccò Asher, con una smorfia acida -...è arrivata Dena. L'idiota l'aveva chiamata per parlarle...solo che la sera prima non aveva pensato che Ginger Winsort gli sarebbe piombata nel letto.-
- Oh.- fecero gli altri tre, orripilati.
- Oh, già.- sibilò il principe - Sono volati piatti e maledizioni e sono quasi sicuro che s'è beccato un Cruciatus, ma non so bene da chi, se da una di quelle due o da Jeager, che non sopporta il casino di prima mattina e ha sfollato la casa coi suo modi pragmatici.-
- Piccolo bastardo.- sentenziò la Vaughn - A William serve una bella ripassata.-
- O magari a Degona serve un pelo più di sangue freddo.- commentò Damon.
- Già. Le basta una spintarella per spedire la rivale in fondo al fiume.- ghignò Asher. Un secondo dopo però sembrò fiutare l'aria. Anche Trix si mise sull'attenti, come infastidita da qualcosa.
- Che succede?- chiese Damon.
- C'è qualcuno.- mormorò la Diurna, guardandosi attorno e specialmente fra le fronde degli alberi - C'è qualcuno che sa di fiori. È un demone...con un profumo da donna.-
- Un demone?-
Tom al pari degli amici iniziò a scrutare lì attorno quando improvvisamente provò uno strano fastidio allo stomaco. Non era la schiena...
Fece per prendere la bacchetta quando un suono bizzarro, simile allo scoppio di un pop corn, attirò la sua attenzione. E ora...tutto era diverso. Silenzioso. C'era un silenzio incredibile.
Non sentiva più il sibilo del vento, l'aria fresca sul viso.
Tutto era immobile.
- Che cavolo succede?- chiese, voltandosi verso i compagni ma, allibito, li vide con lo sguardo fisso, impalati.
Iniziò a capire quando, toccando la spalla di Damon, lo sentì rigido come una statua.
Ecco chi era la responsabile.
- Ciao tesoro!-
Represse un urlo quando Winyfred gli apparve di fronte, ma a testa in giù.
- Dio!- sbraitò, facendosi indietro mentre l'Harkansky, ridacchiando, scendeva a terra avvolta in un succinto abitino di pelle nera che forse non era il massimo in piena estate.
- Winyfred!- e la guardò paziente, sospirando - Ma sei matta a fermare il tempo? Se qualcuno ti scopre?-
- Oh, sciocchezze!- cinguettò la rossa, buttandogli la braccia al collo e stritolandolo, incurante dell'ululato che Riddle emise, per il dolore alla schiena - Amore quanto mi sei mancato! Sono stati dei giorni terribili senza di te, Vlad è stato di un antipatico da morire!- si staccò solo per stampagli un grosso bacione sulle labbra - Caesar mi ha detto che potevo venire a trovarti, così ho pensato di non dare fastidio bloccando l'orologio per qualche minuto.-
Il sorriso di Winyfred era sempre contagioso, così l'abbracciò di slancio, ma più gentilmente.
- Anche tu mi sei mancata.- le disse, felice.
- Stai un po' meglio, vedo.- constatò compiaciuta - E wow! Questi sono i tuoi amici!- si spostò accanto ad Asher, evidentemente ammirata - Mamma mia, questo si che è un principe licantropo! Ha già un'amante?-
- E Brand dove lo metti?-
L'Harkansky sogghignò, continuando la sua ispezione - E lei...carina, è una vampira?-
- Mezza vampira. Si chiama Beatrix.-
- Hn, prima o poi dovremo farci una chiacchierata tutti insieme...- rispose giuliva, spostando quindi lo sguardo perplesso su Howthorne -...anche se non credo che a Val piacerà Mister Aureola.-
- Cosa?- fece Tom, senza capire.
Winyfred alzò un sopracciglio, passando una mano a pochi centimetri dalla testa di Damon, in aria.
- Non noti niente?-
- Che cosa scusa?-
- Già che voi maghi non vedete queste cose.-
- Di cosa parli Winyfred?-
- Niente, niente.- tornò subito allegra, abbracciandolo di nuovo e rimettendosi poi a galleggiare in aria - Tesoro ora vado, sono a cena dai Feversham e Brand ci tiene che non mi comporti da pazza. Anzi, sono già in ritardo.- gli scoccò un altro bacio, lasciandolo sempre più spiazzato - Ora filo, torneremo a trovarti presto dolcezza, ci manchi troppo. Ciao!- e schioccò le dita, un secondo prima di sparire.
Ci fu un altro suono di pop corn scoppiato e il tempo riprese a scorrere.
