seven.

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Mi sedetti sulla sedia tirata indietro precedentemente da Dylan.

"Potrei abituarmi a questa tua gentilezza."

"A me non darebbe fastidio." mi sorrise gentilmente.

Era davvero bellissimo.

"Allora, ti piace il locale?"

"Molto." dissi contenta "Come lo conosci?"

"Ci venivo spesso qui, quando stavo con Britt." annuii, non volevo esprimermi a riguardo, immaginavo quanto lei fosse stata importante per lui, e sapevo quando si erano lasciati.

"Scusami, non volevo farti toccare un argomento difficile." poggiai la mia mano sopra la sua sul tavolo.

"Non è più un argomento sensibile, non stiamo più insieme da ormai sette anni." mi sorrise "Ma comunque apprezzo le tue parole." arrossii.

"Giusto non ci avevo pensato." le mie guance diventarono più rosse di prima. Dylan in risposta strinse la mia mano.

"Non imbarazzarti." ridacchiò.

Il cameriere ci lasciò i menù sul tavolo, così staccai la mia mano da quella di Dylan e presi il menù.

Poi però ci ripensai.

"Mi affido a te, prendo quello che prendi te, quindi vedi di scegliere bene." chiusi il menù e lo riappoggiai dove l'aveva messo prima il cameriere.

Mi presi qualche secondo per ammirare il locale che si trovava intorno a me.

"È molto bello." tornai a guardare Dylan che annuì sorridendo in risposta.

"Mi piaci Elena." quasi mi strozzai con la saliva.

"Cosa?"

"Sei una persona interessante, e non so perché ma nonostante ci conosciamo da un giorno mi sembra di conoscerti da sempre." rimasi paralizzata, questo suo discorso mi stava spaventando, ma allo stesso tempo gli davo ragione.

"Penso che tu abbia il diritto di sapere che a me non piace parlare del futuro, e che certi discorsi mi spaventano." abbassai lo sguardo "E per quanto io adesso ti dia ragione, ho paura che tutto questo stia accadendo troppo in fretta."

Dylan rimase sorpreso dalle mie parole.

"Hai già messo dei paletti." lo guardai e annuii, perché era vero. Era esattamente quello che stavo facendo.

"Si, ma è solo perché sono appena uscita da una relazione di due anni, e perché ci conosciamo da poco, tutto qui."

"Capisco." sembrava quasi affranto.

Finalmente arrivò il cameriere a chiedere le nostre ordinazioni.

Erano solo le otto.

"Vado un attimo in bagno." dissi alzandomi e andando verso il bagno, per il quale chiesi indicazioni.

Appena entrai nel bagno mi venne voglia di sbattere la testa contro il muro.

Presi il telefono e chiamai Alessandra.

"Cos'è successo?" mi chiese appena rispose.

"Dylan va veloce. Non ce la faccio."

"Elena, respira con me" iniziò a dirmi quando inspirare e quando espirare. Mi stava venendo un attacco di panico.

Vi sembrerò patetica, ma ho sofferto di ansia e attacchi di panico per molto tempo, e spesso stavo male per ogni minima cosa che riguardava il futuro o, come stasera, per situazioni in cui mi sentivo stretta.

Just Like A Dream - Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora