Capitolo 9

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- Ancora niente?- il re gli dava le spalle, guardando il mare impetuoso. I venti stavano cambiando, portavano una nuova stagione, ma poco era cambiato a Tes.
- Vostra Maestá, continuo a ripetervelo.- c'era della frustrazione nella voce di Gali. - Più tentò di ricordare, più il dolore diventa forte. Non ci riesco.-
Sconforto era la parola perfetta per descrivere i mesi passati a curare il giovane senza risultati. Quale magia poteva essere tanto potente?

***

Il vento ad Agradat soffiava forte in quel periodo dell'anno. Mesi erano passati dall'arrivo dei tre mercanti, si erano susseguiti le fioriture, il caldo torrido e le notti gelide. Ora toccava al vento proveniente dai Monti Corgnoli. Portava silenzio, dappertutto oltre il deserto c'era la neve, i mercanti restavano chiusi nelle loro botteghe a godersi ciò che avevano racimolato durante il periodo florido, e il vero popolo di Agradat aveva la possibilità di mostrarsi in tutta la sua bellezza. La prima mattina della stagione ventosa, Xenia aveva guardato dal suo balcone tutte le donne affaccendarsi a togliere i teli colorati appesi fra le case. Quando il sole picchiava erano utili, proteggevano coloro che passeggiavano e portavano ombra e ristoro, ma ora che nessuno sarebbe uscito se non per strette necessità, lasciarli lá sarebbe stata solo incuria. Anche perché nel deserto, stagione fredda significava sabbia, che scivolava dappertutto, sotto le porte, fra le finestre, in mezzo ai capelli. E la sabbia corrode i tessuti, li rovina, li fa scolorire, e l'anno dopo sarebbero stati inutilizzabili.
Con il sole allo zenit, la città si presentava spoglia, senza vita e rigida nel suo color ocra intervallato da qualche giardinetto nelle piccole piazze fra le case.
Da dopo la conversazione avuta con Giglio, la ragazza la evitava come se avesse la peste. Xenia le chiedeva piccole cose, come aiutarla nell'agganciare le gonne le sere in cui Jasomé e gli altri ospiti si intrattenevano a palazzo, o di portarle del caffè mentre leggeva qualche libro nella sua stanza, ma entrambe si rivolgevano poco più che una parola. Giglio sapeva di star tirando la corda, Xenia ne era certa, ma le tradizioni e la cultura sono difficili da zittire nella mente di qualcuno. Xenia dal canto suo, non voleva nuovamente usare la sua voce ferma da principessa quindi se ne stavano in silenzio la maggior parte del tempo.
Non aveva nemmeno commentato quando si era presentato Jasomé alla porta di Xenia, gli aveva semplicemente aperto, aveva borbottato che avrebbe tolto il disturbo e se n'era andata chiudendosi la porta alle spalle.
Ad essere onesti, Giglio era disgustata dalla principessa. Passare la notte in giovane età con chiunque, con uomini magari di molto più vecchi o più giovani, e con donne. Come potevano permettersi quel tipo di irrettitudine i regnanti in quella città?
Non si era più avvicinata alla stanza delle danzatrici, le osservava da distante, alcune avevano la pancia gonfia che mostravano con gran fierezza sotto gli abiti succinti, altre si intrattenevano in discorsi con il resto della servitù, talvolta con i nobili di passaggio o con il re stesso. Gli altri dicevano che erano ragazze ben istruite, capaci di mantenere intavolare chiacchierate sulle materie più disparate, dall'astrologia alla letteratura, alla musica e alla storia. Ma era ovvio che sapessero tutto ciò, tanti erano gli uomini che avevano sedotto, un po' di finto interesse ti permetteva maggior paga. E tali e quali, se non più disgustosi erano i portatori di brocche, ragazzi e giovani uomini alla mercé delle dame che volevano divertimento, o peggio, dei lord. Giglio sapeva che alla fine del suo anno di servizio a cui il re aveva acconsentito, e non immaginava più avesse annuito per pura compassione.
Camminava per i corridoi in silenzio, velocemente e mai di notte, il cielo solo sapeva cosa accadeva alle donne di notte in quel postaccio.

A due settimane circa dall'inizio della stagione ventosa, Xenia mandò a chiamare Giglio e Jasomé.
Giglio arrivò per prima, rimase sulla porta in attesa di istruzioni. - Fai chiamare il sarto, vorrei un abito per le prossime feste. E deve venire il prima possibile, purtroppo ho dimenticato che saranno fra qualche giorno.-
La servetta annuì e uscì accompagnata dall'invito di Xenia a partecipare. Sulla soglia incontró il mercante che stava per bussare. Lui le fece segno di stare zitta e chiudere la porta. Si trovavano pressati contro il muro a sospirare. Giglio si fece rossa in volto, mentre lui le bloccava la via con il proprio corpo.
- Signorina. - le bisbigliò in un orecchio. - Vorrei parlavi con calma di una cosa, se mi date la possibilità. Vi aspetto alle stalle questa sera, alle stalle. Spero ci sarete.-
Lei annuì e lo spinse via. Non si voltò mai, ma lo sentì bussare, e Xenia che lo invitava formalmente agli eventi dei giorni successivi.