A parte la confusione iniziale, ora che il profumo di donna era svanito e a tutti era venuto uno strano mal di stomaco, Tom dovette anche spiegare per quale motivo aveva del rossetto color prugna sulle labbra.
Gran bella figura da fare, specialmente prima di entrare in casa altrui...
Come gli era capitato al Ministero, aveva voglia di darsi alla fuga e tutto peggiorò quando vennero ad aprire alla porta.
Non voleva entrare, non voleva neanche posare gli occhi su qualsiasi abitante di quella casa...ma fu inutile, specialmente quando il povero maggiordomo di casa King venne letteralmente sparato via come un missile dalla duchessa Mary. La madre di Cloe, invecchiata poco a dire il vero, era sempre stata dolce e affettuosa con lui ma questa volta cacciò un grido, chissà perché lo facevano tutti quando lo vedevano, e lo strinse in una morsa che oltre a fargli vedere le stelle di quella galassia, riuscì a fargli vedere anche gli omini verdi.
- Tu, razza di disgraziato!- disse Mary King, baciandolo sulle guance con calore - Thomas Maximilian Riddle, miserabile codardo! Cosa diavolo aspettavi a venire a trovarci?-
- Duchessa...- la interruppe Trix, un po' preoccupata - E' un po' ferito...- abbozzò - Non lo strapazzi troppo.-
- Oh, sciocchezze cara.- baciò anche lei, guardandola da capo a piedi - Sei sempre magnifica dolcezza. E tu...- sibilò poi cambiando tono verso il Legimors - Ringrazia che mi sono trattenuta!-
- Trattenuta?- ringhiò Damon, mollando la giacca al maggiordomo - Tu sei tutta matta Mary!-
- Dov'è Neely?- replicò lei, sempre a braccetto di Tom - Ti ha piantato?-
- E' andata a cena dai suoi. Le hai fatto paura.-
- Quella non ha paura del diavolo, figurarsi.-
- Si vede che ti considera peggio di lui.- ironizzò Howthorne.
- Ah, sciocchezze.- sentenziò la strega bionda, rivolgendosi poi ad Greyback con aria da cospiratrice - Tesoro per me e per te filetto al sangue.-
Il principe sogghignò, baciandola.
- Qua si mangia decentemente solo quando ci sei tu, Asher.- sospirò la padrona di casa, riprendendo Riddle per il braccio, come se avesse dovuto trascinarlo - Allora, ragazzo mio...guarda che pezzo di uomo che sei diventato.-
- Anche lei sta benissimo duchessa.- le disse, galante come sempre.
- Faccio finta di crederti.- rispose soave, guardandolo di sottecchi - Damon ti ha detto tutto?-
Tom fece lo gnorri - Si, grazie dell'invito a cena.-
Mary King sorrise, carezzandogli la mano - E oltre al tuo bell'aspetto vedo che non sei cambiato per niente.-
Erano nell'anticamera quando, nel salone accanto alla sala da pranzo, Tom vide da lontano Daniel King, il mitico padre di Claire. C'era anche Brian, che sembrava molto dimagrito da quando l'aveva visto l'ultima volta e...in quell'istante un giovane della loro età si volse.
Alto, bruno, capelli lisci dal taglio irregolare ma semplicemente studiato ad arte.
Occhi scuri, viso squadrato e lineamenti marcati gli conferivano un aspetto affascinante. Il naso era pronunciato e le labbra erano carnose. I vestiti poi avevano un'aria alquanto costosa.
In quello sguardo, Tom capì subito molte cose.
Ricchezza, una famiglia agiata. Sicurezza, di chi sa cosa vuole.
E...forse insidia. Anche se Riddle non seppe spiegarsene il motivo.
Così era quello l'uomo che ora aveva la sua Claire. Il suo amore e il suo corpo.
Era così strano. Proprio lui, un puro di cuore, come diceva Lucilla, che stava subendo un violento attacco.
Se non era follia omicida quella, Tom non avrebbe saputo dargli un nome.
Ma tacque, restando a guardare il fantomatico Oliver Trust che, spalancato un sorriso, andava ad abbracciare Damon con calore, come se si fossero conosciuti da sempre.
Abbracciò anche Trix, mentre quella non faceva commenti ma una delle prime figuracce della serata avvenne quando Brian King mise a fuoco Tom e...
- Oddio!- urlò quasi, sorridendo felice e mettendo giù l'aperitivo - Il mio cognato preferito! Tom!-
In un nano secondo Riddle, che negli anni aveva imparato a non arrossire più, desiderò sprofondare. Cognato?
Brian King comunque, sebbene più magro, lo pressò in un abbraccio assassino finché arrivò anche Daniel King.
- Tom!- rise il padre di Cloe, abbracciandolo per l'ennesima volta ma con meno irruenza e poi stringendogli la mano mentre lo guardava da capo a piedi, ammirato - Ah, come siamo felici di rivederti tutti. Sono contento tu abbia accettato, Mary ha passato tutta la giornata a mettere su la cena e a spedire fuori di casa i suoi parenti.-
- Cosa?- Tom guardò la duchessa allarmato - Mary non doveva...-
- Ah, sciocchezze.- ridacchiò Brian, dandogli una manata sulla schiena che quasi gli fece sputare un polmone - Cavolo, devi raccontarmi un sacco di cose! E quell'antipatica di Cloe s'è ben guardata dal dirci che eri tornato a Londra.-
A quanto pare le figuracce erano appena iniziate.
- A proposito.- Brian scoccò uno sguardo a sua madre, poi a Oliver Trust - Tom, devo presentarti qualcuno. Lui è Oliver Trust, il fidanzato di mia sorella. Oliver, lui è Tom. Un nostro vecchio amico.-
- Si, veniva a Hogwarts con noi.- aggiunse Trix.
Oliver Trust sorrise ampiamente, stringendo la mano a Tom anche se Riddle dovette ammettere che non si era levato ancora i guanti, forse per quel motivo.
- E' un piacere. Gli amici dei ragazzi sono amici miei.- commentò Trust.
E cos'era?, pensò Tom. Un capo branco?
- E' strano però, non mi hanno mai parlato di te.- continuò Trust.
Tom capì subito come sarebbe girata la serata. Per una volta ringraziò quella parte malefica dei suoi geni che, ogni tanto, e solo poche volte, faceva di lui l'essere più simile in sarcasmo, arroganza e alterigia a Draco Lucius Malfoy.
- Non me ne stupisco.- rispose a sua volta, con un sorriso gelidamente finto ma da perfetto attore - Sono stato via tanti anni.-
- Otto anni, per la precisione, a luglio.- sentenziò una voce alle loro spalle.
Il cuore quasi perse un battito, come al Ministero, quando sentì la sua presenza.
Cloe King stava scendendo lo scalone dell'ingresso dove si trovavano. Abito color perla, molto fine, molto da signora e...pallido come il sentimento nei suoi occhi.
Ma non staccò mai lo sguardo da lui, mai. Ignorando Oliver, che scrutava la scena attentamente. Eppure, dopo quel silenzio, si fece avanti velocemente e le prese la mano, baciandogliela.
- Amore sei stupenda.- le disse, malizioso.
Tom non mosse un muscolo.
- Vi eravate già visti?- chiese Brian, stranito.
- Si, ieri al Ministero.- rispose sua sorella, passando "accidentalmente" accanto a Damon e passandogli "accidentalmente" su un piede con dei tacchi micidiali. Ma fu stoico il Legimors e riuscì a non spezzarsi i denti, trattenendo una maledizione.
- Perfetto.- Daniel King sorrise - Allora signori, vogliamo un aperitivo prima di cenare?-
L'aperitivo fu una tortura. Visto che prima del loro arrivo il duca e Trust stavano parlando transazioni commerciali e di borsa continuarono su quell'argomento, poi Oliver, bontà sua, disse che forse stavano annoiando chi di queste cose ci capiva poco e così Riddle venne a sapere che il caro fidanzato perfetto aveva studiato al Durmstrang, che i suoi genitori erano pezzi grossi, ma che strano!, e che il suo conto alla Gringott era pari quasi a quello della regina d'Inghilterra.
Scolandosi un martini bello secco, l'ex prigioniero di Cameron Manor ascoltò con un orecchio solo tutto quell'ostentare ma iniziò a farsi qualche domanda quando vide come l'ostentazione non arrivava solo dal conto in banca.
Ma anche dal feeling che Trust mostrava col suo migliore amico.
Damon di qua, Damon di là, quando andiamo a cavalcare insieme, hai visto il nuovo spettacolo della Pinca Palla...
- Cattivo, mi hai tradito.- sussurrò Tom al Legimors, quando Brian dirottò la conversazione sui pettegolezzi del giorno.
Howthorne rise appena, finendo il drink.
- Ah, tu sei sempre in cima alla lista.- gli sussurrò.
- Ma te la fai con gli altri quando non ci sono.- ironizzò Riddle, sagace.
- Sento troppo la tua mancanza, scusami...- fu il sarcastico commento del Legimors.
Ripensandoci però, poteva essere presa come una conversazione seria, si disse Tom.
In fondo otto anni erano pur sempre otto anni.