***

La sala del pranzo era un posto strano. Pieno di giovani ragazzi, dai più mingherlini ai più grossi, tutti si trovavano lì affamati e non esistevano più i gradi di addestramento, solo persone di vent'anni intente a parlare del più e del meno. Kou e Serea erano come tutti gli altri, non lottavano più per l'attenzione della madre e non erano più i gemelli. Erano soldati. E non si parlavano.
Serea sfruttava la fama che ora sua sorella aveva, Kou lo trovava rivoltante. Quindi Serea era circondato da giovanotti che volevano solo un amico famoso, Kou mangiava sempre nell'angolo più silenzioso e polveroso della stanza, in silenzio.
Non erano passate che poche settimane dal funerale del padre, e sua madre aveva già venduto a una cappellaia del paese Niti, e aveva fatto promettere in sposa Kiya al re. Un re che non aveva potere, dato che i maghi delle colline lo rifiutavano e non decideva nulla senza prima chiedere ai consiglieri come agire. E soprattutto, era un uomo di ben trent'anni più vecchio di Kiya, che da tredicenne doveva fare da sposa e farsi piacere tutto quello che suo marito le avrebbe detto che doveva piacerle.
Un ragazzo quel giorno gli si avvicinò. Era alto, magrissimo, con i capelli lunghi sulle spalle e il sorriso furbo tipico dei combinaguai. - Ehi, quello che ha i piedi sul tavolo e canta a squarciagola ti somiglia.-
- Sarò sincero, se non sai chi siamo vuol dire che vivi sotto una roccia.- sembrava quasi infastidito. Tutti sapevano di loro due. Una scusa così stupida per avvicinarlo non l'aveva mai sentita, e soprattutto da uno che sembrava estremamente acuto.
- Sì, ma ti tenevo d'occhio, e a chi provava a fare il brillante non hai mai risposto. Quindi, mi sono detto, proviamo a fare l'idiota.- e rise. Una risata roca e graffiante, come la voce. - Ha funzionato.-
Kou non poté fare a meno di sorridere. Quel tipo gli piaceva. - E con chi parlo, se posso?-
- Ayaho.- il ragazzo gli tese la mano con energia. - E quindi, com'è essere il fratello interessante della futura regina?-
Kou versò da bere a entrambi. - Non così divertente.-
Ayaho prese il bicchiere, se lo portò alle labbra e poi lo posò, senza bere. - Sai, vi ho tenuto d'occhio, come famiglia. Uno spreco davvero.-
- Prego?-
- Un generale in pensione, una donna capace ad amministrare le finanze e quattro figli tutti con estremo potenziale... e siete finiti così...- Ayaho scosse la testa e rise, poi finalmente bevve. Kou lo guardò spaesato.
- In che senso?-
- Siete una famiglia ricca no? Tuo padre era il consigliere del re, e lasciamelo dire, per quanto poco valga questa monarchia, è una posizione di rilievo. Tua madre è una donna capace. - Kou storse il naso, rabbuiandosi. - Lo so, magari non è stata buona con voi, al vedere dalla tua reazione, ma non ha sperperato molto nella sua vita, dato che potete permettervi una grande casa. Tua sorella maggiore è già famosa in tutta la città, sarebbe bastato poco per piazzarla in qualche famiglia facoltosa. Che fine ha fatto? Da una cappellaia di terz'ordine.- Ayaho si allungò a prendere del pane, facendo bella mostra del suo viso contrariato per la fine della giovane.
- Niti è famosa...- sussurrò Kou, più a se stesso.
- Stai scherzando? Vuoi dirmi che non sai che la chiamano Baciata dalla Luna?-
- É solo bionda...-
- Sai di qualche altro Mago dei Monti biondo? Noi qui abbiamo tutti i capelli scuri. Quindi qualcosa deve essere successo, magari è un segno della Luna. Quello, o qualcuno dalle colline ha perso una bimba...- ammiccò, proprio mentre Kou alzava la mano per tirargli un pugno.
- E, continuando il discorso, tu e tuo fratello siete estremamente tenaci, vi ho visto. Dovreste bazzicare qui da molto più tempo. E avere altri generali in casa, ovviamente, porta denaro. E la piccolina, con quel faccino d'angelo, sarebbe una accompagnatrice perfetta. E invece...-
Kou sentì montare dentro di sé una gran rabbia nei confronti del ragazzo che gli sedeva di fianco. - E invece?-
- Non dirmi che ti sta bene che fra poco un tipo grassoccio sulla quarantina deflori la tua sorellina.- aveva colpito il punto giusto. Certo che non lo voleva. Se solo avesse potuto cambiare le cose...
- Già, - gli fece eco Ayaho. - Se solo si potessero cambiare le cose...-

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 11, 2021 ⏰

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