- E così ho concluso l'affare.- stava dicendo Trust, quando la smisero di fare i piccioni fra loro - La faccia dei folletti è stata impagabile. Insomma, io pago per il loro servizio e pretendo competenza.-
- Giusto, Oliver.- sospirò la duchessa Mary, mandando giù qualche nocciolina, giusto per dire qualcosa - Ma sai...lì alla Gringott c'è sempre molto lavoro da fare, dovresti saperlo.-
- Si. Papà è un azionista e poi lo saremo anche noi, vero tesoro?- fece, rivolto a Cloe.
La bionda mugugnò qualcosa, troppo interessata al suo alcolico doppio.
- Tu invece di cosa ti occupi Tom?- gli chiese Oliver, infilandolo nel discorso.
- Io?- Riddle sfoderò una faccia da schiaffi impressionante - Io faccio il mantenuto.-
Trust colse il tono ma non perse la sua aria pacifica. Finta come le unghie finte.
- Ma davvero...e dei tuoi o di una donna?-
- Diciamo di parecchia gente.- sorrise l'altro, finendo il martini a goccia - In fondo i soldi vanno e vengono.-
- Più che d'accordo amico.- rise Brian.
- Io invece non direi.- disse Oliver, pensoso - Bisogna essere in gamba per accumulare una fortuna. E anche per mantenerla.-
- Si ma i soldi bisogna anche goderseli.- ironizzò Damon.
- Infatti domani in campagna io e te ce ne andiamo alle corse.- rise Trust - Trix pensi di venire?-
- Stare sotto al sole a vedere procioni che corrono?- sibilò la Diurna - Spiacente, ho di meglio da fare.-
- Tesoro, sono cavalli.- celiò Trust.
- Bene ragazzi.- la duchessa Mary interruppe la conversazione prima che scivolasse in terreno minato - Credo che sia pronta la cena. Vogliamo spostarci in sala da pranzo?-
Altroché.
O sia Tom che Asher si sarebbero nascosti sotto il tavolo a fumare per placare il nervoso.
A tavola però Tom si ritrovò seduto di fronte a Cloe. Cazzo.
Era in mezzo a Trix e Damon, a capo tavola la duchessa Mary e il duca.
- Tesoro la poltrona è comoda?- gli chiese la duchessa - Vuoi altri cuscini?-
- No, va tutto bene.- l'assicurò.
- Qualche problema?- s'informò Daniel King.
- Si, caro.- sospirò sua moglie - A quanto pare il nostro Tom ha avuto qualche piccolo inconveniente.-
- Ho avuto un caloroso benvenuto, duca.- spiegò Riddle.
- Gente che conosciamo?- gli chiese Asher, facendo passare il vino fra i commensali.
- Non saprei.- rispose lui, vago.
- E' un problema grave?- s'intromise Oliver con espressione partecipe.
- Oh, niente che non passi per grazia dei narcotici.- celiò Tom, levando il tovagliolo da sotto le ventimila posate accostate al suo piatto - Grazie ancora dell'invito, duchessa. Mi scuso di non essermi fatto sentire prima ma il Medimago di Harry mi ha proibito di strapazzarmi.-
- Qualcuno apra le finestre.- ironizzò Damon, sogghignando.
- Ah, tesoro lascialo perdere.- Mary King dette le disposizioni alle cameriere per iniziare con la prima portata - Sono felice però che ieri siano venuti a prenderti. Immagino la sorpresa.- poi spostò lo sguardo sulla figlia - Cloe, tesoro ti senti bene? E' da ieri che mi sembra tu abbia la voce un po' bassa.-
Matricidio, pensò Claire inferocita. Matricidio.
- Sarà il mal tempo delle settimane scorse.- replicò soave, senza alzare gli occhi dal piatto.
- Ma siamo usciti poco di recente.- commentò Oliver, stringendola la mano con fare dolce, anche se in questo modo le impediva di gustare il primo - Comunque l'aria della compagna domani ti farà sentire meglio. La mia piccola è sempre cagionevole di salute, vero?-
Cloe, sebbene con lo sguardo basso, notò ugualmente il sopracciglio alzato di Riddle.
E la sua aria ironica la fece montare anche di più in bestia.
- Allora Tom.- Brian si rimise in mezzo, mentre le cameriere servivano un contorno leggero per Riddle e un bel calice di emoglobina per Trix - Racconta, com'è ritrovarsi da Harry?-
La semplicità di Brian gli era sempre piaciuta, tanto che gli sorrise abbastanza sereno.
- Traumatizzante direi.- sogghignò, mentre Damon scaricava come ai bei tempi il ghiaccio nel suo bicchiere prendendosi invece gli spicchi di limone che Tom odiava - Ma per ora va tutto bene.-
- Il Medimago è sicuro che ti riprenderai?-
- Fra un mese. O almeno così spera.-
- L'aria fresca fa bene alla guarigione.- se ne uscì Cloe all'improvviso, puntando gli occhi da regina su di lui - Anche se credo che si possa curare anche l'agorafobia, sai?-
- Se conosci qualche strizzacervelli in gamba, sono tutt'orecchi.-
La risposta di Tom non si fece aspettare, tanto che i loro ghigni gelidi sapevano tanto d'inizio battaglia.
- Ti farò avere qualche nome.-
- Grazie Claire.-
- Hn.- Oliver si staccò dal bicchiere, sorridendo con espressione curiosa - Eri un Grifondoro, presumo.-
- Si.- annuì Riddle - Ero della stessa casa di Claire.-
- Ma nessuno la chiama Claire.- replicò Oliver.
- Io si.- finì Tom, sbattendo angelicamente le ciglia.
- Qualcuno mi passa l'insalata di noci?- se ne uscì Damon.
Da lì in poi, visto che Trust si era accorto con quanta famigliarità i genitori della sua futura moglie trattavano quell'ospite e il modo in cui Howthorne e gli altri sembravano essergli intimi, capì che quel nuovo elemento era più interessante di quanto aveva pensato.
Così lasciò che il gruppo parlasse di Hogwarts, dei tempi andati.
Senza perdersi una sola parola.
- Sedwigh si sposa?- Tom attaccò a ridere, tenendosi una mano sul fianco - Oddio e con chi?-
- Mary J. Lewis.- tubò Trix melensa - E pensa che fa una festa privata fra qualche settimana. E tu non sperarci neanche di evitarla.-
- Se sarà ancora qui.-
Cloe si era di nuovo messa in mezzo, con tono apparentemente incurante.
E Tom, che non aveva alcuna intenzione di abboccare ad ami così semplici, strinse la mano alla Vaughn.
- Racconta. Com'è andata?-
- E' andata che ora il nostro caro signor Stanford è Capo nel Reparto Ferite Magiche, ma si occupa solo degli Auror e dei casi più urgenti. Ha scelto di seguire la carriera di sua madre per farle un favore, da principio.- gli disse Daniel King - Ma poi il ragazzo ci ha preso gusto. È diventato molto bravo. Sul serio. Proprio come sua madre.-
- E gli altri?- Tom era curioso come un bambino - Archie? Bruce, Martin e Ian?-
- Dunque...ehm, ah si, Archie lavora coi suoi. Sai, in pasticceria.- sorrise Trix - Ci sono passata una volta con i ragazzi mentre eravamo di ronda. E intanto che loro compravano roba da cariarsi i denti a vita, ci siamo persi dei folletti ladri.-
- Ah, le priorità delle persone.-
- Bruce ha scelto un lavoro babbano, fa il commercialista. E Martin invece...- la Diurna guardò Damon, pensosa - Non fa il gigolò?-
- Scema.- rise il Legimors - Ha aperto un pub a Covent Garden ma è un po' impedito nel campo degli affari e Cloe ogni tanto va a dargli una mano coi conti. E i suoi l'hanno diseredato. Ian Wallace invece è ricercatore per il Ministero.-
- Certo che siete parecchio informati.- commentò Riddle.
- Veramente lo sappiamo solo perché dopo domani partiamo tutti per la riunione del nostro anno.- belò Trix a quel punto, mettendogli addosso una strana agitazione - E tu verrai con noi, tesoro.- gli lanciò un bacetto volante - Tranquillo, se ti sentirai male ci sarò io a salassarti. Contento?-
Una goduria. Si vedeva che era felice come Lucilla a una cena di famiglia coi Mckay al completo.
- E dov'è che si tiene?- sibilò.
- Non si sa. Hanno organizzato i Corvonero.- spiegò Howthorne.
- E di chi sarebbe l'idea?-
Il sorriso candido del Legimors fu un chiaro invito a piantargli una forchetta in un occhio, ma Tom lasciò perdere. Venne a sapere anche di quello che avevano combinato le ragazze. Seppe che Madeline Nolan era diventata il braccio destro di un artigiano produttore di Pensatoi, mentre Maggie Clark era una di quelle matte finite nelle grinfie dell'Associazione Strega e Nobildonna.
Finito il secondo, mentre aspettavano il dolce, riprese banco Oliver.
Tom si accorse che era un gran parlatore. In effetti ci sapeva fare. Sapeva catalizzare l'attenzione.
Ma ciò che avrebbe dovuto fargli nascondere la testa in un secchio di alcool fu quando Brian gli spiegò che Oliver era un genealogista. Ovvero uno studioso degli alberi genealogici delle famiglie dei maghi.
E da lì non lo tenne più nessuno.
-...pensateci!- stava dicendo all'alba delle undici di sera, di fronte ai piatti vuoti e spazzolati, quando le cameriere stavano per portare il carrello dei dolci - Basta un solo errore e tutta una dinastia di sangue puro, perfetto e incontaminato viene spezzato via per sempre.-
Trix beveva, Asher forse giocava con un grissino pensando fosse una sigaretta, Cloe sembrava ascoltare come il resto dei King ma ciò che la stupì fu la totale attenzione che Tom stava dedicando a quella discussione di piego interesse sanguigno.
- Sono sei le famiglie in assoluto più antiche d'Inghilterra che hanno tutto l'interesse mio e del mio staff.- continuò Oliver, serissimo - Ma anche queste famiglie hanno commesso gravi errori. Ok, fra queste sei abbiamo i Dalton per primi. I Black, eccezionali, cioè...famiglia purissima, dal primo all'ultimo. Poi i Lancaster, altri grandi finiti nel fango, i Malfoy per quarti, che sono durati fino a oggi, i famosi Hargrave del tutto estinti e per concludere i Bones. Ecco, queste sei grandi famiglie erano le più famose un tempo. Ora, pensate ai Dalton...dinastia d'oro colato fino a oggi. Il vostro amico Edward ha il sangue più regale della Gran Bretagna nelle vene e cosa fa?- Oliver pareva sconvolto, anche se divertito - Va a sposarsi una babbana. Un'intera famiglia spazzata via con una generazione. Cioè...alla morte di suo padre George il vostro amico erediterà il titolo di baronetto, lo sapete o no? E lui si sposa una babbana! No dico! Che cavolo racconterà ai suoi figli da grandi?-
- Che è meglio restare single.- sibilò Asher acidamente.
- E i Lancaster? Cosa va a fare quell'uomo? Sposa una demone! Una demone! Ok, andiamo avanti...Liam Hargrave mette al mondo una figlia. Va bene. E provarci una seconda volta? Vi sembrerà un discorso vecchio stile, anche a me a volte pare inconcepibile ma col mio lavoro lo so bene. Un maschio deve sempre portare avanti il nome della famiglia! Sempre. Pensate se Jane Hargrave non avesse sposato un babbano! Ora Lady Hermione sarebbe purosangue e il suo matrimonio con un Malfoy avrebbe generato l'erede perfetto! Cioè, un matrimonio fra Hargrave e Malfoy...-
- Quindi Glorya sarebbe l'erede perfetto solo se sua madre fosse purosangue.- replicò Brian.
- Esatto. Gli eredi perfetti terminano con Edward Dalton e Draco Malfoy, mezzo Black e mezzo Malfoy. Oro zecchino gente, da qui non si scappa. I Bones, anche loro...tutte femmine! Se non è iella questa...basta perseverare a volte per avere un maschio.-
- Stai cominciando a farmi sentire in colpa.- mugugnò Trix, sarcastica.
Oliver rise - Lasciami perdere, quando vado in delirio con le mie teorie divento il peggior misogino al mondo. Ma le nostre sono teorie fondate sulla legge dell'ereditarietà.- e puntò Asher con un dito - Ecco, prendete lui! Asher quanti anni ha la tua dinastia?-
Il principe parve poco interessato alla cosa.
- Circa duecento.-
- Ecco. Due secoli fa i mannari non si univano di certo pensando al sangue, fra loro non c'era ancora questa credenza. Lui è il risultato di secoli di accoppiamenti fra i mannari più forti di tutti i clan! È il meglio che i secoli hanno partorito! È come se fosse un perfetto cavallo da riproduzione.-
Oddio.
Cloe fu la prima a mettersi una mano sulla bocca. Trix la seguì, mentre Asher, inspirando, avvisò tutti che andava in bagno. E al diavolo l'etichetta.
- Non è sempre facile il matrimonio fra purosangue però, Oliver.- commentò il duca.
- Infatti lo so. I genealogisti come me sono propensi a quelli fra parenti.-
- Wow.- Tom sorrise, sporgendosi leggermente in avanti sulla tavola - Ok, l'idea regge ma come la mettiamo con la follia?-
Trust, altrettanto spinto al dialogo, rise - Si, lo so. La follia dei geni. Purtroppo capita.-
- Già, prendi gli Avery.- replicò Damon - Quanti figli? Cinque? E ne sono sopravvissuti solo due. Pensa che scavando anche Edward e Draco hanno scoperto di avere degli zii di terzo grado sposati insieme...orribile.-
- Sposarsi fra cugini a volte è una necessità se si vuole preservare la purezza del sangue.- spiegò Oliver.
- Si ma uno dà completamente fuori di testa, poi.- Tom stava iniziando a sorridere in un modo che a Cloe e Trix piaceva poco - E' pieno di gente scoppiata nei tuoi alberi genealogici.-
- Problemi in famiglia?- gli chiese Oliver, mentre cercava di fregare alla fidanzata un pezzetto di torta al limone, prendendosi indietro solo una forchettata e uno sguardo truce.
- Si. Mia madre era proprio fuori come un'astronave.-
Oh no, pensò Damon.
- Mi dispiace.- fece Trust, per nulla impressionato - Ma sai, i nostri genitori vengono dagli anni in cui la discendenza era una cosa molto importante. I miei sono pazzamente fissati ed è per questo che adorano Cloe, vero tesoro?- e le baciò i capelli, melenso - Anche se non mi fa mai assaggiare la sua torta al limone. Quando ci sposeremo ci ripenserai?- e visto che lei taceva, tornò a parlare con Tom - Non è colpa loro...ma della corrente di pensiero dei loro anni. Tua madre era un po' eccentrica hai detto...non amava i mezzosangue?-
- Assolutamente.- il ghigno di Tom si triplicò.
- E tuo padre?-
Oddio. Damon si girò dall'altra parte.
- Oh, fosse stato per mio padre i babbani e mezzosangue sarebbero tutti morti.- il sorriso di Tom stava diventando quello di una iena.
- Hn, ti capisco.- fece Oliver comprensivo - Ma non mi hai detto come tuo cognome, magari posso dirti qualcosa sulla vostra famiglia.- e si riattaccò al bicchiere. Mossa sbagliata - Come si chiamava tuo padre?-
- Lord Voldemort.-
Nell'istante in cui gli uscì quel nome, con un ghigno libidinoso, Oliver sputò letteralmente fuori tutto il vino che stava bevendo e Tom finalmente si alzò dalla tavola, disgustato, dicendo che gli stava suonando il cellulare.
Sparì alla velocità della luce, ricordandosi bene dove si trovava il giardino d'inverno che dava sul retro della tenuta.
Una volta sotto la veranda di cristallo e ferro battuto, Tom sbuffò sonoramente.
Cercò in tasca le sigarette di Vlad, pregando perché venisse a trovarlo presto e se ne ficcò una in bocca.
- Al diavolo.-
Non aveva mai sentito tante porcate in vita sua neanche a Dark Hell Manor.
Quello lì parlava del matrimonio come un accoppiamento fra cani di razza.
E gli altri? I meticci? Da sopprimere.
Oliver Trust sarebbe stato il degno figlio del Lord Oscuro. Suo padre ne sarebbe stato fiero almeno.
Fumò la prima sigaretta a scatti nervosi, finendola subito.
La seconda fu decisamente meglio.
La menta riusciva a calmarlo.
E Veleno, tornato fedelmente al suo polso, gli chiese se stava bene.
"Come no, benissimo..." gli rispose in Serpentese.
Si chiese come potesse piacere un tipo simile a Claire.
Quasi non la riconosceva più.
- E' proprio una gran testa di cazzo.- mugugnò.
- Parli allo specchio?-
Tom si volse, trovando l'oggetto dei suoi pensieri e desideri dietro di lui.
Cloe era appoggiata alla porta, il piatto con la torta in mano.
Si avvicinò lentamente, continuando a masticare senza fretta.
Una volta vicino a lui però arricciò il naso.
- Cos'è questa puzza?- lo guardò storto - Da quando ti piace la menta?-
- Da quando ti piacciono le cazzate in libertà?- replicò lui di rimando, placidissimo.
Lei neanche gli rispose, scuotendo il capo.
Poi però, quando si accorse che la stava squadrando da capo a piedi, lo incalzò con aria seccata.
- Bhè?- fece sarcastica - Che guardi?-
- Niente.-
- Cos'ha il mio vestito?-
- Nulla.-
- Sei stato molto loquace prima. Hai perso la tua verve?-
- E' sbiadito.-
Cloe parve allibita - Cosa?-
- Il tuo vestito. È sbiadito.- sibilò Tom, guardando fisso davanti a sé.
- Sbiadito?- riecheggiò la King.
- Si.- Riddle la scrutò di nuovo con la coda dell'occhio - Come chi lo porta.-
Ora esagerava. Era troppo!
- Senti ma come...- Cloe si morse la lingua, furibonda - Vall'inferno.-
- Provvederò.-
Lo vide soffiare fuori il fumo, tranquillo.
Un estraneo. Aveva pensato questo per tutta la cena. Ma ora...era ancora un estraneo?
Lo era davvero?
Era il ragazzino conosciuto al Ministero, quindici anni prima. Era il ragazzo che per primo le aveva regalato un fiore. Era il ragazzo per cui aveva provato il primo vero batticuore. Era l'uomo...come cui fare l'amore aveva davvero avuto senso. Ed era tornato.
- Perché sei uscito?- gli chiese, con un filo di voce.
- Non l'ho voluto io.- Tom dette un altro tiro profondo che gli riempì la gola - Sono stato preso in trappola.-
- Perché eri al Ministero?-
- Per incastrare chi ha cercato di uccidermi. E adesso perché non mi chiedi se centro col Marchio Nero?-
Cloe rise, abbassando lo sguardo.
- Perché so già la risposta.-
- Almeno questo te lo ricordi.-
Era acredine quella. Era rabbia.
Ma lei se ne dimenticò, seguendo il profilo del suo viso. Ah, non l'aveva mai scordato.
Né quel volto né quella voce. Tantomeno quegli occhi.
Posò per un secondo il piatto su una colonnina bassa, lì accanto. Non se ne accorse neanche.
Ma quando allungò la mano verso di lui, ancora prima di capire che voleva sfiorarlo e forse abbracciarlo, Tom percepì la sua vicinanza e sgranando gli occhi si fece bruscamente indietro.
Quel movimento la gelò.
E la sua mano scattò, per ritrarsi.
- Non volevo...- mormorò lei, irritata con se stessa - Non volevo certo picchiarti.-
- Non toccarmi.-
Dio.
Aveva sperato, pregato, pianto anche...perché una frase del genere non fosse mai uscita dalla bocca di Tom Riddle rivolta a lei. Ma ora era accaduto.
E fece un male atroce, dilaniante. Come se lui l'avesse colpita alle spalle.
Ma sarebbe morta piuttosto che darglielo a vedere, così riprese il suo piatto e lui spense il mozzicone, nervoso, per poi farlo sparire rapidamente con un colpo di bacchetta.
- Non sei cambiato.- gli disse.
- Tu invece si.- sibilò, come se fosse furente con lei per un qualche torto grave. Resosi conto che le stava facendo la predica cercò di moderare il tiro e ci riuscì. Emise un sospiro, poi un altro.
Infine si volse, per guardarla finalmente in faccia.
- Non potevo rifiutare di venire stasera.-
- Lo so. E non te lo avrei chiesto.-
- Sei troppo comprensiva.-
Cloe sogghignò brevemente - E tu ti fai troppi problemi. Sono passati otto anni.-
- Si, è passato tanto tempo.-
Sentendo dei passi avvicinarsi, Tom rise amaramente.
Se l'era voluta lui. Quindi ora doveva solo tacere.
Una cosa però poteva ancora farla.
Le prese di mano la forchetta, facendo provare un fremito ad entrambi e addentò un pezzetto di torta.
Lei tacque. L'aveva sempre divisa solo con lui. E non le importava se ora Oliver li stava guardando.
- Non è più la stessa.- commentò Tom, dopo aver finito di masticare.
- E' colpa del limone.- replicò lei, sarcastica.
- Non credo.- ghignò, ficcando le mani in tasca e avviandosi - Credo sia colpa dei limoni come della crema. Non si amalgamano più bene come un tempo.-
- Questo è vero.-
Oliver non c'era più.
Per questo tornarono tranquilli in sala da pranzo, in perfetto silenzio.
Quando li vide, la duchessa Mary guardò la figlia e poi l'ospite, insospettita.
- Spero che Cloe si stata educata, tesoro.-
- Oh, non tema duchessa.- ironizzò Riddle, mentre il diavoletto sulla sua spalla sinistra riprendeva il sopravvento - Sua figlia ha le stesse mani di fata di tanti anni fa.-
Damon, Trix e Asher nascosero la testa sotto la tavola e attaccarono a ridere come forsennati.
Da quanto Thomas Maximilian Riddle, il re della cortesia, era diventato tanto molesto e dispettoso?
Cloe fece una smorfia e tornò al suo posto, ma si prese almeno la soddisfazione di tirargli un calcio su una tibia, una volta seduta.
Il bello però venne quando Oliver, che sembrava avere idee alquanto ospitali, non chiese a Tom di unirsi a loro, il giorno dopo, quando sarebbero andati tutti nella residenza di campagna dei King.
Era una sfida?, si chiese Riddle.
Nessuno poteva ancora saperlo. Ma in fondo Tom fino a quel momento era stato messo di fronte a un sacco di scelte e di possibilità. E se proprio doveva farsi del male, almeno poteva farlo rivedendo un po' il mondo. Quindi fu con somma ansia di Claire che accettò l'invito, facendo invece la felicità degli amici e dei coniugi King.
Non restava che aspettare ormai...e vedere cos'aveva in serbo il destino per lui.

T.M.R |DRAMIONE|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora